Segui e commenta con noi i principali eventi di calcio e basket. Ogni settimana troverete sul nostro sito il Punto su serie A, serie B, calcio estero, i top e flop di ogni giornata calcistica, l'analisi settimanale dei migliori giocatori dei principali campionati europei, approfondimenti sulle squadre e sui giocatori del momento. Con l'inizio dei campionati di basket avremo anche analisi settimanali su serie A ed NBA, ed anche qui approfondimenti su squadre e giocatori del momento.

mercoledì 1 maggio 2013

Il Punto sui playoff NBA. Lakers e Bucks umiliati; New York e Chicago ad un passo dal sogno


 
Ormai da una decina di giorni si è cominciato a fare sul serio, i playoff NBA sono entrati nel vivo. Alcune serie si sono già concluse, altre si avviano verso l’epilogo, mentre alcune sono appena entrate nel momento decisivo con equilibrio ed incertezza a farla da padrone. Andiamo a vedere nel dettaglio gli sviluppi, serie per serie.

Iniziamo con i campioni in carica, che come prevedibile hanno asfaltato i malcapitati Milwaukee Bucks senza nessuna pietà, liquidandoli in 4 partite. Che ci si creda o no, questo è il primo “cappotto” o “sweep”, per dirlo all’americana, che gli Heat rifilano nei playoff in 3 stagioni, da quando, cioè, James e Bosh hanno deciso di portare i propri talenti a South Beach. In sede di previsioni speravamo che i Bucks sfoderassero una partita di orgoglio quantomeno tra le mura amiche, ma non è stato così, con un Jennings in particolare che, specie nel Wisconsin, non ha inciso, e la cosa balza ancora di più agli onori della cronaca se garantisci una vittoria della serie contro i campioni, ancora prima di iniziarla… L’impressione che avuta è che ogni qual volta gli Heat mettessero la terza, il margine tra le due squadre si allargava. Uomini chiave della serie, oltre ad un James dominatore a tutto tondo, gli uomini in uscita dalla panchina, specie il “Birdman” Andersen e un Ray Allen sempre pronto a bombardare la retina dalla distanza, specie sui metri regalatigli dal numero 6. Allen che durante la serie è diventato il leader ogni epoca per triple realizzate nella postseason, davanti a Miller e Kobe, e il tassametro corre…Aspettiamo il secondo turno (o forse la finale di Conference) per un test più indicativo.

Altre tre serie ad Est ancora in corso. Quella tra Knicks e Celtics, però, sembra destinata a concludersi molto presto. Si prevedeva uno scontro molto più equilibrato, con i “vecchietti” di Boston pronti a lasciare tutto sul parquet per, quantomeno, rendere la vita dura ai rivali. Ed invece netto dominio per New York che dopo le prime due gare al Madison è andata ad espugnare il Garden, trovandosi a gara 4 già con il match ball in canna. Qui, con i Knicks senza JR Smith, che, in quello che probabilmente è il miglior momento della sua carriera, visto anche il fresco premio di sesto uomo dell’anno, nel finale di gara 3 ha pensato bene di colpire al volto Terry con una gomitata e conseguente squalifica, è uscito fuori il Celtic Pride che volevano vedere (magari con qualche gara d’anticipo) i tifosi dei verdi. Partenza sprint di Boston, decisa a vincerne almeno una, con rimonta Knicks nel finale e partita all’overtime, dove un Terry sugli scudi ha evitato lo sweep. Ora si ritorna nella grande mela e sarà molto difficile che questi Celtics riescano a rigiocare davanti i propri tifosi. A differenza di quello che era stato l’andazzo in regular season, nei playoff sarebbe servito, eccome, l’apporto di Rondo, che porterà più confusione e meno disciplina in attacco e soprattutto in difesa, ma di sicuro con l’enorme talento di cui dispone avrebbe fatto molto comodo, portando i suoi, se non al secondo turno, ad una serie più incerta.

Knicks che in un virtuale secondo turno troverebbero Indiana. O almeno è quello che sperano i Pacers, che dopo le prime due partite dominate in casa contro Atlanta, si sono complicati terribilmente la vita perdendo le successive due in Georgia. Dopo una gara 3 dove George e compagni non hanno praticamente mai trovato la retina (69 punti a referto), gara 4 sembrava ripercorrere la stessa falsa riga, senonché nel terzo quarto Indiana ha mostrato un minimo d’orgoglio riprendendo gli Haws, ma lo sforzo dei ragazzi di Vogel non è bastato ad evitare la sconfitta. Fin qui le squadre di casa l’hanno fatta da padrona e se è vero il mantra di Pat Riley che recita “una serie non inizia fin quando non c’è una vittoria in trasferta!”, bè allora stiamo ancora aspettando che la serie parta…

