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sabato 1 dicembre 2012

L'angolo della tattica. Il Torino di Ventura, maestro del 4-2-4


L'attuale stagione 2012/'13 ha la fortuna di ospitare sul proprio calendario i 4 derby più importanti d'Italia, grazie alla promozione ottenuta lo scorso anno dal Torino di Ventura.

Il lavoro, ora lungimirante, di Urbano Cairo, ha dato alla squadra vitalità e voglia di tornare a competere sul palcoscenico più importante d'Italia quale la Serie A, affidandosi alle capacità tattiche di Mister Ventura, che in carica dal 2011 appunto ha portato il Torino dalla B alla A, e fino ad ora sta conducendo un campionato all'altezza delle aspettative, tenendosi lontano dalla zona retrocessione, con 15 punti e prestazioni più o meno sempre positive anche con squadre di fatto superiori (il 2-2 con la Fiorentinna).

L'impronta del mister Ventura è chiara fin dal modulo di gioco, ossia il 4-2-4 nato nel periodo "barese", ma si estende anche ai vecchi metodi di allenamento "globali" che si estendono anche all'aumento della conoscenza del calciatore, così potendo usare molto più il ragionamento nelle fasi di gioco che la famosa "foga agonistica".

Abbandonato il suo caro vecchio 3-4-3, Ventura ha dovuto riadattare ogni singola fase di gioco, nonostante il modulo prediliga sempre un gioco che nasce e vive sulle fasce; difatti il mister non rinuncia mai alle sovrapposizioni esterni-terzini così da creare occasioni pericolose, in quanto hanno sempre fatto parte della sua filosofia di gioco, e l'impressione è che non rinunci mai a questo suo ormai marchio di fabbrica.

Il primo dettaglio che balza agli occhi comunque è la fisicità di questa squadra, che la rende così ostica per ogni avversario che incontra; La maggior parte dell'undici che scende in campo non va sotto al metro e ottanta, questo però non implica una "riduzione" della corsa della squadra, ma anzi crea una pericolosità maggiore in ogni situazione di gioco.

Analizzando quindi con i nostri ormai consueti "blocchi", e partendo appunto dal blocco difensivo, menzione particolare merita il portiere Gillet, voluto espressamente da Ventura, che lo aveva allenato già ai tempi del Bari. Il Belga, ormai da più di un decennio in Italia, è un portiere abbastanza sottovalutato, ma rappresenta sempre una sicurezza per la sua squadra, fornendo sempre ottime prestazioni, in sinergia con una capacità d'impostazione che permettono al Torino di giocare con il famoso "uomo in più" sempre richiesto da Ventura nelle proprie squadre; riesce a giocare la palla con i difensori che si allargano così molto e permettono quindi agli esterni di guadagnare 6-8 metri di campo in più agevolando così le sovrapposizioni che partono si da dietro, ma con un consumo di energia minore in quanto possono ricevere palla più alti grazie allo schieramento a tre, ossia dei due difensori con Gillet pronto a dare una mano nella costruzione della manovra. Certo lo schieramento difensivo resta sempre un blocco a 4, che si fa ovviamente valere molto in fase di non possesso.

I centrali, Glik e Ogbonna in prima linea, con Rodriguez pronto a subentrare, hanno compiti differenti e per questo molto congeniali. Glik è il classico difensore ruvido, che agisce nella zona di centrodestra, lasciando il centrosinistra a Ogbonna, adibito alla fase d'impostazione della manovra qualora questa debba evolversi con il mancino di Ogbonna; quando questa deve svolgersi sulla parte destra del campo, è qui che interviene come detto Gillet che offre così 2 soluzioni di rilancio, richieste dal Mister. Lo schieramento nelle 3 fasi comunque resta quello classico italiano, ossia molto attendista e con baricentro quindi sempre molto basso.

Spostandoci sulle fasce, troviamo Darmian e D'Ambrosio, giovani e dotati di una grande corsa. Come accennato prima, il loro ruolo è fondamentale. In fase di non possesso tendono a seguire il classico schieramento a 4 che va a chiudere gli spazi durante le diagonali; in fase di transizione hanno il compito di alzarsi molto e aspettare un rilancio da parte del centrale che rende così subito zona attiva la parte che loro presiedono. Alzandosi molto danno la possibilità all'esterno d'attacco, di portarsi l'uomo così da creare spazi e quindi accentrarsi, lasciando a D'Ambrosio o Darmian che siano, la possibilità di andare al cross con più libertà possibile. In fase di possesso tra gli esterni c'è molto gioco basato sulla triangolazione: Il terzino dialoga molto con l'esterno e a seconda della situazione di gioco uno fa guadagnare quei 4-5 metri fondamentali per l'inserimento dell'altro. Per cui l'ordine preciso dettato da Ventura è presenza attiva e compattezza in ogni fase di gioco.

