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venerdì 25 gennaio 2013

Il punto NBA, San Antonio aggancia la vetta ad ovest. Diramati i roster per l'All Star Game



Cominciamo la nostra carrellata di notizie sul basket d’oltreoceano partendo dalla Est Coast. Davanti a tutti come al solito Miami che questa settimana è stata in “vacanza”, sfruttando la bellezza di 5 giorni di riposo, cosa più unica che rara in NBA, arrivando fresca e riposata alla sfida contro Toronto, vinta sì, ma solo dopo un tempo supplementare e grazie ai soliti sospetti Wade (35punti) e James (tripla doppia). Segue ad 1 partita e mezza di distanza New York, reduce da 3 vittorie nelle ultime 4, ultima delle quali in quel di Boston, andandosi a prendere la rivincita dopo la sfida di qualche settimana fa, quella del “Melo vs KG”. L’unica sconfitta di queste 4 gare è forse, però, la più dolorosa, dal momento che arriva proprio contro gli odiati cugini di Brooklyn, proprio al Madison e proprio in un giorno come il Martin Luther King Day, con gli occhi della nazione (e non solo) puntati sul parquet della Grande Mela. Nets che sono, senza dubbio alcuno, la squadra più calda della Lega, avendo perso una sola volta a gennaio su 11 partite. Sicuramente la cura Carlesimo sta dando i suoi frutti, rilanciando la squadra al terzo posto ad Est, a due sole L dai Knicks, grazie anche ad una buona difesa, che nelle ultime 3 sfide ha sempre tenuto gli avversari sotto quota 90 punti. Sarà contento Jay-Z (azionista dei Nets) di vedere i suoi avvicinare sempre più la coppia di testa, che di certo non sta brillando per continuità, al contrario dei suoi. 

Dietro tiene Indiana, che dopo le belle vittorie su Houston e Memphis (al fotofinish) si è arresa a Portland, e Milwaukee, rivitalizzata dal nuovo coach Jim Boylan che dall’8 di gennaio ha collezionato 6 W su 8, consolidando la squadra in una zona playoff. Arranca sempre di più, invece, Boston che non vince ormai da 5 partite (nonostante la tripla doppia nella notte di Rondo), ottava e con un record negativo di 20-22, con un margine di 3 partite sulla nona, quella Philadelphia che in questo mese ha vinto solo 3 volte e che sembra una lontana parente della squadra che l’anno scorso aveva sfiorato la finale di Conference. Da segnalare i Cleveland Cavs, più che per le proprie imprese, per quel fenomeno che risponde al nome di Kyrie Irving, che solo pochi giorni fa ci ha regalato un’incredibile prestazione al Boston Garden “quarantellando” e facendo a fettine la difesa dei Celtics. Il più giovane (il ragazzo deve ancora spegnere 21 candeline!!!) nella storia a metterne 40 e vincere a Boston. Meglio di un certo LBJ… 

Andiamo sulla West Coast, dove troviamo due squadre al comando: OKC e San Antonio. Per i Thunder la settimana non è stata di certo esaltante, con 2 W e altrettante sconfitte (tutte trasferte). Si è cominciato andando a vincere a Dallas al supplementare grazie ad uno straripante Durant autore di 52 punti, massimo in carriera (e quasi ci si stupisce per uno come lui che sia “solo” questo il suo career high)! Il viaggio è continuato con la sconfitta a Denver, per proseguire con la vittoria di Los Angeles contro i Clippers, e conclusosi con la sconfitta ad Oakland per mano dei sempre sorprendenti Warriors. Al contrario, gli Spurs stanno attraversando un ottimo periodo, avendo riagganciato la prima posizione dopo ben 6 vittorie filate (la più lunga striscia in corso nella Lega). Quasi tutte vittorie piuttosto agevoli, con sempre protagonisti diversi (vedi uno “scongelato” Bonner da 17 punti in 23 minuti ad Atlanta), e ritrovando Ginobili, ristabilitosi dopo 5 gare di assenza. 

