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mercoledì 13 marzo 2013

L'angolo della tattica. Lo spettacolo del Porto di Pereira


Negli ultimi anni Oporto ha visto calcare l'Estadio do Dragao da calciatori ed allenatori tra i più importanti dell'attuale panorama calcistico mondiale.

Basti pensare alle vittorie Europee che hanno rilanciato il Portogallo nel Ranking Uefa, ed il merito va ad una squadra capace di scegliere i migliori talenti in giro per il mondo e consacrarli al cospetto del grande calcio.

Le vittorie di Coppa Uefa e Champions di Mourinho Deco e Carvalho, il mini-treble dei suo allievo Villas Boas con Falcao Hulk e Guarin. Insomma negli ultimi anni i Dragoes, o gli Andrades (fate voi) si soni imposti con merito, scalzando in qualche modo gli acerrimi rivali di Lisbona, il Benfica, dallo scettro di Regina del Portogallo.

La squadra biancoazzurra da ormai due anni è affidata a Vitor Pereira vice di Villas Boas e quindi elemento ideale per continuare un lavoro iniziato sostanzialmente dai tempi del Vate di Setubal.

Pinto da Costa, presidente del Porto, ormai famoso nel mondo del calcio per la capacità unica di riuscire a vendere i propri talenti a prezzo "pieno" ha messo a disposizione del mister nuovi calciatori da far crescere nel corso del tempo, senza far mancare mai il sostegno economico necessario per competere anche nel calcio che conta.

La squadra di Vitor Pereira vive di un progetto come detto "vecchio", ma basato su nuovi elementi plasmati con alcuni metodi di allenamento fisici e tattici molto innovativi, che portano ad una condizione fisica ottimale attraverso però schemi tattici che andremo qui ad analizzare.

Partendo dal modulo, mister Pereira dispone la squadra con un 4-3-3 a variante offensiva. Mi spiego. Il modulo sostanzialmente è un 4-1-2-3 in fase di possesso, così da favorire il gioco di stampo portoghese, che come sappiamo, ha diverse particolarità sulle fasce.

Partendo dal blocco difensivo, tra i pali troviamo il veterano e capitano della squadra, Helton, ormai colonna della squadra, e faro per i più giovani. A livello tattico non è il portiere capace di partecipare alla manovra ed anzi rimette immediatamente la palla con le mani e cerca di giocarla sostanzialmente sui terzini, Danilo a destra ed Alex Sandro a sinistra, che stazionano bassi in modo da poter giocare in linea direttamente sui centrali Maicon ed Otamendi, con Maicon però come uomo più presente in fase d'impostazione, adibito al rilancio verso gli esterni d'attacco o al dialogo con Moutinho (ha una media di 8,3 lanci lunghi a partita).

Superata la fase di possesso in difesa, la linea dei centrali si porta alta quasi sulla linea di centrocampo, in modo da avere la classica squadra portoghese, corta e pronta al gioco in orizzontale, con i terzini che in questo caso svolgono un lavoro particolare: attaccano la profondità facendo scalare dietro gli esterni d'attacco, il tutto senza palla, così da poter ricevere direttamente dal fondo e crossare al centro in modo da sfruttare gli inserimenti (e quindi triangolazioni basse) o la fisicità della punta centrale. Questo comporta uno schieramento molto diverso in quanto gli esterni d'attacco così tendono a partire da lontano, sulla linea dei due centrocampisti avanzati, andando a formare (tracciando una linea immaginaria) un 2-1-4-3. Questo comporta però che l'azione si esaurisca in breve tempo, e questo avviene grazie ad i recuperi di Fernando (in ballottaggio spesso con Derfur) che grazie alla sua fisicità ed un discreto tocco, recupera la palla e lascia ripartire l'azione o con passaggi profondi ai terzini, o richiedendo i sostegno di Moutinho. Le richieste di Pereira quindi sono: velocità in fase di transizione, compattezza e profondità sulle fasce. Inoltre il recupero a fine azione della posizione deve essere repentino, e la squadra vi riesce benissimo (è la squadra che ha subito meno tiri contro in Campionato e nella competizione di Champions).

