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lunedì 14 luglio 2014

Elogi, riflessioni e chiavi tattiche sul trionfo finale della Germania

Ancora una volta ai supplementari, ancora una volta un’Europea sul tetto del mondo. Questa volta è la Germania ad aggiudicarsi il trofeo, per la quarta volta nella sua storia dopo i mondiali del ’54, ’74 e ’90. La finalissima al Maracanà, tempio del calcio, ha offerto una partita per alcuni tratti bella, piena però di sbavature offensive e di tanto tatticismo, sfociata ancora una volta nei tempi supplementari fino a che, un errore difensivo lascia Goetze libero di stoppare e diventare, a 3 minuti dal termine del secondo tempo supplementare, l’eroe nazionale. 

La gara impostata dalla Germania prevedeva il classico 4-2-3-1 dando la possibilità a Kroos di giocare alto, sfruttare 15 metri più avanti la sua fisicità e tenere così un triangolo di pressing insieme al suo compagno Schweinsteiger e Kramer, scelto per la finale. L’infortunio dopo pochi minuti al giocatore del Borussia Monchengladbach ha costretto il ct Loew a scegliere Schurrle,

domenica 13 luglio 2014

Brasile 2014: riflessione pre-finale e post-mondiali

Argentina contro Germania, Messi contro Muller, un calcio argentino meno in stile tango e più pragmatico, ed un calcio tedesco pragmatico ma in pieno controllo del gioco. 

Sarà Loew contro Sabella, due ct che hanno guadagnato rispetto e stima nel corso del tempo, e sarà il mondiale dei tifosi, desiderosi di portare il proprio nome sul tetto del mondo, risolvendo la questione rimasta in sospeso da Italia 90. 

La Germania si affiderà alla propria energia, all’entusiasmo creatosi da quel 7-1 altisonante inflitto ad un Brasile che nulla ha potuto contro la compagine tedesca, capace di far risparmiare le energie a Klose, entrato nella storia con i suoi 16 gol nelle competizioni mondiali, in grado di impostare un gioco che vede il mediano Khedira alzarsi per portare il primo pressing, le punte allargarsi e andare subito alla ricerca della sfera, perché non importa essere spettacolari, importa fare la cosa giusta. 

Dall’altra parte si opporrà un’Argentina umile,

mercoledì 9 luglio 2014

Germania, la macchina perfetta; Brasile, presuntuoso e grossolano



Partiamo dal presupposto che la vittoria della Germania per 7-1 rappresenta l’eccezione, e la classica giornata in cui riesce tutto ad una squadra, mentre all’altra non riesce davvero nulla. Mettiamola così, se la rigiocassero dieci volte non finirebbe così la gara: vincerebbe magari otto volte su dieci la Germania ma questi risultati fanno parte di situazioni particolari e concatenate. Detto ciò, i se non hanno motivo di esistere, i ma altrettanto, e conta semplicemente la gara giocata, che ha visto una straordinaria Germania, imporsi su uno spaesato Brasile per ben 7 reti a 1, segnandone 5 nei primi 28 minuti di gioco. La Nazionale di Scolari è stata tramortita accusando il colpo già nei primi cinque minuti: troppo sentita la gara, troppo nervosi, troppo poco sicuri di se, e troppo poco organizzata una squadra che ha “convinto” solo per un tempo contro la Colombia. Il Brasile paga la presunzione di sentirsi Brasile (per questo, più bravi) quindi di avere nel destino, infusa, la finale in casa, perché…. Appunto, loro sono il Brasile. 

