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martedì 4 dicembre 2012

L'angolo della tattica. Il Paris Saint-Germain


Forse per la prima volta nella sua storia, Parigi è seguita più per le gesta dei calciatori che ospita nella città che per i suoi monumenti! E' un pò azzardato dirlo, ma dal 1970 (anni di fondazione della squadra) il Paris Saint Germain non si era mai trovata in campo con tutti questi campioni in campo, che di partita in partita ormai fanno il tutto esaurito al Parco dei Principi. Il merito di tutto ciò è chiaramente adducibile ai "petroldollari" dell'emiro Nasser Ghanim Al-Khelaïfi che da l 2011 sta facendo piazza pulita sul mercato, acquistando ogni calciatore possibile ed immaginabile che abbia una qualche valenza, e poco importa se gli altri hanno già impostato una trattativa, dare il doppio di quanto offrono gli altri club è sempre una mossa vincente! Citiamo per dovere di cronaca i più importanti come: Lucas, Pastore, Lavezzi, Thiago Silva, Verratti, Ibrahimovic, Thiago Motta, Sirigu, e l'impressione di tutti è che la lista sarà sempre più lunga, tenendo conto che la spesa è già a 264 milioni di € per soli 14 calciatori, e di questi 150 sono stati spesi nell'ultima sessione. Insomma, numeri da capogiro, che fanno un pò invidia e soprattutto rabbia, mettendo in conto che le trattative su qualche prospetto interessante possano saltare in pochi secondi se il DS Leonardo ci mette gli occhi. Certo, notiamo anche che c'è tanta Italia in questa squadra, e per appartenenza e per calciatori che hanno militato nel nostro calcio, e infine per allenatori che hanno fatto la storia personale e di club proprio in Italia: stiamo parlando di Carlò (francesismo) Ancelotti, in carica dal Gennaio 2012 cui grava il compito di trovare la giusta sinergia tra questi campioni per arrivare a vincere entro 4-5 anni (questi sono i patti dirigenziali) la tanto ambita Champions League; Certo non si è mai sicuri del posto con gli sceicchi, specie se in questo periodo, le cose per la squadra di Mister Ancelotti vadano poco bene (è reduce da sconfitte che gli hanno fatto perdere la prima posizione in campionato). 

Analizzando la squadra ed il gioco che il mister sta provando a plasmare sui calciatori, notiamo che ancora non si ha bene in mente che modulo adottare: 4-3-3, 4-3-1-2, 4-2-3-1, 4-3-2-1, insomma, c'è molta confusione su alcuni sistemi di gioco, che comunque ruotano attorno a dei capisaldi fondamentali: Il possesso finalizzato, tanto caro ad Ancelotti già al Milan ed al Chelsea, ed i continui inserimenti sfruttati da verticalizzazioni che possono e spesso devono avvenire palla a terra.

Analizzando questa squadra negli ormai "celebri" blocchi vediamo che lo schieramento difensivo resta sempre invariato con: Sirigu tra i pali a fare buona guardia ed assicurare punti preziosi alla squadra. E' bello vedere un portiere italiano far così bene in terra straniera.

Sulla linea difensiva, lo schieramento a 4 di tutto rispetto, i due centrali carioca Alex e Thiago Silva grande rimpianto milanista, con il promettente Sakho sempre pronto, hanno il compito, in fase di possesso, di accompagnare l'azione e far salire la squadra con ordine, dando la possibilità ad ognuno dei compagni di cercare la zona giusta del campo, permettendo quindi di tenere la squadra larga e pronta ad ogni situazione: inserimenti, fraseggio, verticalizzazione sulle fasce, o lancio a cercare la sponda della punta. In fase di non possesso presenta la filosofia del fuorigioco, ossia la linea difensiva tiene un baricentro alto in modo da tenere a bada gli avversari e rendergli la vita difficile alzando sistematicamente le linee. Certo, anche qualora dovessero trovarsi in fase di marcatura, con un fuoriclasse autentico come Thiago Silva, si possono dormire sonni tranquilli. In fase di transizione è sempre Silva comunque l'uomo adibito alla verticalizzazione, imbeccando o gli esterni in corsa o la sponda del suo compagno già ai tempi del Milan Zlatan Ibrahimovic. Comunque sia la fase prediletta da Ancelotti verte soprattutto sul fraseggio, in quanto riesce a far spostare le linee avversarie a seconda dello scorrimento della sfera.

I terzini, scelti da Ancelotti, devono essere uomini dotati di corsa fluida, resistenza e intelligenza nelle sovrapposizioni d'attacco: Maxwell è diventato un punto fermo della squadra, ripagando la fiducia di Ancelotti con ottime prestazioni. Sul fronte destro il ballottaggio è tra Van der Wiel e Jallet, che si alternano molto, anche se la sostanza non cambia: nel possesso si mantengono larghi, in modo da offrire soluzioni di passaggio, e devono salire seguendo la linea del pallone, in modo da creare superiorità per quanto riguarda il fraseggio, e possibilità anche di sovrapposizioni qualora gli esterni si abbassano proprio per permettere il loro inserimento. In fase di transizione rimangono ancora molto schiacciati, e in fase di non possesso, molti problemi nascono dalle fasce (specie sulla destra): Jalle o Van der Wiel che siano, faticano ancora a trovare i giusti tempi per effettuare la diagonale difensiva, e ancora sono poco pronti nell'uno contro uno, dando così spesso superiorità numerica agli avversari.

