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giovedì 27 giugno 2013

L'angolo della tattica. Come gioca la Spagna delle meraviglie

Abbiamo spesse volte discusso sui metodi di gioco spagnoli, intesi come tiki taka, praticato dal Barcellona (clicca qui per leggere l'angolo della tattica dedicato ai blaugrana), ed abbiamo avuto modo di vedere come quest'anno molte squadre abbiano imparato a difendersi da questo sistema di gioco dal possesso orizzontale continuo con ultima profondità a ridosso dell'area. Questo ha causato non pochi danni alla squadra catalana (7 gol dal Bayern sono stati un'umiliazione indimenticabile), e sicuramente il prossimo anno i blaugrana dovranno correre ai ripari dando qualcosa di nuovo al tiki taka puro.

Intanto, qualcosa di nuovo, da vero esperto e navigato di calcio, l'ha data mister Del Bosque alla sua nazionale spagnola, comprendendo per tempo che il tiki taka base non può essere più la sola ed unica soluzione per portare a casa vittorie prestigiose.

Ovviamente facciamo una similitudine tra le due squadre in quanto data la numerosa presenza di calciatori catalani, mister Del Bosque ha optato per un'impronta simile a quella blaugrana, e di fatto questo ha fatto si che in Plaza de Cibeles si festeggiassero tre titoli tra europei e mondiali.

Come ben sappiamo però, il calcio è una macchina in continua evoluzione e non si può rimanere statici per troppi anni, legati ad una sola idea di calcio, ed infatti Del Bosque, vedendo il Barcellona faticare in Europa ha pensato bene di portare qualcosa di nuovo al tiki taka, che prevedesse una dose maggiore di imprevedibilità. Non stiamo dicendo che il tiki taka così come lo conosciamo è stato abbandonato, ma in date fasi del gioco, Del Bosque chiede qualcosa di diverso ai suoi che comunque sta portando frutti interessanti. Vediamo nel dettaglio.

Partiamo dal modulo, classico 4-3-3 che garantisce ampiezza e trame dal palleggio importante.
Conosciamo bene l'uscita della palla spagnola, con i tre giocatori che formano un triangolo (i due centrali più il vertice basso), ma questa è diventata spesse volte un'uscita rischiosa in quanto la punta avversaria riesce in sinergia con la squadra a contrastare fin da subito e con pari intensità il vertice basso, impedendogli di stazionare di fronte al campo. A questo Del Bosque ha ovviato imponendo la ricerca della punta. Questa ricerca avviene con la squadra che si accorcia a centrocampo, portando alta la squadra avversaria, quindi nel minor tempo possibile, rilanciare, attraverso il centrale (in genere è Piquè in quanto dotato di più qualità, ma anche Ramos) cercando la punta centrale che staziona tra i due difensori, che intanto lasciano 2-3 metri di spazio in più del dovuto poiché tutto ciò avviene in fase di transizione. Spesso però vengono cercati anche gli esterni, che dotati di velocità in pochi secondi riescono a dare la superiorità numerica.

Negli anni precedenti la Spagna tendeva ad "escludere" la punta dal gioco, in quanto il gioco tendeva a non essere verticalizzato, quindi i movimenti dei vari Torres e Villa tendevano a non essere propriamente utili. Ora invece Del Bosque con l'aggiunta di Soldado pretende si giochi molto di sponda, e che si cerchi spesso con tocchi veloci l'attaccante, che nel proteggere la palla, permette gli inserimenti dei due di centrocampo (Xavi Iniesta, con Xavi sempre pronto a fare da regista sulla trequarti). Spesso notiamo che non vengono utilizzati veri e propri esterni (Fabregas ad esempio) e questo tende a stringere il campo di 3-4 metri, spazio fondamentale per il tiki taka classico. Questo avviene poiché Del Bosque chiede molto a Fabregas ed Iniesta di sovrapporsi e scambiare posizione, così da creare varietà e meno tocchi, poiché ad un taglio per vie centrali sta una doppia soluzione di passaggio, che può prevedere la profondità oppure l'inserimento palla al piede grazie allo spazio creato dal taglio.

Altro aspetto che salta subito all'occhio è il gioco in fase di possesso. Ben sappiamo che Xavi ed Iniesta sono i palleggiatori della squadra, ma riescono a giocare orizzontalmente grazie comunque allo spazio di partenza che crea in maniera magistrale Busquets, vero metronomo del baricentro spagnolo; se questi porta la squadra più alta, vuol dire che la manovra si velocizza e spinge quindi i due ad una triangolazione molto più avanzata (6-7 metri) che quindi porta a: cercare la soluzione esterna, o giocare un'ulteriore triangolazione con la punta, ed in questo senso, Soldado è molto bravo nel ricevere palla lateralmente così da andare con stop a seguire, dritto in porta.

Queste soluzioni vengono tirate fuori soprattutto con le squadre più fisiche (Nigeria ad esempio, dove notiamo che il risultato di 3 a 0 è scaturito da un gioco che ha prodotto solo il 57% di possesso palla, ergo 17 tiri, di cui 11 in porta. Se andiamo indietro nel tempo, le statistiche dicevano non meno di 70% ma un tetto massimo di 6 tiri in porta.

La Spagna ora tira di più entra meglio in area, il gioco va a stringere e si cerca molto di più la conclusione anche da fuori. Praticamente il tiki taka attinge al possesso finalizzato, e questi lega bene comunque con la fase difensiva spagnola, sempre alta e ingabbiante, con l'accorgimento che le linee difensive tendono a stringersi sempre più anzichè lasciare spazi di ripartenza dovuti ad un possesso orizzontale che coinvolge tutti.
Ora, questo non significa che il tiki taka sia diventato obsoleto, ma semplicemente dimostra come un calcio in evoluzione porti anche i mister più bravi a rivedere il proprio gioco.

I passaggi sono sempre più verticali, l'uno contro uno parte da dietro e spesso sugli esterni e non più negli ultimi venti metri. La punta acquisisce un ruolo fondamentale nel gioco e nelle trame che sono sempre meno orizzontali e più verticalizzate.

L'anno del Barcellona (che ha patito le contromosse prima ed il gioco poi, di molte squadre) è stato un campanello d'allarme per un mister così esperto, che vuole bissare la vittoria mondiale ed entrare nella storia del calcio.

Chiamatelo tiki-taka 2.0, o possesso finalizzato, ma di fatto anche la Spagna, tenendo fede alla filosofia del palleggio ha portato qualcosa di nuovo, più Europeo nel proprio gioco. Questo non fa altro che rendere più temibile la nazionale spagnola, e nonostante Del Bosque dica il contrario (difende giustamente una cultura ed ha tutte le ragioni per farlo), vedremo una Spagna nuova da qui al prossimo anno in vista del Mondiale.

Probabilmente Del Bosque sarà un esempio per il Barcellona che ha necessità di tornare ad alti livelli; Intanto però godiamoci questa nazionale, molto più cinica e perfino divertente rispetto al recente passato.

Ernesto D'Ambrosio

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