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venerdì 5 luglio 2013

L'angolo della tattica. Pregi e difetti della difesa a 3, sempre più usata in Italia ma trascurata in Europa


Da un paio d'anni gi allenatori italiani stanno protendendo le loro idee ed i loro schemi tattici alla difesa a tre, sempre più consolidata in molte squadre. Basti pensare che tra le prime cinque squadre dell'ultima classifica definitiva del campionato '12-13, quattro hanno adottato in maniera stabile la difesa a tre.

Molte sono le motivazioni che spingono i mister ad adottare questo sistema; vuoi per un calo generale della qualità media di squadra, vuoi per un calcio sempre più di rimessa molto più utile poiché sinonimo di equilibrio, la serie A sta diventando la madre della difesa a tre. Tutto bene fino a quando si resta in Italia, ma in Europa le nostre squadre non sono andate oltre i quarti, e in Champions e in Europa League.


Altro dato statistico interessante ci mostra che agli ottavi di Champions League, solo la Juve ha adottato il sistema a tre; idem per l'Europa League dove solo Lazio ed Inter hanno applicato (in periodi diversi della stagione) questo sistema.

Sappiamo bene com'è andata a finire per tutte le italiane. Questo ci porta a pensare o comunque a tenere in considerazione che il sistema con miglior efficacia, quanto meno in europa è la difesa a quattro. Cerchiamo di capire perchè:

Partiamo dalla difesa a tre: Questo metodo obbliga la squadra a schierare un centrocampo con un minimo di quattro uomini, di cui due interpreti di fascia pronti a portare in fase di non possesso i loro movimenti sulla linea dei difensori in modo da disporre una linea a 5 con 3 centrocampisti davanti la difesa e due uomini (1-1) staccati dal contesto difensivo attivo, ma comunque dietro la linea della palla. Questo obbliga le squadre ad allungarsi solo in fase di transizione poiché è solo in quel dato momento che la squadra può allargare gioco sulle fasce e dar spinta larga per poter accentrarsi con la mezzala d'inserimento o in profondità con la punta ed andare al tiro. Già si presenta un limite importante, ossia la difesa a tre è un gioco di rimessa e mai di possesso ne orizzontale ne finalizzato. Qualora si gioca un possesso, la squadra resta piatta, con un uomo in meno a raccordo con i terzini che tendono a sostare sulla trequarti quindi tagliati fuori dal gioco del possesso, poiché non aiutati da sovrapposizioni. Ora, questo può andar bene in Italia, dove comunque una Juve, superiore a tutti a livello di qualità, può mettere sotto un Bologna comunque meno pericolosa anche in transizione.

Quando però ci si trova di fronte una realtà europea, la squadra più forte d'Italia, inizia a faticare e non poco. Quando ci si trova di fronte una squadra forte fisicamente, e con pari qualità, il gioco di rimessa diventa una scarna soluzione, ed il possesso non permette di avere 7 uomini attivi che allargano il campo. Gli esterni vengono tenuti bassi dalle ali d'attacco e la squadra ha la naturale propensione a stringere il campo, creando così tanta densità, ma pochi inserimenti. Capiamo così che la difesa a tre può andar bene in Italia ma in Europa difficilmente può rappresentare l'arma vincente.

Ma perché quindi la difesa a 3 è un limite e la difesa a 4 no?

Prendiamo come modulo base l'ormai onnipresente 4-2-3-1, schema consolidato in quasi tutte le compagini europee più importanti. La difesa a quattro, con diverse uscite della palla (quelle dipendono dalle filosofie di gioco), tendono ad avere un baricentro sempre più alto e stabile, poiché comunque l'ampiezza del campo è accompagnata fino a dove si decide di stazionare per giocare palla. I centrali portano alta la squadra, creando così naturale ampiezza di gioco, scaturita dalle ali d'attacco che possono sovrapporre la palla ai terzini. Inoltre il centrocampo dispone di un triangolo in 10 metri, atto a dare ampiezza o profondità immediata. Quando la palla viene persa, si ha la protezione dei centrali, la protezione dei terzini che chiudono in ampiezza "perfetta" (ossia ognuno occupa una zona di campo uguale in modo da dare meno spazio di riferimento alla punta che comunque dovrà interagire sul filo del fuorigioco), ed inoltre si ha l'aiuto delle ali d'attacco che coprendo, formano una naturale linea 4-4 che impedisce gli inserimenti del centrocampo e le sovrapposizioni. Di fatto il centrocampo lavora per la difesa, ma la difesa permette anche meno dispendio d'energia ed una diagonale naturale del gioco, che quindi porta in fase di transizione possesso o possesso finalizzato ben 8 uomini attivi (chiaramente in via ipotetica) che possono, in varie fasi di gioco, ricevere palla e giocarla in maniera determinante. Un uomo in più può fare la differenza, in quanto si offre un uomo in più al centrocampo e due centrali molto più larghi per impostare.

Ancelotti diceva che il campo è troppo piccolo per cinque uomini e troppo grande per tre; Certo un po' banale ma di certo per geometrie, diagonali e possesso, ha colto a pieno il problema; La difesa a quattro garantisce velocità, gioco corale, soluzioni maggiori. E' importante capire, come una squadra che si allarga con una linea compatta dettata dal riferimento di due centrali di difesa, ha più gioco rispetto ad una squadra con tre uomini che cercano sempre la soluzione centrale, limitando di fatto il gioco, dando automaticamente possibilità all'avversario di leggere per tempo ogni mossa.

Certo, la difesa a tre non è puro male ne un modulo da accantonare per sempre, ma in questo momento storico calcistico, la difesa a quattro, rappresenta una soluzione Europea, e che quindi può dare una marcia in più alle nostre squadre. C'è bisogno di più qualità, più coraggio indubbiamente, ma la storia la scrivono i coraggiosi.

Ernesto D'Ambrosio

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