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sabato 22 giugno 2013

Il pagellone delle Finals tra Miami e San Antonio

Le Finals NBA 2013 si sono appena concluse e hanno sancito i Miami Heat campioni! La serie contro i San Antonio Spurs è stata sicuramente tra le più belle degli ultimi anni, arrivata ad una gara 7 colma di tensione ed incertezza, che ha trovato la sua soluzione solo nel finale di gara, a ribadire, una volta di più, l’assoluto equilibrio tra quelle che sono le due migliori squadre del pianeta. Dopo aver messo praticamente già una mano sul Larry O’Brien Trophy in gara 6, gli Spurs si sono visti riacciuffati nel finale dei regolamentari da una tripla senza senso di Ray Allen che ha mandato tutti all’overtime e alla successiva gara 7, dove, dopo una partita bellissima, gli Heat hanno potuto finalmente esultare dopo una stagione e, soprattutto, dei playoff pieni di alti e bassi, di polemiche, dentro e fuori dal parquet.

Esaminiamo ai raggi X queste Finals, andando a compilare le pagelle dei protagonisti delle due squadre.

MIAMI HEAT

- LeBron James, voto 9,5

Non c’è il 10 soltanto perché il Prescelto non era partito fortissimo. Nonostante una prima gara da tripla doppia abbondante, nei primi tre episodi non era sembrato il miglior James, limitato da Leonard e dall’esperta difesa degli Spurs. Poi, però, si è ripreso, eccome se si è ripreso…Mai sopra i 18 nelle prime tre, tre volte sopra i 32 nelle successive, con la perla della tripla doppia da 32-11-10 nella fondamentale gara 6 e una gara 7 da 37 punti, 12 rimbalzi e il canestro decisivo nel finale. MVP!

- Dwyane Wade, voto 6,5

Anche lui partito pianino nelle prime tre, è esploso in gara 4 trascinando i suoi ad espugnare l’AT&T Center con una prestazione degna del Wade del 2006. Non si è più proposto a quei livelli, colpa di ginocchia malandate che gli hanno concesso un’altra ottima prova solo in gara 7, quella, però, decisiva per tenere il titolo a South Beach. Ma per gran parte della serie, i momenti migliori degli Heat sono coincisi con Flash in panchina.

- Chris Bosh, voto 5

Serie disastrosa per l’ex Raptors, specie in attacco, sfociata in una gara 7 da virgola, 0 punti! Vero che non ha mai avuto a disposizione molti palloni in attacco, ma dal numero 1 di Miami era lecito aspettarsi qualcosina in più. Ha, però, trovato il modo di rendersi utile in difesa, non sfigurando contro Duncan e piazzando due stoppate decisive nell’overtime di gara 6, prima su Parker e poi sulla disperata tripla sulla sirena di Green per il pareggio.

- Mario Chalmers, voto 6

SuperMario è uomo di alti e bassi per eccellenza. Ad una gara 3 da trascinatore con 19 punti e top scorer della contesa, è seguita una prestazione da 0 punti. Si vede sempre nelle vittorie e nei momenti buoni targati Heat, per sparire nelle sconfitte. Ma più volte Chalmers è stato decisivo nelle rimonte e negli allunghi dei suoi, soprattutto arrivando puntuale all’appuntamento con i cioccolatini arrivatigli da LeBron.

- Ray Allen, voto 7,5

Uomo delle Provvidenza! Se non fosse per lui la serie sarebbe finita a gara 6 con un altro nome scritto sul Larry O’Brien Trophy. Ma, invece, è arrivato Ray, con un tiro che si vede solo sul grande schermo, degno di Jesus Shuttlesworth. Al di là di quella tripla (che già da sola gli varrebbe un voto molto alto), il buon Ray si fa trovare sempre pronto dall’inizio della serie, tirando con alte percentuali. Degne del miglior tiratore della storia del gioco…qual è…

- Mike Miller, voto 5,5

Dopo che nelle prime tre partite aveva tirato con un surreale 9 su 10 da tre, coach Spoelstra ha optato per la sua promozione in quintetto, soprattutto per sfruttare il conseguente allargamento degli spazi in attacco. Da lì in poi non l’ha più messa: tre delle successive quattro gare a secco per l’ex Grizzlies, con la sola gara 6 da ricordare con 8 punti e una tripla senza una scarpa che resterà nella storia di queste incredibili Finals.

- Supporting Cast (Battier, Andersen, Haslem, Cole), voto 5,5

Alti e bassi per i comprimari in maglia Heat. Con un Andersen partito forte per finire nel dimenticatoio e venire rispolverato dopo un paio di gare di assenza sul parquet. Caso particolare quello di Battier, che dopo le prime partite dove non vedeva mai il campo, ha pian piano guadagnato minuti, fino ad una gara 7 segnata dalle sue 6 triple!