La serie più pazza ad Est vede di fronte Bulls e Nets. Dopo una prima partita letteralmente dominata da Brooklyn con Deron Williams in gran spolvero, in gara due la musica è cambiata, ed è cambiata soprattutto la difesa di Chicago, ridiventata quella per cui è famoso coach Thibodeau, limitando gli avversari ad 82 punti e a 76 in gara 3 quando la serie si è spostata nell’Illinois. Risultato: 2 vittorie per Chicago e serie ribaltata. Gara 4 è probabilmente finora la gara simbolo di questi playoff, con tutto ed il contrario di tutto quello che si può vedere su un parquet. Partita incredibile con 3 overtime e un Nate Robinson assolutamente incontenibile e a tratti jordanesco a riprendere una gara che a pochi minuti dalla sirena del quarto quarto sembrava conclusa a favore dei Nets, segnando da ogni posizione e in ogni modo con 23 punti nella sola frazione finale dei regolamentari (24 è il record di Jordan!). CriptoNate che poi, in pieno stile Robinson, nel secondo overtime ha dovuto abbandonare la contesa per raggiunto limite di falli (in appena 28 minuti), ma ciò non ha impedito ai Bulls di portare a casa la partita e portarsi sul 3-1, anche grazie al contributo di comprimari come Mohammed, decisivo nel terzo OT. In gara 5 Brooklyn ha accorciato, ma ora sarà decisiva la sesta partita con Chicago che ha l’opportunità di chiudere in casa ed evitare una scomoda gara 7 in trasferta. Unica possibilità per i Bulls è quella di tenere i Nets a basso punteggio, per via di un attacco che stenta a produrre molto, con il solo Robinson capace di costruirsi un tiro per conto suo, ma sul dinamico Nate di certo non si può fare più di tanto affidamento…Fondamentale sarà anche l’apporto di Noah, sempre alle prese con una fastidiosissima fascite plantare, ma se funziona lui, i Bulls sono tutt’altra squadra, soprattutto nella propria metà campo.

Sostiamoci ad Ovest. Anche gli una serie si è già conclusa, ma, a differenza di quella di Miami, ha fatto sicuramente più rumore. E come potrebbe essere altrimenti se gli eliminati sono i Lakers! LAL “sweeppati” al primo turno per la prima volta nella loro storia. Cala così il sipario su quella che probabilmente è la peggior stagione (di sicuro la più particolare ed imprevedibile) della storia della franchigia gialloviola. E sarebbe stato difficile il contrario se ti ritrovi costretto a giocare con un backcourt composto da Morris, Goudelock e Duhon (fuori durante la serie Nash, Meeks e Blake, oltre che il lungodegente Kobe) e se i tuoi avversari si chiamano San Antonio Spurs, squadra che gioca il miglior basket della Lega e che ha ritrovato un Ginobili in forma playoff, seppur a minutaggio ridotto. Il commento delle partite è, per una volta, superfluo, con gli Spurs a dominare in lungo e in largo gli avversari (solo in gara 1 c’è stata una partita). Per i Lakers si prospetta una offseason pienissima, con in cima alla lista il rinnovo di Howard, che tanto per gradire e mettere ancor più pepe sulla stagione, ha pensato bene di farsi espellere per doppio tecnico nel terzo quarto, rivolgendo poi qualche parolina nell’imbocco del tunnel per gli spogliatoi verso il GM Kupchak. In bocca al lupo…Guardando all’altro versante, procede nel migliore dei modi la corsa di San Antonio, liberatasi senza troppi problemi di LAL, con le tre superstar in gran forma e con tempo per preparare al meglio la prossima serie e riposarsi, che se la tua superstar fa registrare 37 primavere non fa mai male. Unico piccolo neo è l’infortunio patito da Splitter, ma probabilmente il brasiliano si rivedrà già dal prossimo turno.