I pentacampioni però hanno preso una lezione di umiltà

sabato 5 luglio 2014

Le chiavi tattiche di Brasile - Colombia

Le lacrime di James Rodriguez, al triplice fischio, hanno commosso tutti gli amanti dello sport. Un dìes autore di un grandissimo mondiale si è arreso solo al Brasile favoritissimo per definizione, e David Luiz, ha pensato bene di tributargli il giusto elogio, indicandolo in mezzo al campo quale vincitore “morale” della competizione. Un Brasile cinico, abile nello sfruttare una disattenzione ed un errore di impostazione del portiere Ospina, una Colombia forse troppo impacciata sul piano del gioco per larghi tratti del primo tempo, capace però di invertire il trend nella seconda parte della gara, sfruttando molto di più gli inserimenti esterni, grazie al ritmo, al respiro calcistico dettato dal dies James, capace di trascinare a soli 23 anni una nazionale comunque capace di mettere in apprensione a più riprese il Brasile, andando anche in gol su rigore per un fallo di Julio Cesar su Bacca (che passaggio di Rodriguez!) e cercando strenuamente il pareggio come una squadra ormai solida mentalmente e tatticamente. 
 
La squadra di Pekerman

mercoledì 25 giugno 2014

Flop Italia. Il fallimento di Prandelli, ma non solo

I giudizi meglio farli a mente lucida, meglio ponderarli e pensare in maniera oggettiva a ciò che è successo. Per la seconda volta consecutiva l’Italia esce dai Mondiali nella fase a gironi, e questo dato non può che allarmare il sistema italiano tutto. Uscire dopo la vittoria nella prima gara contro l’Inghilterra lascia ancor di più l’amaro in bocca; Sarebbe bastato un punto ed invece siamo rimasti fermi a quei tre punti che comunque non avevano lanciato un grandissimo segnale. Facile essere disfattisti ora, come era facile essere sul “carro” dopo il 2-1 agli inglesi. Perdere con il Costa Rica e poi con l’Uruguay ha lasciato trasparire problemi evidenti che coinvolgono tutti. Ma andiamo con ordine. 
 
Prandelli nel corso dell’anno 2014 (ergo anche amichevoli pre Mondiale) ha variato spesso sistema di gioco e giocatori, senza mai dare un’impronta tattica alla squadra: 4-3-1-2, 4-3-3, 4-1-4-1 infine 3-5-2. L’Italia è stata l’unica nazionale a variare continuamente modulo senza avere quindi una precisa identità di gioco. Dovessimo chiederci quale fosse la nostra filosofia, in molti avremmo difficoltà a capirlo. Una sorta di tiki-taka scialbo, sempre orizzontale, senza ritmo alcuno. Giocare la palla in orizzontale vuol dire permettere agli avversari di ricompattarsi, e per far si di riaprire le linee, c’è bisogno di gente abile nell’uno contro uno che dia sempre superiorità numerica. E’ chiaro a tutti che l’Italia non dispone di elementi del genere. Prandelli ha perso il controllo della situazione fin da subito: Anziché dare un gioco pragmatico che si incentrasse sulle fasce e sull’intensità degli esterni (con Cerci e Candreva, era l’unica cosa sensata da fare) ha preferito rallentare la squadra, vedasi Costa Rica, gara in cui ha annullato tre registi inserendoli in un contesto di gioco errato, piatto e privo di un uomo che attaccasse gli spazi. L’Italia in questo mondiale non ha mai giocato un grande calcio, ma ancor peggio non ha mai dimostrato di avere un’idea di gioco applicabile ad ogni avversario. Ci siamo spesso limitati al lancio lungo e qualche sovrapposizione che comunque, se fatta di rado, non crea nemmeno tantissimi problemi. 
 
Altre colpe imputabili a Prandelli sono le convocazioni. Inutile rivangare sul Rossi si Rossi no, ma uno come Toni (o al limite Destro), Gilardino oppure Osvaldo (convocati sempre nel corso delle qualificazioni, poi neanche presi in considerazione) avrebbe fatto male ad una squadra che al di fuori di Balotelli (che comunque non è una punta) non possedeva un ariete in grado di sfruttare cross o palle vaganti in area? Ieri, tolto Balotelli, è rimasto il solo Immobile sempre nascosto tra i difensori senza mai fare un movimento di raccordo con la linea di centrocampo. Com’è possibile non aver portato un terzino sinistro di ruolo, capace di allargare il campo di almeno 6 metri, in grado di crossare di prima intenzione tenendo così la difesa avversaria in costante apprensione per via delle diagonali a seguire i movimenti in profondità dei nostri? De Sciglio nella gara di ieri non ha mai crossato con il piede sinistro, è sempre rientrato sul destro, allentando la pressione, permettendo alla difesa di ricomporsi, stringere quindi permettendo al centrale di difesa destro di staccarsi e coprire gli spazi più pericolosi. Non è stato un caso che Gimenez abbia disputato una gran partita… 
 