Passando al successivo blocco troviamo questo triangolo con vertice basso a protezione della difesa, che varia a seconda delle situazioni di gioco. In fase di transizione abbiamo visto quanto Fernando (o Derfur) sia importante nel recupero della sfera e nel dare intensità alla manovra. Questo in collaborazione di Moutinho e Lucho Gonzalez, titolari ed elementi decisivi del centrocampo. Hanno entrambi movimenti differenti: Infatti Moutinho è l'uomo sempre più vicino al mediano in modo da ricevere palla in pochi secondi ed avere la possibilità di rilancio sugli esterni d'attacco che così possono anche tentare l'uno contro uno. Qualora la manovra debba avvenire, per svariati motivi di gioco (ci sono anche gli avversari in campo eh!) Moutinho prende in mano il gioco della squadra e detta i ritmi di gioco, dando alla squadra una circolazione orizzontale. Questo calciatore pare sottovalutato perchè fa un lavoro incredibile: ha il maggior numero di passaggi in squadra, gode di ottima tecnica, capacità di inserimento, di un tiro molto interessante, e dato più importante, i suoi passaggi cui segue il tiro del compagno, sono ben 3,5 a partita (solo Pirlo e Xavi hanno fatto meglio).

Insieme a lui, Lucho Gonzalez risulta essere un ottimo elemento, bravo negli inserimenti, nel tiro da fuori e capace di giocare insieme a Moutinho, la palla attraverso il palleggio orizzontale. A tutto questo si lega la grande esperienza in campo, sempre utile in partite di coppa. Entrambi i calciatori in fase di possesso tengono il baricentro della squadra alto, mentre in fase difensiva, sono i primi a recuperare campo, con Gonzalez pronto a scalare sulla fascia destra, mentre Moutinho staziona in coppia con il mediano, creando una linea a 4, completata dall'esterno d'attacco pronto a scalare (con l'infortunio di Rodriguez spesso è stato impiegato Izmailov, in quanto più capace di interpretare le chiusure a centrocampo).

L'interpretazione della partita del blocco offensivo è molto legata a tutto il gioco difensivo e anche alla fase di transizione. Quando la squadra si compatta in una linea a 4 4, la punta centrale viene sorretta da un esterno che scala in modo da ricevere la palla, a volte è Rodriguez, altre volte è Varela, o Atsu. Quando vi è il recupero la palla, l'esterno più basso si stacca e va in profondità in modo da ricevere in corsa il rilancio di Moutinho e andare nell'uno contro uno, l'altro invece segue una linea ideale di passaggio che sia utile per: ricevere la verticalizzazione di Moutinho, e di conseguenza avere l'ultimo passaggio libero per la punta Jackson Martinez; Lui è il vertice ed attorno ai suoi movimenti ruotano quelli dei terzini, degli esterni sulla linea a 4 di centrocampo, e dei tagli attraverso triangolazioni continue e spesso orizzontali, che però permettono il tiro da fuori ed l'uno contro uno degli esterni.

I difetti che si possono riscontrare sono la fase troppo orizzontale, che porta si maggior possesso, ma se non si riesce a sfondare contro una squadra fisica, allora la lettura della squadra diventa prevedibile. Certo è che questa squadra nell'ultimo decennio ha portato avanti una filosofia di gioco nonostante la cessione dei pezzi più pregiati. 

Non sappiamo dove può arrivare il Porto ( comunque primo in Campionato) in Champions, certo è che questa squadra la ritroveremo sempre pronta a stare tra le 16 più grandi d'europa, per la felicità dei Tripeiros d'Oporto, sempre pronti a sostenere la propria squadra con il tifo e con indosso i colori dei Dragoes.

Ernesto D'Ambrosio

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