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sabato 29 dicembre 2012

NBA, il Punto. L.A. è dei Clippers! Gallinari show con i suoi Nuggets


Non c’è niente da fare…LA è dei Clippers! Non più Kobe, Gasol e i Lakers, ma CP3, Griffin e lo “Showtime” dei bianco-rosso-blu a colpi di schiacciate, alley oop e crossover. Ma la squadra di coach Del Negro non minaccia solo la supremazia territoriale gialloviola, ma anche, e soprattutto, l’intera Lega! Si, perché ormai i Clippers non sanno fare altro che vincere. E lo fanno ormai da ben 16 partite consecutive, grazie alle quali hanno attualmente il miglior record della Western Conference nonché di tutta l’NBA. Una crescita costante quella di Paul e soci da oramai 1 anno (la scorsa stagione si era partiti il 25 Dicembre) e questa stagione hanno aggiunto una panchina, la migliore al momento, che spacca ogni partita in due grazie ai vari Bledsoe, Barnes e soprattutto Crawford, candidato a sesto uomo dell’anno, aspettando sempre i rientri a pieno regime di “Mr. Big Shot” Billups e del super veterano Grant Hill, gente che farà molto comodo per la postseason. Immediatamente dietro troviamo i soliti Thunder, che dopo la loro striscia vincente, hanno avuto due battute d’arresto per mano di Minnesota e Miami. Soprattutto quest’ultima deve avere fatto parecchio male ai ragazzi terribili di OKC, che aspettavano lo scoppiettante rematch delle Finals 2012 contro gli odiati rivali della Florida. Il palcoscenico era quello adatto a questa supersfida: parquet della AAA di Miami, TV nazionale (ovviamente) e Natale. La gara sicuramente non è stata da meno, anzi…nel primo tempo dominio assoluto degli Heat e di un LeBron alla limiti della perfezione cestistica, nel secondo rabbiosa reazione di Oklahoma guidata da KD35, accoppiato su due lati del campo spesso e volentieri proprio con il numero 6 avversario, in quello che ad oggi è molto probabilmente il meglio che si possa ammirare su un campo da basket. Risultato: partita tirata fino alla fine e vittoria della formazioni di casa, dopo un finale incerto e acceso (Westbrook reclamava un fallo su tiro da 3 per il pareggio), che è servito se non altro ad aggiungere un altro capitolo in una saga che si pensa possa durare ancora per anni e caratterizzare l’NBA contemporanea. I Thunder sono tornati alla vittoria due giorni dopo contro Dallas, non senza fatica e dopo un supplementare. 

Altra squadra calda torna ad essere San Antonio, che sfrutta le 4 gare casalinghe per ottenere altrettante vittorie. Sempre più convincenti i Warriors che continuano ad inanellare vittore su vittorie e attualmente si ritrovano quinti in una Conference complessa come l’Ovest con un record di 20-10, dopo le belle vittorie contro Philadelphia e nello Utah, in un campo tutt’altro che semplice, testimonianza, una volta di più, delle enormi potenzialità della squadra di Mark Jackson, con giocatori che stanno giocando una stagione da All Stars (vedi Curry e Lee) e con un’ottima panchina, con i vari Landry, Green e Jack, e sempre privi del centro titolare (Bogut). Comincia ad attirare attenzioni anche Houston, che, prima della battuta d’arresto a San Antonio, aveva messo in fila 5 W contro squadre toste (Knicks, Bulls, Grizzlies) grazie principalmente al suo attacco esplosivo, primo della Lega (105,7 a sera), guidato dalle sapienti mani del Barba, giocatore di pick ‘n’ roll e realizzatore di altissimo livello, quest’anno consacratosi ancor di più dopo la trade che lo ha coinvolto a inizio stagione, avendo in mano le chiavi della squadra. Passiamo ai Lakers e sottolineiamo il più che discreto periodo, se non altro a livello di risultati, per i gialloviola. 6 vittorie in 7 gare e soprattutto il rientro, attesissimo, di Nash, che dopo aver saltato oltre 20 partite, si è rimesso i calzoncini e ha ricominciato a spiegare basket. Subito al rientro ha contribuito ad espugnare in OT il parquet di Golden State, con giocate e canestri decisivi, e si è ripetuto la gara seguente contro i Knicks, facendo intravedere da metà terzo quarto in poi quello che potranno diventare i suoi, convincendo Kobe a “condividere” il pallone, coinvolgendo il genio di Gasol e le doti fisiche di Howard, in un pick ‘n’ roll che sembra essere francamente non stoppabile. Se si continua in questa direzione saranno dolori per chiunque. 

