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venerdì 24 maggio 2013

Il punto sui playoff NBA. San Antonio 2-0 col brivido, Lebron spezza i sogni dei Pacers


PUNTO PLAYOFF NBA
Siamo giunti ormai alla parte finale della stagione, con entrambe le Finali di Conference iniziate e le Finals di giugno che si avvicinano. Sono rimaste 4 squadre, verosimilmente le migliori, o, comunque, quelle che hanno meritato più delle altre di giocare a maggio inoltrato. Andiamo ad analizzare le due sfide più nel dettaglio, con le informazioni che fin qui ci ha dato il parquet.
Ad Ovest si contendono lo scettro di campione i San Antonio Spurs e i Memphis Grizzlies. Non ci stupiamo di certo di trovare i texani, ormai da anni, anzi da oltre un decennio, a questi livelli, seppure dopo gli ultimi anni che li avevano visti uscire prematuramente nella postseason. E’ anche vero, però, che tra le due compagini sono proprio loro quelli che hanno rischiato di più, scontrandosi con la spensieratezza e l’incoscienza dei ragazzi terribili di coach Mark Jackson. I Warriors sono partiti a razzo nella serie (supplementare in gara 1, corsari in gara 2), ma, come forse anche normale e naturale che sia, con l’andare della serie è uscita sempre più l’esperienza e l’abitudine di giocare a questi livelli degli Spurs e, complice le caviglie mal messe di Curry ed una migliore difesa dei neroargento, hanno portato a casa la serie in 6 partite. Paradossalmente più facile il cammino dei Grizzlies, che dopo aver lasciato gara 1 ad OKC nel finale, non ha più perso un colpo, chiudendo in 5 contro i campioni di Conference in carica. Thunder quindi che non ci regaleranno il rematch dell’anno scorso contro gli Heat, probabile, invece, senza l’infortunio al primo turno di Westbrook (da lì OKC 3 vinte 6 perse).
Gara 1 senza mai storia all’AT&T Center con San Antonio partita a razzo nel primo quarto e che ha chiuso la gara con il record di franchigia di 14 triple, con Memphis quasi mai in partita, se non per breve periodo nella terza frazione quando hanno raggiunto il -6 grazie ad un parziale firmato Pondexter. Completamente mancato il solito apporto offensivo di Randolph, capace di mettere a referto soli 2 punti con un pessimo 1 su 8 al tiro, il ché balza ancora di più all’occhio se si ricorda il primo turno tra queste due squadre di 2 anni fa, con Zibo in grado di buttare fuori praticamente da solo gli Spurs, allora testa di serie numero 1. Gara 2 che non prometteva molto meglio per la franchigia del Tennessee, dietro pressoché tutta la gara. Ma nel finale la truppa di coach Hollins si è svegliata e con un Randolph finalmente efficace nel secondo tempo e le giocate offensive di Bayless e Pondexter, Memphis riacciuffa per i capelli la gara, anche sfruttando la pessima “mano” degli Spurs nell’ultimo quarto. Nell’overtime esce fuori la classe di Tim Duncan che trascina i suoi al 2-0. Serie compromessa ma non conclusa, tre i motivi principali: 1) ora la serie va a Memphis dove la squadra di casa ha un record immacolato nella postseason e dove, in generale, è difficilissimo andare a vincere; 2) Memphis ha fino ad ora tirato malissimo e i suoi uomini chiave in attacco (Randolph, Conley, Gasol) non hanno di certo brillato (per usare un eufemismo) e nonostante ciò se la sono giocata fino in fondo in trasferta contro il miglior sistema offensivo della lega; 3) c’è il precedente dello scorso anno, dove gli Spurs sopra 2-0 furono in grado di farsi rimontare non vincendo più una singola partita, dai Thunder. Certo OKC era tutt’altra cosa in fatto di talento e gli Spurs ci sono già passati e difficilmente potranno ricascarci. Ma con qualche aggiustamento offensivo, soprattutto cercando di far ricevere più agevolmente Zibo per facilitarlo nell’uno contro uno in post e Gasol per l’uno contro uno o per qualche scarico, e ritrovando un po’ di precisione, cosa che probabilmente avverrà sentendo “l’odore dei canestri di casa”, la serie potrà quantomeno essere ancora lunga.