SAN ANTONIO SPURS

- Tim Duncan, voto 9

Immortale Tim! Il 37enne è l’anima degli Spurs. Mai una partita bucata, sempre presente nel momento del bisogno e quando occorre farsi sentire per dare fiducia ai compagni. Memorabile prestazione in gara 6, con un primo tempo degno del miglior Duncan di 10 anni fa, con 25 punti con 11/13 al tiro per provare a dare la scossa alla partita che poteva essere (e doveva essere nei piani di San Antonio) l’ultima della serie. Purtroppo lui ricorderà soprattutto i due mancati layup a 45 secondi dalla fine di gara 7 che avrebbero consentito ai suoi di impattare a quota 90. Noi ricorderemo un Duncan da pelle d’oca sui due lati del campo.

- Tony Parker, voto 6,5

Parte subito fortissimo con una gara 1 da protagonista firmando il canestro decisivo nel finale, uno di quelli che rimarrà nella storia delle Finals. Poi il suo rendimento va calando, limitato da un infortunio al bicipite femorale che normalmente lo dovrebbe tenere lontano dai campi per 10-15 giorni. Lui, invece, è sempre presente e prova a più riprese a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Soprattutto nelle ultime due partite è piuttosto palese che il franco-belga è ben lontano dall’essere al 100%, chiudendo la serie tirando il 26%. Ma nonostante ciò è uno degli ultimi ad arrendersi. A volte anche a discapito della sua squadra…

- Manu Ginobili, voto 4,5

Fa male vedere l’argentino in queste condizioni, specie dal punto di vista fisico. Ci saremmo aspettati di vederlo come uno dei protagonisti di queste Finals, ed, invece, il talento di Bahia Blanca sfodera una sola prestazione degna della sua fama, quella gara 5 che domina da ogni punto di vista chiudendo a 24 e 10 assists. Non una coincidenza che questa prestazione arrivi proprio quando coach Popovich decide di farlo partire in quintetto (prima volta in stagione), proprio per spronarlo a dare quello a cui ci ha abituato. Lo ritroviamo tra i primi 5 anche nelle successive partite, ma seguono una gara 6 con ben 8 palle perse (massimo in carriera), e una gara 7 da 18 punti, ma con 2-3 palle perse sanguinosissime nel finale.

- Kawhi Leonard, voto 9

Nessuno si sarebbe aspettato di vedere l’ala 21enne degli Spurs su questi livelli e a questi livelli. Uno dei pochissimi a non sbagliare mai una partita (gli altri si chiamano Duncan e James e 2-3 cose le hanno vinte…) ed essere sempre presente sui due lati del campo. Da una parte deve marcare il miglior giocatore del pianeta, limitandolo per quanto è possibile, e dall’altra è sempre presente, nonostante non si chiami mai un gioco per lui. Pesa l’errore alla lunetta nel finale di gara 6 che probabilmente avrebbe portato il titolo in Texas, ma Kawhi risponde presente in gara 7, come se non avesse fatto altro nella vita, con una prestazione maiuscola da 19 punti e 16 rimbalzi, piazzando giocate sempre nel momento del bisogno.

- Danny Green, voto 7

Probabilmente se gara 6 si fosse conclusa con la vittoria degli Spurs, il titolo di MVP sarebbe andando a lui, fuori pronostico per essere eufemistici! Gioca 5 partite celestiali, superando il record di triple per le Finals detenuto da Ray Allen, tirando con percentuali irreali da dietro l’arco. Poi si sveglia dal sogno e nelle ultime 2 tira con un misero 2/19 dal campo, palesando tutte le sue lacune, specialmente quando si ritrova all’interno dei 7,25. Ma due partite non possono e non devono cancellare quanto di buono aveva fatto in precedenza, rivelandosi come una lieta sorpresa per San Antonio anche ai massimi livelli.

- Gary Neal, voto 6,5

Gioca le prime quattro partite a livelli altissimi, non pagando per nulla la tensione per quello che di fatto è un rookie a questi livelli. Da sottolineare la sua gara 3, che domina insieme a Green, ma è l’ex Treviso a dare lo strappo decisivo alla gara, chiudendola con 24 punti e 6 triple. Nelle ultime 3 il suo rendimento cala, ma è comunque una parte decisiva della panchina neroargento.

- Boris Diaw, voto 6

Il voto è la media tra l’8 del “Diaw buono” e il 4 del “Diaw cattivo”. Prima parte della serie dove, in realtà, viene tenuto spesso e volentieri seduto da Pop, ma con l’andare avanti delle partite il francese si ritaglia sempre più spazio nella rotazione. A tratti domina la contesa, con degli assist geniali e delle visioni che solo in pochi possono permettersi, a tratti sembra un corpo estraneo, insofferente. Ogni tanto viene dirottato in difesa su LeBron per far rifiatare Leonard ed inaspettatamente non sfigura difronte al Re, anzi…

- Supportin Cast (Splitter, Joseph, Bonner), voto 5

Dopo qualche gara di collaudo, Popovich limita tantissimo i minuti dei comprimari di San Antonio, con Joseph partito come backup di Parker e finito nel dimenticatoio. Splitter parte in quintetto, ma un po’ per fronteggiare ad armi pari il quintetto a 4 piccoli di Miami, un po’ per gli evidenti limiti in attacco del brasiliano, che fatica spesso a non perdere il pallone dopo aver tagliato e ricevuto vicino a canestro, finisce partendo dalla panchina e giocando poco e niente.

Francesco Di Cianni

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