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giovedì 4 aprile 2013

Tutto pronto per la Final Four di NCAA. Chi la spunterà?


Siamo ad aprile ma nonostante ciò ancora non si è conclusa la “March Madness” che ha invaso l’America, e non solo. Questo sabato ad Atlanta partirà la Final Four, con le quattro squadre vincitrici del proprio Regional, con sabato le semifinali e lunedì notte la finalissima che decreterà il college campione NCAA 2013. In 64 si presentavano ai nastri di partenza: come da copione, molte delle favorite per raggiungere Atlanta sono uscite prematuramente (e che “follia” sarebbe altrimenti) con upset più o meno clamorosi e “squadre cenerentola” ad accarezzare o ad effettuare concretamente vittorie clamorose. Ma entriamo più nello specifico cercando di conoscere un po’ di più le ultime quattro squadre, per poterci gustare al meglio l’atto finale della stagione del college basket americano. 

Iniziamo la presentazione dal West Regional e dalla sua squadra vincitrice: Whicita State. Di sicuro questa era la parte di tabellone più incerta e debole, con le due teste di serie che non trasmettevano troppa fiducia agli addetti ai lavori, Gonzaga e Ohio State. Che questo Regional poteva avere un andamento imprevedibile lo si era capito fin dall’inizio, dove solo 3 delle squadre favorite su 8 incontri avevano passato indenni il primo turno. Ma che Wichita State, testa di serie numero 9, battesse Gonzaga prima (al secondo turno) e Ohio State poi (in finale), bè non so in quanti potessero aspettarselo, visto anche che la squadra veniva da una Conference, la Missouri Valley Conference, non proprio di altissimo livello. Probabilmente è LA favola, la “cinderella team” che spesso e volentieri troviamo nel torneo ogni anno. E’ la squadra meno forte della Final Four e con tutti i pronostici a sfavore, ma avendo già fatto lo scalpo a squadre più quotate, nulla vieta di pensare che potrebbe ripetersi. Certo è che sarà difficilissimo, ma trattandosi di ragazzi di vent’anni la pressione potrebbe fare brutti scherzi o gasare ancor di più giocatori che si trovano davanti l’occasione della vita, visto che difficilmente vedremo uno degli Shockers essere protagonista o anche solo calcare uno dei parquet NBA. 

Spostiamoci nell’East Regional. Qui a spuntarla è stata Syracuse. Anche qui non la favorita, ma di sicuro una squadra forte, testa di serie numero 4 del Regional e proveniente da una Conference come la Big East. Qui il talento a disposizione di coach Jim Boeheim è tutt’altra cosa rispetto a quello di Wichita State: gli Orange possono sempre mettere in campo giocatori che presumibilmente rivedremo nel giro di un paio d’anni al piano di sopra, come i senior Southerland e Triche, con già tanta esperienza di torneo alle spalle e che vorrebbe concludere la loro storia all’università con una vittoria, l’ala CJ Fair, il talentuoso freshman Grant e il centrone senegalese Keita. Ma probabilmente la vera stella della squadra è Michael Carter-Williams, play-guardia al secondo anno dotato di qualità fisico-atletiche fuori dalla norma, già sui radar degli scout NBA e accreditato di una probabile scelta di lotteria al prossimo draft. Syracuse ha staccato il proprio biglietto per Atlanta probabilmente già dalla semifinale, quando ha superato piuttosto nettamente la favorita Indiana, data da molti come vincitrice dell’intero torneo (Obama compreso). Gli Hoosiers hanno faticato tantissimo contro la famosa difesa a zona 2-3 di coach Boeheim, che ha limitato i ragazzi dell’Indiana a soli 50 punti, e, complice un fantastico Carter-Williams a quella che probabilmente è la sua migliore gara in carriera finora, sono stati mandati a casa. Zona che poi ha annientato in finale anche la testa di serie numero 3, Marquette, che si era sbarazzata nell’altra semifinale dell’altra favorita Miami, la quale ha prodotto la miseria di 39 punti! 