Altro problema lampante sono stati gli uomini in campo. E’ vero, si poteva portare qualche uomo in più, e vero è che non eravamo fenomeni ma non siamo nemmeno brocchi… Però sarebbe servita più grinta in campo, più voglia di attaccare i portatori, più convinzione nell’andare in superiorità numerica. Invece l’Italia si è limitata alla protezione del gioco, a stare bassa e far avanzare la difesa Uruguagia fino al centrocampo. Poi possiamo anche parlare di arbitro, dell’espulsione completamente inventata, del mancato cartellino rosso a Suarez che non perde occasione per ricordare al mondo del calcio che è tanto forte quanto stupido (chi fa questi gesti a più riprese, è uno stupido!), ed è vero, magari in undici uomini la partita sarebbe finita in pareggio e si parlerebbe d’altro, però è meglio evitare di scendere troppo in queste situazioni e sarebbe meglio risalire cercando di capire dove stanno gli errori. 
 
Infine, bisogna anche parlare di sistema, sistema italiano, che tanto parla di giovani, di costruire talenti, che chiede alle “grandi” di far giocare i propri uomini, ma puntualmente fa orecchie da mercante quando le “grandi” chiedono di poter inserire il Campionato Primavera se non in serie B, quantomeno in serie C. Con le dimissioni di Prandelli e Abete forse è giunto il momento di cambiare le carte in tavola, ristabilire un sistema che riporti l’Italia tra le grandi del calcio. Vero, i periodi di grasse e di magre, sono ciclici e non bisogna disperarsi, ma non bisogna nemeno stare a guardare. Ripartire, possibilmente (mi sbilancio) da Roberto Mancini, grande tecnico adatto al ruolo di selezionatore. Il Mancio ha sempre saputo scegliere calciatori adatti ad un preciso sistema di gioco, e con un po’ di pazienza può essere l’uomo giusto per la risalita. Sarà l’anno zero appena si ripartirà, ed è bene fare le cose con estrema intelligenza.
 
Ernesto D'Ambrosio

lunedì 23 giugno 2014

I migliori giovani del mondiale brasiliano

Questi Mondiali probabilmente passeranno alla storia come una delle rassegne iridate tra le più livellate di sempre, dove non ci sono schiacciasassi ma favorite e ottime outsider ben attrezzate. Oggi vogliamo andare a fare un giro tra le varie rappresentative Nazionali alla ricerca di giovani ed interessanti talenti. 
 
Partiamo da Enner Valencia, ecuadoregno, che sta mettendo in mostra un repertorio abbastanza ampio e sicuramente ha già attirato l’interesse di molti club importanti. Bomber atipico che, grazie alla sua grande velocità e ad un ottimo dribbling, può anche essere schierato come esterno d’attacco. Attaccante completo che sa muoversi bene in campo, è abile negli smarcamenti, ha una grande rapidità di esecuzione e un buon senso del gol. È anche un buon colpitore di testa, insomma un giocatore interessante che ha parecchie frecce al suo arco. Attualmente gioca nel Pachuca in Messico ma non crediamo ancora per molto. 
 
Passiamo adesso al Croato Ivan Perisic, classe ’89, anche lui calciatore polivalente nasce come ala sinistra ma può essere impiegato anche a destra o trequartista. Ha una grande tecnica ed una capacità di calcio elevatissime oltre ad avere un tocco vellutato del pallone che di certo non dispiace da vedere. Oltre alla tecnica Perisic è forte anche fisicamente ma la sua arma migliore è l’imprevedibilità così da rappresentare una minaccia importante per le retroguardie avversarie. Dotato anche di ottimo dribbling, capacità di inserimento e corsa, è un giocatore affidabile che non disdegna neanche di segnare. La sua altezza (1,87 m) abbinata ad un ottima scelta di tempo fanno di lui un calciatore pericoloso anche di testa, in mischia e nelle palle inattive. Possiede una buona visione di gioco che gli permette di essere anche un buonissimo assist-man. Su di lui c’è già l’interesse del Manchester United (e non solo, piace anche in Italia a Napoli e Juve) e non c’è da stupirsi. 
 
