1. Golden State Warriors. Se ne parla meno di quanto si dovrebbe. I californiani già l’anno scorso avevano una squadra da urlo, con quello che ormai si può ritenere il miglior play della lega, Steph Curry, una guardia pulita ed essenziale, Thompson, un giovane dal potenziale devastante, Barnes, ed una coppia di lunghi tra le meglio assortite di tutta la lega, quella formata da Lee e Bogut. Come se non bastasse in estate è arrivato Andre Iguodala, pezzo pregiato del mercato e probabilmente uno dei migliori difensori del lotto. Iguodala è un collante, può giocare in due o tre posizioni diverse ed ha la giusta mentalità. Anche la panchina non è da buttare, con Bezemore, Ezeli, Green, Speights, elementi che non faranno rimpiangere i titolari. Se l’infermeria non dovesse riempirsi, i Warriors potrebbero sconquassare gli equilibri della lega.
2. San Antonio Spurs. Quando molti li davano per morti e sepolti, ecco che i “vecchi” Spurs vanno ad un possesso dal clamoroso trionfo in finale contro Miami. La squadra è quella dell’anno scorso con qualche aggiunta, come ad esempio Marco Belinelli, che apparentemente gode di grande considerazione da parte di coach Popovich. Chiunque avesse qualche idea di lottare per il titolo dovrà senza dubbia fare prima i conti con loro, sempre presenti quando la palla pesa di più.
3. Los Angeles Clippers.
Tanti i movimenti di mercato di quella che ormai è da considerarsi la prima squadra di Los Angeles. La mossa più rilevante riguarda però la panchina, sulla quale siederà nientemeno che Sua Altezza Doc Rivers, uno che sa come tirare fuori il meglio dai propri giocatori. Paul e Griffin saranno supportati, oltre che dai notevoli De Andre Jordan e Jamal Crawford, due delle note più liete dello scorso anno, anche da Redick, atteso dalla definitiva consacrazione, Dudley, arrivato non senza qualche mugugno da Phoenix, Mullens, Jamison e Darren Collison, elementi più che dignitosi per una panchina di una squadra che punta molto in alto.
Tanti i movimenti di mercato di quella che ormai è da considerarsi la prima squadra di Los Angeles. La mossa più rilevante riguarda però la panchina, sulla quale siederà nientemeno che Sua Altezza Doc Rivers, uno che sa come tirare fuori il meglio dai propri giocatori. Paul e Griffin saranno supportati, oltre che dai notevoli De Andre Jordan e Jamal Crawford, due delle note più liete dello scorso anno, anche da Redick, atteso dalla definitiva consacrazione, Dudley, arrivato non senza qualche mugugno da Phoenix, Mullens, Jamison e Darren Collison, elementi più che dignitosi per una panchina di una squadra che punta molto in alto.
4. Oklahoma City Thunder. Hanno il miglior giocatore della Lega dopo King James, ma per il resto sono un’incognita. Westbrook è tutto da testare dopo il grave infortunio subìto, Ibaka e Perkins non hanno mantenuto le attese che era lecito aspettarsi dal loro potenziale, mentre dopo le cessioni prima di Harden e poi Martin manca una terza bocca da fuoco. Si cerca tra i giovani interessanti del roster, ma l’impressione è che il treno sia già passato per questi Thunder.
5. Houston Rockets. Forse la squadra più difficile da decifrare. L’asse Harden-Howard sembra la bella copia di quello sfortunato esperimento McGrady-Yao Ming. Pochi dubbi sul potenziale offensivo di questa squadra, ma molti sono i punti di domanda che ruotano attorno ai Rockets, come ad esempio la mancanza di un play di primo livello (né Lin, né Beverley danno ampie garanzie) o quella di una solida ala forte, a meno di non scambiare via trade Asik per un 4 “vero”. Ma fino a quel momento sono un gradino sotto alle altre.
6. Memphis Grizzlies. Eccoli ancora qua, sempre a lievitare tra il quarto ed il sesto posto. Una squadra con impianto di gioco ben rodato, Conley-Allen-Prince-Randolph-Gasol è un quintetto di tutto rispetto, ma ancora non paragonabile a quello di altre squadre. Come se non bastasse la panchina continua a non offrire garanzie: Bayless, Pondexter, Ed Davis, ottimi mestieranti ma poco più. La cessione di Gay, effettuata l'anno scorso per questioni economiche, ha probabilmente fatto la differenza tra una squadra da finale di conference ed una da primo turno di playoff.
7. Minnesota Timberwolves. Una premessa: con tutti gli uomini lontani dagli infortuni i Wolves sarebbero anche da quarto/quinto posto, ma sono talmente sfortunati che fatichiamo a considerare realistica tale ipotesi. L’innesto di Kevin Martin ci piace molto, e l’asse Rubio-Pekovic con Love da ala forte ci fa impazzire. Niente male anche la panchina, con Shved, Barea, Budinger, Cunningham, il rookie Muhammad… C’è da divertirsi, ma con una preghiera alla Dea bendata.