Ad est si giocano un posto alle Finals i campioni in carica di Miami e i giovani, per lo meno di esperienza a questi livelli, Indiana Pacers. Gli Heat hanno raggiunto le finali di Conference piuttosto facilmente, come ci si aspettava, perdendo soltanto una partita. L’ultimo ostacolo sono stati i commoventi Chicago Bulls di questa postseason, che lottando tra mille difficoltà e infortuni, hanno compiuto un miracolo già solo superando i Nets nel primo turno. Come se non bastasse i Tori dell’Illinois sono stati capaci di andare in Florida e rubare il fattore campo agli Heat, forse un po’ sorpresi e arrugginiti dopo i tanti giorni senza gare. Ma quello è stato l’ultimo sussulto per i Bulls, non in grado poi, come forse normale che sia visti tutti gli sforzi fatti per arrivare fin lì, di vincere una partita. Indiana, invece, ha vinto, sovvertendo il fattore campo, lo scontro diretto per il titolo di “anti-Miami” contro i Knicks. Subito in gara 1 i Pacers si sono presi il vantaggio del campo con autorità a New York, mantenendolo vincendo tutte le successive gare in casa e chiudendo 4-2. Prova d’orgoglio ad Indianapolis dei Knicks in gara 6 facendo faticare le cosiddette sette camice ai ragazzi di Frank Vogel, trascinati nell’ultimo quarto da un Lance Stephenson a quella che ad oggi è la sua miglior partita in carriera, autore di una doppia doppia da 25 e 10 rimbalzi, con giocate di pura energia, decisive nel finale. Gara 1 a Miami subito tirata e combattuta, come probabilmente non tutti si aspettavano, grazie alla grande difesa e alla poca vena, come già successo nel precedente turno, dei ragazzi della Florida. Il tentativo di allungo degli Heat nell’ultima frazione è stato, però, reso vano dall’ultima giocata di George, capace di infilare una tripla da 9 metri completamente storto e senza ritmo, che ha mandato tutti al supplementare. Occasione della vita per i Pacers. Peccato per loro che LeBron avesse altri piani…Dopo 3 liberi realizzati ancora di George, per fallo su tiro di un Wade alquanto sottotono (limitato da problemi fisici), +1 Indiana a 2.2 secondi dalla fine. Rimessa Heat e palla, ovviamente, a Lebron che semina George con irrisoria facilità e va a depositare un comodissimo layup sulla sirena per la vittora. Inaccettabile difesa dei Pacers per l’ultimo possesso dell’OT di una finale di Conference, cosa ancor più strana se si pensa alla difesa dei Pacers, da sempre al top della lega. Polemiche nel post per la decisione di coach Vogel di lasciare in panchina Hibbert, in quanto, secondo l’allenatore, senza il centrone da Georgetown si poteva cambiare più facilmente su tutti i blocchi ed impedire tiri semplici dalla media distanza, cosa che per certi versi è avvenuta… Se Indiana sarà brava a dimenticare il finale di gara, le basi per una serie equilibrata e lunga ci sono anche qui. Il piano tattico dei Pacers è stato attuto alla perfezione, riempiendo l’area e giocando fisicamente, avendo a disposizione una dei roster più grossi e fisici dell’NBA. Caratteristiche che storicamente danno fastidio agli Heat, scontratisi contro una grande difesa e andando sotto a rimbalzo contro i lunghi avversari. Indiana, poi, ha un lusso di nome Paul George, uno dei migliori difensori possibili del pianeta da mettere contro il numero 6, marcato come, forse, mai in questa stagione. Che poi sia riuscito lo stesso a diventare il primo giocatore della storia dei playoff autore di una tripla doppia (30-10-10) e un buzzer beater, beh questo è un’altra cosa… Comunque sia ci aspettiamo anche qui una serie combattuta, e soprattutto molto fisica, dove non mancheranno i colpi al limite (e oltre) il regolamento.
Le due serie si annunciano, quindi, lunghe ed intense. Già si sono viste partite bellissime ed andate per le lunghe, e non è che l’inizio!
Francesco Di Cianni

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