Ed ecco il turno di Charles Arànguiz, mezzala di grande talento del Cile, bloccato l’anno scorso dall’Udinese che però per un problema col numero degli extracomunitari lo ha ceduto in prestito con diritto di riscatto in Brasile, all’Internacional, squadra decisamente intenzionata a riscattarne il cartellino. I dirigenti friulani se ne pentiranno di certo considerando le grandi qualità di questo talento 25enne che ha tutto: tecnica, corsa, grinta, pressing, visione di gioco e ottime capacità balistiche. Calciatore, dunque, completo molto veloce e con piede delicato, si è messo in mostra in una delle vetrine migliori: infatti un conto è giocare con squadre di “pari livello”, un conto è fare la partita che ha fatto lui quando hai di fronte la Spagna. Contro le furie rosse infatti è stato determinante avendo realizzato l’assist per Vargas, il gol del 2-0 e avendo agito a tutto campo limitando fortemente Iniesta. 
 
Un altro giovane parecchio interessante, a prescindere dal gol di ieri, è Divock Origi, classe ’95, talentuoso attaccante Belga che milita nel Lille. Personalità da vendere, aveva già mostrato ottime cose nella partita d’esordio contro l’Algeria, subentrando al pessimo Lukaku. Calciatore veloce e molto forte fisicamente è in grado di fare reparto da solo con la sua abilità di fare a sportellate con i difensori avversari ma anche nello svariare per dialogare coi compagni. Lanciato da Rudi Garcia, ha segnato dopo appena 6 minuti dal primo ingresso in campo nella Ligue One e le sue buone qualità tecniche, unite a forza fisica e senso della posizione fanno di lui un prospetto molto interessante per i club Europei considerando anche la giovanissima età. 
 
Adesso parliamo di Aleksandr Kokorin, calciatore talentuosissimo dello Dinamo Mosca. È vero, forse non sta attendendo le aspettative ma è comunque giovanissimo ed ha talento da vendere, motivo per cui possiamo dire che il ragazzo si farà. Calciatore velocissimo, può essere un’arma multifunzione in quanto è in grado di ricoprire tutti i ruoli dell’attacco. Molto forte tecnicamente, svaria spesso per tutto il fronte d’attacco. Classe 1991, il “pupillo” di Capello possiede nelle sue corde anche un gran dribbling, gran controllo e rapidità d’esecuzione. Oltre alle grandi doti tecniche Kokorin è anche dotato di corsa e agilità; pecca forse un po’ a livello realizzativo ma questo difetto può anche esser legato a questioni di età. Calciatore imprevedibile avvolte si spegne per qualche periodo della partita salvo poi spuntare con una giocata geniale (gol o assist che sia) che la risolve. 
 
Oltre a loro ci sono anche altri giovani calciatori interessanti che stanno calcando i campi Brasiliani, vedi Herrera (centrocampista del Messico), Aurier (terzino della Costa d’Avorio) e Montero dell’Ecuador. Insomma, come al solito, i Mondiali danno tantissimi spunti ai club che hanno disponibilità di investire ma anche a coloro che vogliono puntare sui giovani.
 
Tommaso Vutano

mercoledì 18 giugno 2014

L'angolo della tattica. I segreti dell'Olanda di Van Gaal

Gli esteti del gioco non possono fare a meno di amarlo. Il calcio olandese è da ormai anni immemori l’essenza del bello del calcio, indipendentemente dalla capacità di centrare poi l’obbiettivo. Se consideriamo il calcio come mero conto di trionfi, verrebbero a mancare le lodi a grandi del calcio (Best ad esempio con la Nazionale, Maradona che di fatto, ha vinto “poco” in relazione al suo infinito talento). C’è tanto oltre la singola vittoria, ed apprezzare la filosofia del gioco olandese nel corso degli anni evoluta ma mai nel nucleo mutata, è anch’essi un motivo di riconoscimento che la storia conferisce agli Oranje.

