Durante l'ultima finestra estiva di calciomercato, l'11 Luglio, giorno dell'ufficializzazione dell'acquisto di Josè Maria Callejon per 10 milioni di € circa, la critica giornalistica e non solo, ha storto il naso, ritenendo che il tesoretto Cavani-Lavezzi-Champions fosse stato mal impiegato. Le critiche mosse sono state varie, da giocatore da Spagna, a riserva impalpabile al Real Madrid a calciatore poco utile alla causa azzurra poiché inesperto per il calcio italiano e mai titolare nelle grandi sfide.
Come al solito, si parla troppo presto, in pieno stile bar sport, senza considerare che il campo vale più delle figurine o del fantacalcio, che il gioco espresso resta, per fortuna, l'unico vero giudice dei calciatori.
I numeri del numero 7 spagnolo originario di Motril parlano per lui: 17 sfide 7 gol complessivi e più di mille minuti in campo, a testimoniare il fatto che per Rafa Benitez, e per il Napoli tutto, El "Chulo" (il bullo, soprannome ironico datogli dal suo amico Sergio Ramos) rappresenta una pedina necessaria nell'economia della squadra.
Oltre le bellissime giocate, la qualità nel dribbling e la grande rapidità, Callejon ha conquistato il mister connazionale per il modo di approcciare alla partita, da ragazzo ventiseienne ormai maturo sempre pronto. Mourinho ha sempre detto un gran bene di lui, tanto da fargli giocare 78 incontri in totale, per poi vedersi ripagato da 20 gol (non male per uno che praticamente, vista la concorrenza, entrava sempre a partita in corso).
Ora però, vediamo tatticamente, quali sono i motivi che spingono a considerare Callejon un giocatore fondamentale nel gioco di Benitez.
Ovviamente, avendo scelto di impostare un progetto sull'iniziale modulo 4-2-3-1, l'esterno di fascia nella filosofia del mister ex Chelsea deve prevedere due esterni in grado di percorrere 50-60 metri con scioltezza e giocare negli ultimi 25, su tutto il fronte d'attacco senza fornire riferimenti alle diagonali difensive avversarie. Già solo per caratteristiche, avere un giocatore come Callejon, destro si, ma capace di fornire un palleggio veloce su entrambe le corsie, rappresenta un fattore da non sottovalutare.
Durante l'uscita della palla, spesso vediamo Higuain abbassarsi per stringere il gioco su Hamsik, o comunque sulla finta seconda punta, per dare un palleggio maggiore e facilitato alla manovra sulla trequarti; Quando ciò avviene, Callejon attacca lo spazio per vie centrali partendo dall'esterno. Questo fa si che la diagonale si stringa, che il Napoli acquisisca profondità, e che quindi in 2 momenti di gioco (quando è largo e quando taglia al centro senza palla) possono crearsi passaggi filtranti che lo mandino al tiro (ecco anche il perché dei suoi gol o delle azioni al tiro ingenti del ragazzo). Se la squadra invece resta larga sulle corsie lui è pronto a prendersi la responsabilità di gestire la palla con calma attendendo l'inserimento del terzino che quindi può dargli la sovrapposizione o portargli via l'uomo per permettergli di andare nell'uno contro uno. Ama stare sulla corsia destra perché riesce a proteggere con il destro la palla in caso di possesso in verticale, ma è nel taglio senza palla ad anticipare la diagonale del terzino sinistro avversario che si vede l'intelligenza e la concentrazione dell'andaluso.
Passando alla fase di transizione, vediamo come in quella offensiva, spesso si accentra qualora ci sia bisogno di far staccare Higuain, oppure scala sull'esterno in modo da poter giocare un passaggio filtrante sugli inserimenti del centrocampo. Inoltre, spesso quando avviene la transizione offensiva, mister Benitez chiede proprio alla squadra di partire dalla fascia opposta per farlo liberare dalla marcatura per mandarlo quindi al tiro.
Quando invece, nella transizione difensiva, il Napoli perde palla e come chiesto da Benitez, si porta basso, lui se la palla è nel suo raggio, compie il pressing quantomeno passivo per dare un passaggio più lento all'avversario, altrimenti rientra posizionandosi nella linea a 4 chiesta dal mister, così da impedire le sovrapposizioni. Spesso si può notare come appena perda palla o ci sia un cambio di fronte in diagonale, Callejon rientri con aggressività spendendo a volte anche qualche fallo intelligente che dia possibilità alla squadra di riorganizzarsi.
A tecnica e ottimo tiro si aggiunge quindi un'abnegazione tattica soprattutto per quanto riguarda il pressing. Sorprende il dato di recupero palloni. Callejon è dietro solo a Behrami e Albiol per palle intercettate! Dato più che significativo che ci fa capire quanto sia utile un giocatore dotato di tecnica ma che sia capace nel contempo di compiere le due fasi di gioco.
Chi ha avuto modo di guardare con attenzione la partita contro la Fiorentina, ha potuto vedere come Callejon fosse presente in ogni contesto di gioco ed in ogni azione, in particolare quella difensiva, tenendo a bada anche le incursioni di Valero abile per i tagli in diagonale. Se poi a questo si aggiunge il recupero della sfera ed un conseguente gioco di prima che porti la squadra subito nell'area avversaria, vuol dire che il Napoli, per ogni sfera riconquistata grazie al lavoro di Callejon (difesa e transizione offensiva) guadagna 4-5 secondi che gli permettono dunque di essere sempre pungente ed imprevedibile. Come possiamo infatti notare, lo stesso lavoro di natura tattica non è svolto da Insigne, ed infatti il Napoli spesso imbarca da quel lato per mancanza di una doppia linea 4 per colpa dell'esterno che chiude con ritardo (non è un paragone, ma un semplice giudizio sulla natura tattica del Napoli).
Un calciatore, per essere competitivo ad alti livelli deve incarnare lo spirito di sacrificio nel complesso. Il calcio moderno a volte più che il gesto tecnico chiede la corsa, l'abnegazione tattica quindi tutte le fasi di gioco. La fase difensiva ormai riguarda tutta la squadra quindi nessun giocatore può esimersi da questa legge del calcio moderno.
Callejon rappresenta l'esempio del giocatore pronto a tutto per la squadra, ed è per questo che mister quali Mourinho e Benitez spesso si sono affidati o si affidano a lui nella lettura della gara. Non bisogna sorprendersi più di tanto, Callejon merita tutti gli elogi del caso, basta solo stare più attenti sul campo.
Ernesto D'Ambrosio
Ernesto D’Ambrosio 22 anni, studia Giurisprudenza a Firenze e sogna da giornalista. Appassionato di calcio, poi basket e tennis, ama l’Inter fin dai tempi di Djorkaeff e della sua indimenticabile rovesciata, ed i metodi di Mourinho dentro e fuori dal campo. Vive di tattica calcistica,italiana ed europea. Ama il calcio verticalizzato e veloce più del tiki-taka. Fuori dal contesto nerazzurro venera il numero 8 del Liverpool. Scrive inoltre di tattica per ilnerazzurro.it, e di storia del calcio per il blog TatticamenteParlando.
Twitter: @ErnestSeth
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