8. Portland Trail Blazers. Lo stesso quintetto dell’anno scorso tranne Robin Lopez al posto di Hickson. Ciò che mancava un anno fa era la panchina, probabilmente la peggiore di tutta la lega. Per rimediare sono arrivati Mo Williams, Dorrell Wright, Thomas Robinson che, oltre alla crescita di Leonard e Barton, dovrebbero assicurare a coach Terry Stotts delle rotazioni di qualità. Playoff altamente probabili.
9. Denver Nuggets. La perdita di Andre Iguodala è sanguinosa. Se consideriamo che Gallinari sarà fuori per circa due mesi, fatichiamo a credere che i Nuggets riusciranno ad avere un rendimento simile a quello degli ultimi anni. La coppia di lunghi Faried-McGee ci piace tantissimo, ma per il resto il roster latita: Lawson sperpera in difesa ciò che costruisce in attacco, Chandler è fortemente incostante, i nuovi arrivati Foye e Hickson sono poco più che buoni rincalzi. Per i playoff possono provarci, ma sarà molto dura.
10. New Orleans Pelicans. Con la nuova denominazione dovrebbe arrivare anche una nuova ventata di freschezza. L’asse Holiday-Davis è interessantissimo. Se Eric Gordon dovesse risolvere definitivamente i suoi problemi fisici allora in Louisiana potrebbero anche iniziare a sognare. Occhio a Tyreke Evans, acquisto passato sottotraccia, e Ryan Anderson: dalla panchina potrebbero spaccare molte partite. Senza dubbio i Pelicans si presentano ai nastri di partenza con il miglior roster degli ultimi anni.
11. Sacramento Kings. Qualcosa di interessante inizia ad intravedersi anche nella capitale californiana. Vazquez-Thomas è un più che discreto duo di playmaker; McLemore potrebbe stupire, mentre sotto le plance Cousins ha raggiunto ormai il rango di superstar. Non è da buttare la panchina con Fredette (discreto in pre-season), Mbah a Moute, Hayes, ma soprattutto Carl Landry, ottimo per dare il cambio a Jason Thompson, sulla carta l’ala forte titolare. Molte scommesse per coach Malone, ma se dovessero raggiungere i playoff non ci sorprenderemmo più di tanto.
12. Los Angeles Lakers. Partiti con tutti i favori del pronostico appena un anno fa (anche da parte nostra, lo ammettiamo), sono piombati nell’abisso nel giro di 12 mesi. Il trio portante, Nash-Bryant-Gasol ha una carta d’identità spaventosa, senza contare che Kobe è un’incognita dal punto di vista fisico e che, quando le cose iniziano a non girare per il meglio – come potrebbe accadere quest’anno – ha la sinistra tendenza a voler vincere da solo, spesso con ben pochi risultati. Il resto del roster è un pianto: Kaman, Nick Young, Meeks, Sacre, Hill, Wesley Johnson, giocatori messi insieme in pochi giorni da una squadra senza margine di manovra a causa del salary cap notevolmente oltrepassato. Sarà una stagione lunghissima per i gialloviola…
13. Dallas Mavericks. Falliti tutti i principali obiettivi di mercato (Paul, Smith, Howard e Bynum su tutti), i Mavs si sono tuffati su free agent di seconda e terza fascia, strapagandoli per timore di perdere anche loro. Ecco dunque una coppia di guardie formata da Calderon ed Ellis, Dalembert da centro che andrà a completare il quintetto titolare con Marion e Nowitzki, quintetto che vanta un’età media tra le più alte della storia. Dalla panchina un po’ di freschezza? Maccpè, ecco Vince Carter, Brendon Wright…per non parlare dei nuovi innesti Ellington, Blair, ed il cavallo di ritorno Devin Harris, giocatori di mero contorno. Squadra potenzialmente anche interessante dal punto di vista difensivo, ma il nostro dollaro sulla difesa più battuta della lega lo puntiamo proprio sui Mavs…
14. Utah Jazz. Operazione tanking avviata, ovvero: giocare per perdere, in attesa della strepitosa annata del draft 2014, che unita alla magnifica ondata di giocatori in scadenza di contratto hanno spinto questi Jazz a liberarsi di tutti i migliori elementi (Jefferson e Millsap su tutti) in cambio di mestieranti di terza fascia. Hayward e Favors, uniti forse a Kanter, rappresentano il minimo sindacale da cui ripartire. Se volete farvi due risate date un’occhiata alla panchina dei Jazz: roba forte.
15. Phoenix Suns. Operazione tanking, capitolo secondo. Terrificante la squadra costruita da questi Suns. Il record negativo di vittorie nella storia dell’NBA è ampiamente in pericolo. Dragic e Bledsoe formerebbero anche un discreto duo di guardie (anche se, a parere nostro, non ben assortiti), ma il resto del roster è da film horror. Gortat, centro di buon livello, è stato appena spedito a Washington in cambio del pluriacciaccato Okafor. Come detto, operazione tanking avviata….
Stefano Panza
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