Segui e commenta con noi i principali eventi di calcio e basket. Ogni settimana troverete sul nostro sito il Punto su serie A, serie B, calcio estero, i top e flop di ogni giornata calcistica, l'analisi settimanale dei migliori giocatori dei principali campionati europei, approfondimenti sulle squadre e sui giocatori del momento. Con l'inizio dei campionati di basket avremo anche analisi settimanali su serie A ed NBA, ed anche qui approfondimenti su squadre e giocatori del momento.

sabato 19 gennaio 2013

L'angolo della tattica. Il Liverpool, la ricetta di Rodgers per tornare grande


Storiacamente, quando pensiamo alle squadre inglesi, siamo soliti restringere il campo alle squadre che più hanno entusiasmato nel calcio che fu. Una di queste indubbiamente si trova nel Merseyside, lì dove la rivoluzione industriale ha avuto grosso seguito, inseme alla rivoluzione culturale e musicale musicale. Cantieri in continuo fermento, She Loves You e riff nuovi che si udivano nei pub, eventi culturali, dalla poesia all'arte in genere. Liverpool però non è solo questo nella cultura antica della città, oltre i Beatles (almeno nella città, si equivalgono) c'è una squadra che vede luce nel 1892, 14 anni dopo la nascita del primo "Football Club" della città (l'Everton).

Nonostante i "Reds" fossero il secondo club della città, la squadra ben presto inizia a scrivere pagine di storia importanti, affiancando il proprio nome alle grandi di questo calcio, e ovviamente della città. E' il secondo club più titolato d'Inghilterra, con 18 campionati, ed è tra i club più titolati del mondo, con ben 5 Coppe Campioni, 3 coppe Uefa e 3 Supercoppe Europee (tutti record in patria). Inoltre vanta l'onore di poter giocare su uno degli stadi più belli della storia, l'Anfield, con la Kop, celebre curva che in caso di vittoria o di sconfitta, mostra sempre la propria solidarietà ed empatia con la squadra con la celebre canzone divenuta motto della squadra: You'll never walk alone!

Ormai però, da un pò di anni, anche a causa di problemi economici, il Liverpool non è più la squadra temibile che tutti ricordiamo: L'ultimo campionato risale al 1990, e cosa più grave non sembra esserci un progetto capace di far tornare la squadra ai livelli che merita.

La stagione in corso vede la squadra navigare in acque lontane dai posti celebri, uno scialbo ottavo posti con solo 31 punti nel borsino non fanno parte della tradizione calcistica della squadra, anche se pare una conseguenza logica dati gli uomini in campo. Andiamo quindi a vedere tatticamente, com'è disposta la squadra dei Reds, affidata a Brendan Rodgers, che ha preso il posto dello storico calciatore e allenatore del club Kenny Dalglish.

Il nordirlandese comunque si è fatto valere in contesti minori quale quelli dello Swansea, creando una filosofia di gioco che attinge ai metodi di Del Bosque. Il metodo di gioco del mister presuppone un: "pass-think, pass-think" ossia una preparazione dell'azione che parte dalla difesa, che si riorganizza a centrocampo e che sfrutta la creatività in attacco. E' anche un cultore del pressing intelligente, ossia quella situazione tattica in cui la squadra compie un movimento collettivo per il recupero della sfera. Pensare per un calciatore è fondamentale, e farlo prima degli avversari è decisivo.

Per cui non è tanto decisivo il modulo, che comunque deve coprire fisicamente tutte le zone del campo (quindi 4-3-3 oppure 4-1-4-1) ma diventa importante come i calciatori interpretano le singole situazioni di gioco, presupponendo quindi una "speed of thought".

Vediamo quindi che la squadra difende i propri pali con l'ormai esperto (seppur spesso impreciso) Reina; spesso il portiere si lascia andare i cali di concentrazione che hanno fatto perdere tanti punti alla squadra. Ama troppo giocare la palla e questo permette si di avere un uomo in più in fase di impostazione, ma presuppone anche che il num. 1 goda di una tecnica di base sufficiente, cosa che onestamente non riscontriamo in questo portiere.

La difesa, sempre schierata a 4, vede Skrtel ed Agger centrali inamovibili, così da garantire anche una "memoria di gioco alla squadra". In genere Agger è colui che fa partire l'azione, stazionando sempre sul lato sinistro del campo in posizione laterale con il corpo, così da far guadagnare metri i terzini, e poter utilizzare la famosa uscita della palla a tre, con Reina che si alza in una finta posizione di centrale, e Skrtel pronto ad occupare l'altro lato del campo. L'uscita è sempre a tre e presuppone un gioco che vada schiacciandosi sul regista della squadra, o che trovi profondità alla ricerca dei terzini. Ovviamente in fase di non possesso la squadra ristabilisce l'ordine dei 4, ma la squadra spesso fatica a riconquistare la giusta posizione, lasciando quindi così troppi spazi agli avversari che spesso ne hanno approfittato.