Il centrocampo di Ancelotti, con Motta fermo ai box ed ora in ripresa lenta, vive di due elementi cardine: Matuidi, calciatore interessante, a tutto campo e molto concentrato nelle tre fasi, e del nostro talento, rimpianto delle big italiane, Marco Verratti (già a quota 12 presenze).

A volte sono loro a comporre il centrocampo, altre volte sono affiancati, quasi a rotazione da Chantome, Maxwell, Sissoko e addirittura Pastore; Insomma mister Ancelotti gradisce uno schieramento a tre ogni qual volta gli è possibile, proprio perchè nel fraseggio un centrocampo composto da tre uomini offre più soluzioni di passaggio e più possibilità di inserimento qualora uno di questi segua l'azione d'attacco attaccando gli spazi liberi. Elemento perno del possesso palla parigino è proprio il nostro Verratti: due tocchi e via, sicurezza nel controllo di palla, testa sempre alta, cambi di gioco disegnati, metronomo dei ritmi di gioco nel corso dei 90 minuti. Insomma, questo calciatore è fondamentale nella filosofia di gioco del mister, che gli affida i compiti più importanti. In fase di possesso palla, appunto è lui che decide il gioco, a seconda delle "dimensioni del campo" che si restringono a seconda della linea di possesso: nella prima fase si cerca il fraseggio con i difensori, che aiuta a sfilacciare al vertice le linee avversarie, e la circolazione deve essere costante; nella seconda fase, salendo col possesso, i centrocampisti, a seconda della posizione della squadra, si staccano ed inserendosi creano soluzioni di passaggio, che vanno ad aggiungersi ai tagli degli attaccanti ed alle sovrapposizioni dei terzini; nella terza fase, vi è la ricerca di una delle tre soluzioni, così da poter andare in fase conclusiva collettivamente. Nella fase di non possesso, i calciatori, devono essere bravi a riprendere le proprie posizioni e fare buona guardia alla difesa, stringendo le linee e spendendo anche qualche fallo importante qualora la difesa dovesse trovarsi in inferiorità numerica. In fase di transizione invece vi è la ricerca degli esterni o di Ibrahimovic: recuperata la palla, il rilancio deve avvenire in massimo 3 secondi, cercando così gli esterni quando ancora sono nel pieno della corsa e con un passo superiore al difensore, o cercare Ibra che spalle alla porta è sempre micidiale; che sia Verratti, Pastore o Motta poco cambia, i piedi fatati di tutti e tre permettono ad Ancelotti varie soluzioni sia per fraseggio sia per verticalizzazione. Difetto del centrocampo è che però pecca in lentezza negli inserimenti, rendendo così a volte la manovra troppo prevedibile in quanto vive soltanto di soluzioni degli ultimi 20 metri e difficilmente parte da dietro.

L'attacco solo leggerlo dovrebbe metter timore: Pastore, Menez, Lavezzi, Gamerio outsider, e soprattutto Zlatan Ibrahimovic (con Lucas prossimo ad approdare nel Gennaio '13). Nonostante l'altisonanza però, Pastore fatica a trovare la giusta posizione, complice anche il fatto che Ancelotti ancora non ha trovato la giusta collocazione ad un calciatore che più che esterno è trequartista/seconda punta con possibilità di giocare da mezz'ala, ma sicuramente mancante del passo dell'esterno (vedi Palermo). Lavezzi fin'ora ha deluso le aspettative nonostante stia dando qualche segnale di ripresa, Menez nonostante il grande impegno e le ottime prestazioni, manca di freddezza negli ultimi metri, tutto ciò fa capire che il peso dell'attacco gravi sulle spalle svedesi del fuoriclasse svedese che in 11 partite ha collezionato ben 12 gol, senza contare gli assist che serve in quantità industriale per i propri compagni. Insomma è sempre lui a dover risolvere le partite con le sue giocate ed i suoi lampi di genio puro, e in campionato e in Champions. Insomma ci troviamo di fronte ad una squadra qualificata in Champions League, per ora seconda, e terza in campionato con ben 3 sconfitte nelle ultime 5 partite: è chiaro che qualcosa non vada in questa squadra, ed il solo fatto di avere un'enorme disponibilità economica non implica una certezza di successi, che si partono di base dai grandi calciatori, ma maturano dal gioco, dal gruppo che si costruisce nello spogliatoio, dall'esperienza che i singoli mettono a disposizione della squadra. Certamente tra un pò di anni troveremo il Psg a lottare nelle fasi finali della Champions, e probabilmente vincerà molti campionati nazionali, ma questo avverrà quando sarà chiaro sia al presidente sia alla squadra tutta che il successo non nasce principalmente dal prezzo del calciatore, ma nasce dalla scelta di uomini congeniali al progetto ed alla filosofia del mister che si è scelto. Vedremo dunque cosa ci diranno, il campo e quella sfera che rotola su di esso, unici Dei di questo sport.

Ernesto D'Ambrosio

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