Altro discorso per la teste di serie numero 1. Oklahoma City che si vede sì in vantaggio per 3-1 contro Houston, con gara 5 in casa, ma che dopo gara 2 ha ricevuto la notizia dell’infortunio al menisco di Westbrook (non aveva mai saltato una partita da professionista!!!) che lo terrà fuori per il resto della postseason (come fatto pervenire dalla società). Molti (compreso il sottoscritto) pensano che questo metta la parola fine al sogno di titolo per i Thunder, perché il numero 0 avrà, ed ha, tanti difetti, ma non si può negare sia un fuoriclasse come pochi in questa Lega. Intanto KD cerca già di far ricredere tutti facendo segnare gare da 41 e 38 punti, con uno strapotere tecnico da far invidia a chiunque. Per gara 3 è bastato, ma in gara 4 le luci della ribalta sono andate su Parsons, che con un Harden un po’ in difficoltà, ha preso in mano la squadra offensivamente ed ha evitato l’eliminazione casalinga. Corsa dei Rockets che, però, dovrebbe concludersi da stanotte in Oklahoma. Per Houston è probabile che basti questo sistema basato su “palla a Durant e vede lui”, ma nel secondo turno, quando di fronte ci sarà una tra Memphis o Clippers, la questione sarà diversa. Coach Brooks dovrà ottenere qualcosa in più dagli altri in attacco, in particolare da Ibaka e Martin, i quali dovranno cercare di assorbire quantomeno i punti che produceva Westbrook per cercare di arrivare ad una finale di Conference. Poi finchè c’è KD, c’è speranza…

La serie più divertente fin qui vede protagonisti Denver e Golden State. Solo un Andre Miller in serata di grazia e deciso a passare finalmente un turno di playoff in carriera, ha evitato la sconfitta casalinga in gara 1. Da lì in poi è andato in onda lo “Steph Curry Show”: il prodotto dell’università di Davidson, più forte di un infortunio alla caviglia, ha martellato la retina da ogni dove portando i suoi alla vittoria in Colorado prima e a mantenere il fattore campo guadagnato poi, nelle successive due gare. Nel secondo capitolo della serie, però, coach Jackson ha dovuto fare a meno di Lee (infortunatosi in gara 1 e playoff finiti) portando in quintetto Jack e adottando in pieno una filosofia “small ball”, cioè con 4 piccoli e un solo lungo, un Bogut salito di livello e a tratti dominante. Coach Karl non ha saputo trovare la giusta contromisura e complice una squadra irriconoscibile rispetto a quella della regular season, si è trovato sotto 1-3. Tornati al Pepsi Center, si è ritrovato anche un po’ di smalto perso, riuscendo a rifarsi sotto per provare a ribaltare la serie. Ma non sarà facile ora che ci si sposterà nuovamente all’Oracle Arena, una delle più calde d’America e con i Warriors intenzionati a chiudere i discorsi. Intanto per dare più brio, sono cominciati gli scontri anche fuori dal campo, con le squadre accusatesi a vicenda di giocare sporco, anche al di là dell’agonismo “da playoff”.

Altra serie intensa ed equilibrata, come ci si aspettava alla vigilia, è quella tra Grizzlies e Clippers. Prime quattro gare che hanno seguito il fattore campo, con LAC avanti 2-0 per poi farsi riprendere, con Memphis corsara in gara 5 per prendere possesso della serie e cercare di sfruttare la sesta partita in casa per volare al secondo turno per affrontare presumibilmente OKC, che senza Westbrook fa ora un po’ meno paura. Dopo una prima gara pressoché dominata, i Clippers sono riusciti a portare a casa la seconda grazie ad complesso buzzer beater di CP3, con un dei migliori difensori NBA, Tony Allen, addosso, l’aiuto difensivo davanti e la sirena pronta a suonare. Nel Tennessee la musica è decisamente cambiata, con i Grizzlies a far valere la propria migliore organizzazione difensiva e di squadra in generale, imbrigliando Paul (gara 3 solo 8 punti, 4 rimbalzi e 5 palle perse) e, quindi, l’attacco degli angeleni, con la coppia Gasol-Randolph a dominare e prendere possesso tecnico della serie. In gara 5 i due hanno continuato da dove avevano lasciato. Quello che è cambiato è stato CP3, da 35 punti, ma purtroppo per i Clippers, è stato il solo uomo, insieme a Crawford, ad andare in doppia cifra (l’altra star Griffin 4 punti in 19 minuti!), il ché è risultato non abbastanza. Se vogliono evitare una precoce eliminazione al primo turno, i Clippers devono cambiare qualcosa, ma probabilmente è troppo tardi se hai basato tutta la stagione sull’estro (per quanto enorme) del tuo play e sulle giocate di Crawford e Griffin. Memphis è più squadra e probabilmente è meglio allenata. Ma con Paul non ci stupiremmo di rivedere la serie tornare a LA.

I Playoff sono appena iniziati, ma le emozioni e le giocate non sono di certo mancate. Molti infortuni ci hanno privato di protagonisti certi (Kobe, Rose, Gallinari, Lee, Westbrook), ma questo non è bastato a privarci di uno spettacolo con pochi eguali al mondo. E siamo solo all’inizio…

Francesco Di Cianni

Nessun commento:

Posta un commento