La squadra uscita dalla parte South del tabellone è Michigan. Anch’essa testa di serie numero 4, i Wolverines non raggiungevano le Final Four dal 1993, quando i tifosi di Michigan (e non) potevano gustarsi i Fab Five, guidati da Chris Webber, Jalen Rose e Juwan Howard. Non sarà al livello di quel quintetto che ha fatto la storia, ma di sicuro il talento di questi Wolverines è altissimo, con 3 giocatori da primo giro al prossimo draft come Glenn Robinson III (si, figlio di quel Glenn Robinson), Tim Hardaway Jr. (si, figlio di quel Tim Hardaway) e il big man Mitch McGary, che sta facendo meraviglie nel torneo a suon di doppie-doppie, e in più il tiratore canadese Stauskas. Ma il vero leader della squadra è il playmaker Trey Burke, giocatore dell’anno nella Big Ten, che ha letteralmente sbattuto fuori in semifinale la favorita numero 1 Kansas, del prospetto numero 1 2013 Ben McLemore: Burke dopo un primo tempo concluso con un “uovo”, è esploso nel secondo non sbagliando pressoché nulla e trascinando i suoi ad un’insperata rimonta, da un distacco in doppia cifra a poco più di 2 minuti dal termine fino al supplementare (raggiunto con sua tripla da distanza siderale) e da lì alla vittoria. Quotazioni del playmaker numero 3 che intanto si sono rialzate e i vari GM che si sfregano le mani, dal momento che ha già fatto sapere che al termine del torneo farà il grande salto, con i siti specializzati che lo danno nelle prime 10 chiamate. Burke ha poi condotto i suoi contro Florida (numero 3 del Regional) in finale, vincendo in scioltezza, anche grazie al bombardamento da 3 nel primo tempo di Stauskas che ha scavando un solco mai più ricucito dai Gators. 

L’ultima parte del tabellone è il Midwest, dove a trionfare è stata l’unica testa di serie arrivata alla Final Four (e numero 1 dell’intera nazione), Louisville. I Cardinals di coach Pitino sono anche l’unica delle quattro arrivate ad Atlanta che anche l’anno scorso aveva raggiunto l’atto finale del torneo (fermata in semifinale dalla Kentucky poi campione). Il senior Peyton Siva è il cervello e il cuore della squadra, e nonostante non disponga di un talento che al termine dell’anno lo porterà ad essere chiamato da una squadra NBA (magari non al primo giro o magari non tramite draft), ogni partita lascia sul campo tutto se stesso, soprattutto ora che è all’ultimo anno della propria carriera collegiale. Non che se si parli di talento i Cardinals scarseggino, anzi: il più talentuoso è certamente l’altra guardia che compone il backcourt, e cioè Russ Smith, esploso con l’inizio del torneo con prestazioni da 23, 27, 31 e 23, dominando offensivamente; da segnalare anche l’ala Behanan e il centro senegalese dalle braccia interminabili Gorgui Dieng (ad oggi unico indiziato ad una scelta al primo giro). Torneo condotto fin qui senza troppe difficoltà. Unica partita difficile per Pitino e i suoi è stata la finale del Regional contro i Duke Blue Devils di coach Krzyzewski (allenatore USA alle Olimpiadi) non tanto per la resistenza opposta dagli avversari (asfaltati con un +22 finale), ma quanto più emotivamente visto il terribile (e terribile non rende minimamente l’idea) infortunio occorso nel primo tempo alla guardia Kevin Ware. Ora, noi consigliamo caldamente di NON visionare le immagini per chi ancora non avesse visto…Dopo l’infortunio e il conseguente shock emotivo visibile e avvertibile fin da casa che i giocatori hanno dovuto affrontare, la partita si è “trascinata” fino all’intervallo. Dopo che nello spogliatoio Ware ha pronunciato qualche parola d’incoraggiamento ai propri compagni in lacrime, compreso Pitino (e vedere Pitino in lacrime vi assicuro non è certo evento di tutti i giorni), Louisville ha ripreso l’incontro con una carica che ha travolto i malcapitati Blue Devils, raggiungendo le Final Four anche e soprattutto per il numero 5 dei Cardinals che non ha potuto prendere parte alla ripresa. 

Gli accoppiamenti per la Final Four saranno Louisville-Whicita State e Michigan-Syracuse, con una semifinale alquanto sbilanciata da una parte (Louisville netta favorita) ed una in bilico dall’altra. La favorita d’obbligo senza ombra di dubbio sono i Cardinals, favoriti per la vittoria finale già dall’inizio del torneo ed ora ancor di più visto il loro andamento nel Regional e per il fatto che nessun’altra numero 1 (e neanche 2 o 3) o favorita della vigilia abbia raggiunto Atlanta. Michigan, dal canto suo, ha probabilmente il talento individuale maggiore di tutt’e 4 le squadre e il giocatore verosimilmente più forte, Trey Burke, in grado di decidere da solo le partite anche a questi livelli (chiedere a Kansas per conferme). Syracuse è una squadra molto solida, con talento e ha già dimostrato di poter battere chiunque (qui chiedere ad Indiana), e si è trovata al top della forma quando più contava. Poi c’è Wichita State, che nessuno immaginava poter arrivare fin qui, ma che turno dopo turno ha sbaragliato avversari più accreditati. Già più volte la NCAA ci ha insegnato che non sempre le squadre più forti vincono, soprattutto se sono formate da ragazzi di 20 anni e se si gioca su partita secca. D’altronde non si chiama March Madness per niente… 

Non ci resta che metterci comodi sul divano e aspettare la notte di lunedì per vedere chi si porterà a casa l’ultima retina! 

Francesco Di Cianni

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