La vittoria dal gusto di vendetta (mica tanto vendetta comunque) ai danni della Spagna per 5-1 ha portato la nazionale allenata da Van Gaal ad avere la giusta considerazione per la vittoria finale. Veniva etichettata come nazionale di seconda fascia, incognita ecc. ed è “bastata” una prestazione per cambiare le carte in tavola. Andiamo con ordine però. Il maestro Van Gaal ha in un biennio costruito un gioco moderno olandese basato su punti cardine, su movimenti con e senza palla, atti a sfruttare tutta la qualità ma soprattutto la capacità di scelta dei singoli giocatori che, fin dalle giovanili sono abituati ad amministrare con la massima tecnica possibile, la sfera. A questo il tecnico olandese ha aggiunto verticalizzazioni repentine, e tagli tra le linee di difesa con alla base un’estetica a tinte oranje nelle esecuzioni.

Dai preamboli si passa quindi ai fatti. Rispolveriamo la nostra cara “lavagna” e cerchiamo di capire perché l’Olanda gioca così bene e perché può essere una Nazionale pericolosa per tutti.

Il punto sul mondiale: sorprese, conferme e delusioni dopo la prima tornata di partite


Con il pareggio, nella notte, tra Russia e Corea del Sud sì è conclusa la prima tornata di partite della Coppa del Mondo 2014 e dopo neanche una settimana di competizione è già tempo di valutazioni e mini-bilanci sulle reali possibilità di molte rappresentative che si sono presentate in Brasile ognuna con ambizioni diverse. Partiamo proprio dai padroni di casa, gli unici ad aver già disputato due partite, nelle quali però non sono riusciti per nulla ad entusiasmare né tantomeno a convincere i loro tifosi e l’opinione pubblica. I “Penta-campèon” non stanno confermando le enormi aspettative su di loro, perlomeno sul piano del gioco, ed hanno raccolto in queste prime due uscite 4 punti. Mister Scolari non sembra aver trovato ancora il bandolo della matassa, il suo 4-2-3-1 fatica a decollare e se la partita contro la Croazia non aveva soddisfatto per nulla, quella con il Messico di certo non spiega e “giustifica” il ruolo di favorita del Mondiale. Partiamo dal presupposto che la difesa, a parte l’inizio con la Croazia, è apposto; Thiago Silva è una garanzia, David Luiz non varrà 50 milioni ma quando è concentrato è un grande giocatore; Dani Alves non sta convincendo tanto e non mi stupirei se Scolari provasse Maicon. Anche Marcelo sotto le aspettative ma il vero problema di questa squadra sembra il centrocampo: l’impressione infatti è che ci sia scollamento tra la difesa e i tre (Oscar, Neymar e Hulk con la Croazia, ieri Ramires) a supporto di Fred. Questa situazione si è verificata in entrambi i match del Brasile ma se nella prima gara l’allenatore croato ha “sacrificato” un uomo, nello specifico Kovacic, a lavorare su Luiz Gustavo e Paulinho, nel match di ieri sembrano maggiori i demeriti (presenti comunque nella prima gara) dei due centrocampisti. Così il gioco del Brasile si limita agli spunti dei tre con maggiore estro e fantasia che dialogano con Fred (abile nell’aprir loro spazi) e cercano lo scambio veloce, la sponda per entrare in velocità e far male agli avversari. Questo però si è visto poco e comunque è limitato solamente alla buona stella dei tre giocatori con maggiore estro della squadra. Ovviamente siamo ancora a sole due partite ed il Brasile, se Scolari riuscisse ad aggiustare alcune cose, rimane sicuramente la favorita avendo la difesa che ha e giocatori davanti che possono fare la differenza; tutto sta nel regolare degli automatismi. 