Scivolati in terza posizione i Clippers, che senza CP3 sembrano essere una buona squadra e nulla di più. In difficoltà e in striscia aperta di 3 L, i Clips hanno capito che affidarsi a Bledsoe invece che al genio di Paul, può essere un tantino differente e piuttosto deleterio per i destini della squadra. Quarti troviamo i Memphis Grizzlies, ripresisi dalla pessima scorsa settimana con 3 vittorie su 4, sempre braccati a 1 partita di distanza da Golden State, che è riuscita negli ultimi giorni a fare lo scalpo consecutivamente ai Clippers prima e ai Thunder dopo. Non malissimo… Continua il bel periodo per gli Utah Jazz, con altre 2 vittorie, e di Dallas, che sta tentando di rialzarsi con 1 sola sconfitta nelle ultime 6 (vedi sopra, OKC). Dall’altro lato, non finisce il periodo nero per Houston e Minnesota, accomunate dal fatto di aver regalato una sola gioia ai propri tifosi dall’9 gennaio, i primi ai danni dei Bobcats (non certo l’impresa del secolo…) e i secondi proprio ai danni dei Rockets. Da sottolineare il cambio in panchina per Phoenix, che dopo aver dato il benservito al buon Alvin Gentry, ha messo sotto contratto Lindsey Hunter (i più attenti lo ricorderanno in calzoncini qualche stagione fa con Pistons e Bulls). E per ora il cambio sta producendo risultati (W su Kings e Clippers). Ovvio capitolo a sé fanno i Lakers. Dopo 4 L di fila, la postseason è sempre più lontana per i gialloviola, dodicesimi ad Ovest. In realtà l’ottava piazza non è neanche così distante (a 4 partite), ma di certo la squadra non sta dando i segni di vita che speravano D’Antoni e Kupchak. Il baffo ha ormai annunciato l’adozione di un quintetto piccolo con conseguente relega di Gasol a sesto uomo di extra-lusso, visto che la squadra non sembra reggere una struttura con doppio lungo. LA, che nelle ultime 12 ha perso le bellezza di 10 gare, potrebbe a questo punto anche esplorare le opzioni di una trade (con il catalano sempre primo indiziato a cambiare aria), ma di certo il problema principale sembra essere quello di poca cattiveria, agonismo e sacrificio per la squadra. Di certo si può star sicuri che in casa dei gialloviola non ci si annoia mai… 

Passando agli italiani, Gallinari e i suoi Nuggets, dopo aver perso in casa inaspettatamente contro i Wizard, si sono presto rifatti sulla prima della classe, i Thunder, vendicando anche la sconfitta patita solo qualche giorno prima in Oklahoma, ripetendosi a Houston. Gallinari sempre in grande spolvero e tra i migliori dei suoi, che hanno riabbracciato un giocatore importante come Wilson Chandler, che di sicuro farà molto comodo a Karl in uscita dalla panchina. Settimana molto positiva per i Bulls e soprattutto per Belinelli: Marco si è preso la soddisfazione di mettere il canestro decisivo a Boston a pochi secondi dalla fine, ripetendosi 5 sere più tardi contro i Pistons, raccogliendo un pallone salvato da Noah e depositandolo in fondo alla retina con annesso tiro libero supplementare. Nel mezzo la sconfitta di misura contro Memphis e la netta vittoria contro i Lakers, con il Beli davanti il suo idolo Kobe a metterne 15, di cui 8 decisivi nel finale di gara. 

Nella notte nel frattempo sono stati resi noti i nomi delle riserve, che a meno di infortuni, partiranno per l’All Star Game di Houston: per l’Est Tyson Chandler, Paul George, Jrue Holiday, Kyrie Irving, Joakim Noah (tutti alla prima convocazione), Chris Bosh e Luol Deng; per l’Ovest LaMarcus Aldridge, Tim Duncan, James Harden (prima convocazione), David Lee, Tony Parker, Zach Randolph e Russel Westbrook. Come al solito le convocazioni saranno soggetto di discussioni e polemiche sul perché si è convocato l’uno e non l’altro, sul “meriterebbe questo e non quello”. Per quanto mi riguarda, le scelte sono fatte seguendo un criterio piuttosto di un altro da parte dei coach, ma di sicuro i giocatori convocati meritano di stare nella partita delle stelle. D’altro canto non c’è dubbio che i grandi esclusi e i protagonisti di una grande metà stagione non riconosciuta (appieno) ci sono da una parte (Brook Lopez, JR Smith, Josh Smith, Brandon Jennings) e dall’altra (Steph Curry, Jamal Crawford, Marc Gasol, Damian Lillard, Al Jefferson, il nostro Gallo). Di sicuro in quel di Houston ci gusteremo i migliori atleti visibili ad oggi su un parquet e non possiamo che augurarci di assistere ad una partita tirata e combattuta, con giocate in grado di farci sobbalzare dalla sedia, come certamente questi 14 giocatori (chi più chi meno) sanno fare. 

Francesco Di Cianni

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