La linea mediana prescinde dal "rosso" Gazzi, fortemente voluto da Ventura che lo aveva avuto ai tempi del Bari; Il centrocampista è fondamentale sia dal punto di vista della corsa, sia per l'intelligenza tattica che mette a servizio della squadra. Gazzi rappresenta il classico calciatore da polmoni d'acciaio a tutto campo, ma che offre anche un senso della posizione non indifferente, così da poter dare sempre una soluzione difensiva od offensiva che sia, alla squadra. Attorno a lui, ruotano le scelte di Brighi, Vives e Basha, che dovrebbero avere quella capacità d'impostazione anche se a discapito della corsa; certo è quello che manca al Torino, ossia un calciatore che lavori in sinergia con Gazzi, magari anche con meno dinamicità, ma con la capacità di verticalizzare il gioco nella fase di transizione. La linea mediana nonostante i difetti (il deficit del mediano d'apertura) rende al megio nella fase di non possesso, riuscendo a creare quel pressing alto che va così a coinvolgere anche gli attaccanti; alzando la linea mediana, rendono gli attaccanti partecipi alla fase di non possesso, così da poter gestire meglio eventuali incursioni dei centrocampisti, più facili da intercettare se vi sono dieci uomini dietro la linea della palla.

Parte cruciale e fondamentale per il gioco di Ventura sono gli esterni, che sono parte sempre attiva in ogni fase di gioco, e toccano il maggior numero di palloni nella fase d'attacco, che sia di transizione o d'impostazione. Santana, Cerci, Sgrigna, Stevanovic hanno sempre compiti primari: in fase di non possesso si abbassano fino a coprire tutto il centrocampo, rendendo fitte le maglie della squadra, cercando di limitare le trame di gioco avversarie. Certo vanno molto in difficoltà quando si tratta di scalare e difendere da terzini, infatti spesso nelle diagonali, gli esterni non seguono la linea di difesa e lasciano così enormi spazi agli avversari che possono così sfruttare cross sul secondo palo o passaggi filtranti dietro le spalle dei difensori. In fase di transizione gli esterni devono ripartire con la massima velocità per ricevere così le verticalizzazioni dei compagni e, stoppando la palla in corsa, possono così tenere alta la velocità di manovra, accentrarsi e andare a trovare l'inserimento tra le linee della punta, l'inserimento esterno dei terzini o il tiro dal limite. Avendo una così ampia scelta di esterni (tra cui spesso ora rientrano anche Sansone ed il giovane Verdi) Ventura sfrutta il gioco sugli esterni a seconda delle caratteristiche dell'avversario, avendo così la possibilità di creare un buon numero di occasioni proprio grazie agli esterni, che spesso sono alla ricerca del tiro: infatti Ventura schiera gli esterni d'attacco a seconda del piede di rientro, ovvero del piede opposto alla fascia che occupano, così da avere sempre le tre possibilità di scelta (tiro, triangolazione, passaggio) facilitate dal restringimento della squadra avversaria, che segue la linea di protezione del pallone e quindi si muove in relazione (tramite diagonale) ad essa.

L'attacco vive della fisicità e senso del gol di Rolando Bianchi, capitano della squadra, che rappresenta il vertice alto della squadra, a cui tocca la maggiore ricezione di palloni e su cross e su passaggio; a quota 4 gol, il suo ruolo nel Torino di Ventura pare essere fondamentale anche se spesso perde la testa per foga ed eccessivi nervosismi. Lui comunque è sempre l'ultimo uomo della squadra, e punto di riferimento per i compagni. Insieme a lui dialoga la seconda punta, che, per forza di cose, e congenialità a gioco deve essere dinamica e disposta al sacrificio, anche a discapito del gol in quanto tende a giocare quei 7-8 metri distanti dalla porta che quindi hanno il loro peso in fase realizzativa. Generalmente la scelta ricade su Meggiorini Sansone o Sgrigna, spesso preferito ai primi due.

La caratteristica della seconda punta di Ventura, oltre al sacrificio in fase di non possesso (è l'uomo adibito al primo pressing) è quella di riuscire a saltare l'uomo con estrema facilità, guadagnare metri di campo trovando così un dialogo con la prima punta che si trova così pronta a ricevere il famoso ultimo passaggio. Le prestazioni delle seconde punte del Torino non soddisfano a pieno il mister, in quanto non riescono a dare quella velocità o quel numero costante di dribbling a partita (e quindi superiorità numerica) utili per il gioco dei granata; per intenderci manca quel Barreto che tanto si dimostrò fondamentale, più della stessa prima punta, a Bari.

Insomma, tra alti e bassi il Torino da l'impressione di trovarsi al posto giusto in classifica, con la sensazione che però possa fare meglio (magari con qualche innesto di livello) nelle fasi di gioco fondamentali nell'attacco di Ventura: poche le verticalizzazioni sugli esterni, pochi i movimenti delle seconde punte (già il fatto di non aver trovato l'uomo giusto fa capire quanta difficoltà ci sia). Tutto sommato però il Torino nel gruppo che lotta per non retrocedere, sembra avere quella qualità in più che alla lunga può fare la differenza. Resta da capire quanto assorbiranno le metodologie del mister, che sta plasmando un gruppo soprattutto mentalmente, e quanto la società è disposta a fare per riuscire a tenere il Torino nella categoria che merita. Per storia e tradizione, il Torino merita la Serie A, e manca poco per completare una squadra che possa navigare in acque tranquille, lontano da zone scomode e pericolose; Col tempo capiremo se la filosofia e gli allenamenti di Mister Ventura stiano portando i loro frutti. 

Ernesto D'Ambrosio
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