Un’altra squadra tra le favorite e che sembra stare decisamente meglio dei verdeoro è la Germania che, espulsione a parte, ha demolito il deludente Portogallo di Cristiano Ronaldo. Il 4-3-3 di Low funziona a meraviglia e Thomas Muller vuole riscattare la stagione così e così al Bayern. I Tedeschi, come sempre, sono tra i favoriti ma la squadra parla per loro e c’è da considerare che Schweinsteiger, pedina fondamentale, non ha giocato col Portogallo. È vero Marco Reus era uno degli elementi fondamentali di questa squadra ma Low ha sistemato le cose e Gotze non lo fa rimpiangere. Inoltre il giovane allenatore teutonico, ha molte frecce al suo arco considerando che in panchina c’è gente come Podolski (che in nazionale si trasforma) e Klose che gli permettono di cambiare modulo, cambiando la posizione di Muller. In panchina ci sono anche giocatori come Schurrle, Grosskreutz e il talento dello Schalke Julian Draxler che, chissà potrebbe rivelarsi un’arma perché le qualità non gli mancano. La Germania è come già detto sempre tra le favorite ma quando non c’è Beckenbauer (uno da allenatore e uno da capitano, ha vinto due dei tre titoli tedeschi) difficilmente poi riescono ad alzare la Coppa del Mondo. Restano comunque tra i principali candidati ed una delle squadre che giocano il calcio più bello. 

Tra le pretendenti al titolo, magari un gradino sotto alle due sopracitate, non si può non annoverare l’Argentina di mister Sabella e Leo Messi. L’Albiceleste, pur non avendo entusiasmato, ha archiviato la pratica Bosnia (squadra ben attrezzata e favorita per il secondo posto nel girone) vincendo di misura (2-1) ma controllando per ampi tratti l’incontro. Tra tutte le Nazionali Argentine, questa non è di certo la migliore della storia e le sue ambizioni sono legate a vari aspetti. Innanzitutto bisogna lavorare sulla difesa, punto debole della squadra e dalla quale dipenderà una buona percentuale delle reali chances della formazione di Sabella. Man mano che si va in avanti le qualità della squadra emergono sempre di più arrivando all’attacco ci si rende conto che un potenziale offensivo così ce lo hanno in pochi, se non nessuno. Molto dipenderà dalle condizioni di Messi, il quale dopo aver vinto tutto a livello personale e di club, punta a vincere il Mondiale per entrare definitivamente nella storia e provare a “giustificare” il paragone, decisamente ingombrante, con Maradona. Attenzione alla “Pulce” che può essere il protagonista inatteso della competizione; dopo un anno non sui suoi standard, infatti, pochi hanno puntato su di lui come stella del Mondiale ma tutti conosciamo il suo valore per cui staremo a vedere se ci regalerà le giocate a cui ci ha abituati e se riuscirà a trascinare l’Argentina più in fondo possibile. Il tabellone di certo può dargli una mano. 

Dopo tre delle Nazionali più accreditate, andiamo a vedere quali squadre potrebbero essere le sorprese di questa Coppa del Mondo. In realtà tra le super favorite e le probabili sorprese c’è un gruppo di squadre, Italia in primis, che sta in mezzo, in una sorta di limbo; gruppo che non può essere considerato tra i favoritissimi ma neanche tra le sorprese, perché trattasi comunque di rappresentative di un certo valore e blasone soprattutto, con una grande tradizione (recente o meno recente) alle spalle: vedi appunto Italia, Spagna, Olanda, Francia, Inghilterra e Uruguay (anche se probabilmente queste due si giocheranno il passaggio del turno). Tra le probabili sorprese scegliamo Belgio, Croazia e Colombia. Belgio non proprio spumeggiante all’esordio e sotto le aspettative ma si sa la prima partita, soprattutto se si è favoriti, può giocare brutti scherzi. La squadra di Wilmots infatti è veramente ottima e può contare su dei grandi giocatori, costituendo una delle Nazionali Belga più forti di sempre. Il loro primo tempo però è stato inguardabile: contratti, impacciati, emozionati, senza idee, facevano tanto possesso palla ma con poca concretezza; sterilità offensiva dunque che complice una grande sciocchezza di Vertonghen ne determinano lo svantaggio dei primi 45 minuti. Il test con l’Algeria non è certamente indicativo sulle reali possibilità di questa squadra che, seppur nel primo tempo ci ha provato soltanto con Witsel dalla distanza e con uno spunto di Hazard allo scadere, è una formazione attrezzata e che può giocarsela quasi con tutti. La difesa, capitanata da Kompany, è una retroguardia certamente di livello, Van buyten ha una certa esperienza (in panca c’è Vermaelen) e Vertonghen siamo portati a pensare che non sarà sempre quello di ieri. Il centrocampo è un reparto che può veramente essere giudicato alla pari di quello di Nazionali più blasonate, con Dembelè e Witsel, due mastini che ci sanno fare anche coi piedi, davanti la difesa e i tre: Hazard, De Bruyne e Chadli (o Mertens) a supporto dell’unica punta Lukaku. De Bruyne, soprattutto nel primo tempo, è apparso svogliato e fuori dal gioco salvo poi rianimarsi leggermente nel secondo tempo, mentre Lukaku ha avuto pochi palloni giocabili e quando li ha avuti li ha sprecati malamente. Inoltre Wilomts può contare su buoni ricambi, quali: Vermaelen, Mertens, Mirallas. C’è curiosità anche sul baby gioiello del Manchester Utd, Adnan Januzaj, chissà che il mister belga non lo butti nella mischia. 