In difficoltà troviamo gli Hornets, fanalino di coda con 12 L nelle ultime 13, e Dallas, reduce da 5 L filate. Ai Mavs non è bastato il rientro del loro leader Nowitzi per ritrovare quantomeno un po’ di fiducia e fluidità in un attacco abbastanza asfittico, dove anche il caldo Mayo di inizio stagione sembra essersi raffreddato. 

Andiamo a Est e ritroviamo in vetta gli Heat, i quali, dopo la sopracitata vittoria natalizia, hanno infilato un’altra W nel non-proibitivo campo dei Bobcats, dove però Wade si è reso protagonista di un infausto calcetto nei gioielli di famiglia di Session. E’ arrivata prontamente la sospensione per 1 gara, scontata non indossando la canotta da gioco a Detroit, dove gli Heat (piuttosto inaspettatamente) hanno perso. Occasione non sfruttata dai Knicks per avvicinarsi, dal momento che anche loro sono stati sconfitti a Sacramento (con un incredibile tiro sulla sirena di Johnson). Knicks balbettanti in questo periodo, che non infilano da tempo 2 vittorie consecutive e che devono fare i conti con vari infortuni: oltre all’assenza di Rasheed, quelle di Felton (ne avrà per 4-6 settimane per infortunio alla mano) e quella di Melo. In mancanza del leader designato, ne ha preso l’eredità JR Smith. Il bad boy, quest’anno un po’ meno “bad” (finchè dura), sta giocando una stagione ad altissimo livello e lo sanno anche a Phoenix dove Smith ha infilato il buzzer beater per vincere la partita. 

Ottime cose stanno facendo vedere anche Atlanta e Indiana. Gli Haws tallonano i Knicks per la seconda piazza, grazie ad un record di 18-9, mentre i Pacers sono in ascesa dopo un avvio di stagione incerto e si sono rimessi in carreggiata con 4 W consecutive e guadagnando la testa della Division e la quarta posizione di Conference, grazie a giocatori solidi come Hill, la crescita di George e la freddezza nei momenti decisivi del veterano West (sempre fuori Granger). 

Inutile ormai parlare dei Bobcats, che hanno ripreso l’andazzo della scorsa stagione dopo addirittura una striscia perdente di 17 gare! Pessimo momento anche per Brooklyn. Non tanto e non solo per il record complessivo, che è ancora sopra il 50%, ma più che altro per la scelta di Prokhorov di cambiare la guida tecnica della squadra e quindi esonerare Avery Johnson, fresco di premio di allenatore del mese a novembre! A dicembre i Nets avevano vinto appena 3 partite su 13 e questo è bastato a mandare a casa Johnson. A dire il vero molti nell’ambiente puntano il dito contro Deron Williams, reo di aver messo una “buona parola” per l’esonero, come già fece ai Jazz per mandare via un’istituzione come Sloan. Attualmente il posto è stato preso dal vice di Johnson e cioè PJ Carlesimo già visto allenare Portland, Golden State e Seattle ormai un po’ di tempo fa. Il debutto è stato positivo (seppur di fronte c’era Charlotte), ma continuano a girare le voci per un nuovo head coach. I nomi più caldi sono quelli di Jeff Van Gundy (ora analyst tv), Kelvin Sampson (vice a Houston), ma ancora una volta il nome che più solletica la fantasia è quello di Phil Jackson. Coach Zen, fresco di delusione per la panchina di LAL, sembra un po’ defilato nella corsa alla panchina dei Nets, ma si sa: a Jackson New York piace e piace ancor di più il dollaro, e di dollari Prokhorov è pieno. Difficilmente crediamo, però, che vedremo Jacks sulla panchina dei Nets, ma con lui mai dire mai… 

Andiamo agli italiani. Bargnani come sapete è fuori per infortunio. Settimana non esaltante per Belinelli che con i suoi Bulls ha perso entrambe le gare giocate, la prima ad Atlanta, pessima per lui e per tutta Chicago, e la seconda contro Houston a Natale, con discreta prestazione da 15 punti per Marco. Gallinari con i suoi Nuggets ha perso lui pure a Natale, nella proibitiva partita a Los Angeles contro i Clippers di questo mese, ma si è saputo riprendere con due W, una contro gli altri losangelini gialloviola, con buona prova personale, e l’altra a Dallas contro degli spenti Mavs, dove Danilo ha sfoderato tutto il suo repertorio trascinando i compagni alla vittoria in una delle sue migliori partite da quando è in America, con annesso career high da 39 punti. Tra poco sarà tempo di quintetti per l’All Star game e successiva selezione delle riserve. Chissà che con questa prova il Gallo non abbia convinto anche gli scettici… 

Francesco Di Cianni

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