Il Belgio non è l’unica probabile outsider, un’altra squadra candidata al ruolo di sorpresa di questo “Mundial” è la Croazia, battuta 3-1 dal Brasile ma con un risultato bugiardissimo al netto di ciò che si è visto in campo. Kovac, infatti, non ha mostrato nessun timore reverenziale e si è presentato alla partita d’esordio con una squadra votata all’attacco. A parte il portiere Pletikosa la formazione Croata convince e certamente vorrà ritagliarsi uno spazio importante. La difesa è ben assemblata: Srna e Vrsaljko sulle fascie con l’ottimo Lovren a fare il centrale insieme a Corluka. Modric, Rakitic, Kovacic è un centrocampo che di certo non ha bisogno di grandi presentazioni e che garantisce alla squadra geometrie, tecnica, visione di gioco e intensità. Passiamo così all’attacco che vede come prima punta titolare inamovibile Mario Mandzukic, grande giocatore del Bayern Monaco, punta vera, capace di fare reparto da solo, segnare, dialogare coi compagni, far salire la squadra nei momenti di difficoltà ed essere decisivo sotto porta, su azione e palle inattive. Un attaccante abbastanza completo. A supportarlo sono l’intramontabile Ivica Olic, lo stesso Kovacic (schierato trequartista contro il Brasile) e l’ottimo Perisic, autore di una buonissima gara all’esordio. Una formazione che ha qualità e che può dire la sua in questo Campionato del Mondo. 

Concludiamo adesso con la Colombia, squadra decisamente più forte quando si tratta di attaccare piuttosto che difendere ma che comunque, nel complesso, ha un 11 titolare più alcune alternative che possono far male. È vero manca il giocatore più forte, quello più rappresentativo, in grado di segnare con una facilità disarmante ma Gutierrez e Jackson Martinez provvederanno alla sua sostituzione. La difesa che di certo non è il punto di forza Colombiano, mixa l’esperienza di Yepes e la velocità di Zapata con Armero e Zuniga sugli esterni. Sanchez e Aguilar fanno da schermo davanti la linea a 4 e l’invenzione del gioco viene affidata ai tre di supporto alla punta cioè Ibarbo, James Rodriguez e Juan Cuadrado. Un potenziale offensivo alto che può essere alimentato dagli ingressi del gioiellino Quintero e di Carlos Bacca, attaccante del Siviglia, fresco vincitore dell’Europa League. È vero ci fosse stato Falcao sarebbe stato diverso ma siamo comunque curiosi di vedere ancora questa Colombia nel corso di questo mondiale. Ci sono altre squadre che possono puntare a fare una buona competizione e a candidarsi come sorprese (vedi Cile, Svizzera, Bosnia o Portogallo) ma se avessimo dovuto parlare di tutte non sarebbe bastato un libro. Detto questo, buon proseguimento di Mondiale a tutti e forza Azzurri.

Tommaso Vutano