I terzini, Johnson (inamovibile) e Josè Enrique (con il promettente Wisdom pronto alla chiamata) sono per caratteristiche molto offensivi, che è un bene in fase di transizione quando si tratta di ripartire in contropiede o di andare in profondità per inserire palloni ai tiratori, ma sono meno propensi alla chiusura, facendosi appunto trovare impreparati quando si tratta di rimettersi a posto con il corpo e prepararsi a difendere chiudendo l'angolo di passaggio o di tiro. 

Il centrocampo, paradossalmente è la zona di campo meno ordinata, in quanto non si riesce a trovare una giusta alchimia e continuità a parte due elementi. Questo blocca la filosofia di gioco di Rodgers, che come tutti ormai nel calcio moderno, fa del centrocampo il punto nevralgico del gioco, e se questo "pensa" in maniera discontinua e disordinata, allora il gioco stenta. Generalmente a tre, i più utilizzati in questo senso sono Sterling, Allen e l'ormai intramontabile Lord del calcio britannico e mondiale Steven Gerrard. Allen, pupillo del mister che lo ha voluto con se dopo l'esperienza allo Swansea è il classico calciatore incursore con una buona capacità al gioco palla a terra; lui meglio interpreta rispetto agli altri che possono subentrargli (Handerson, Lucas, Shelvey) il ruolo di mediano capace di giocare la palla con un tocco e stazionare a protezione della difesa e in fase di possesso e in fase di non possesso. Ogni volta che il gioco esce fuori, lui si posiziona tra quei dieci metri che separano la difesa dal centrocampo e cerca di smistare il gioco sempre con tocchi di prima. Meno abile è nel rilancio della palla in fase di transizione, e questo pesa in quanto tocca al capitano Gerrard abbassarsi e rilanciare la sfera, anche se questo fa perdere uomini in fase d'attacco e tempo in quanto la fase di transizione dura di più (6-7 secondi diventano troppi).

Come abbiamo accennato, il centrocampo può essere a 3 come a 4 e questo diventa anche decisivo per la scelta degli uomini. A 3, Sterling viene spostato nel suo ruolo naturale di ala (raramente lo vediamo impiegato come interno nei 3) con Shelvey ed Handerson che così vanno ad occupare la posizione di interno così da garantire quel pressing accompagnato dai dettami di Gerrard. Quando la squadra passa a 4, il giovane giamaicano naturalizzato inglese, occupa la posizione di esterno con Downing che così si posiziona sull'altra parte del campo, e qui il gioco cambia un pò contesto in quanto si cercano più gli esterni, che posizionati sulla fascia opposta al loro piede, possono andare al tiro (i cross risultano inutili per una squadra sprovvista di torri). Certo è che gli equilibri del centrocampo sono garantiti solo ed esclusivamente dal capitano. Steve G, così chiamato dai tifosi, è il faro e la salvezza del gioco di Rodgers: fuoriclasse unico, di rara eleganza e bellezza calcistica, riesce ancora, nonostante l'età a coniugare tutte le fasi di gioco con qualità. In fase di non possesso coordina il pressing (forse l'unico aspetto tattico del mister che è stato ben conseguito ed assimilato) e addirittura è lui l'uomo decisivo che sale sul portatore e ruba la palla per far riproporla in attacco; fa nascere la fase di transizione attraverso diagonali a servire gli esterni sempre perfette e per potenza e per precisione, così da non creare mai difficoltà nello stop del compagno. Inoltre, in fase d'attacco riesce ad andare senza palla e farsi servire in corsa così da poter avere la ricezione tra le linee ed andare al tiro (infatti garantisce sempre cospicui gol, già 5 in questa stagione). Ogni parola di elogio basterebbe per descrivere questo fuoriclasse, tra i più grandi di sempre, che riesce ancora con la sua rabbia ed il suo amore per la maglia, a trascinare la squadra. Se si spegne Gerrard (e può accadere data comunque l'età) si spegne inevitabilmente il Liverpool.

Se per il centrocampo Gerrard risulta vitale, non vorremmo nemmeno pensare cosa accadrebbe senza Luis Suarez! Per quanto possa essere antisportivo ed antipatico, anche alla squadra stessa (fateci caso, esulta sempre da solo), il calciatore gode di un talento puro che lo rendono una prima punta in grado di attaccare gli spazi con rapidità (dato il fisico), andare nel dribbling uno contro uno, e cercare anche gol da vero rapinatore d'area, ossia anticipando il movimento del marcatore. In fase di non possesso rimane l'unico uomo d'attacco, permettendo così alla squadra di disporsi in un 4-5-1, ma spesso non disdegna il sacrificio, permettendo così di avere tutti gli uomini dietro la linea della palla, creando così il pressing collettivo, e quindi una ripartenza di squadra che parte dall'attaccante che appunto conquista spazi in profondità, ricevendo la palla tra le linee.

Certo, ora è arrivato Sturridge, e magari dividersi i compiti dovrebbe giovare alla squadra, ma di certo non migliora un contesto calcistico pieno di problemi, sia di natura tattica ma anche di qualità dei calciatori. I soldi sono stati spesi, ma male e questa gestione negativa del denaro ha soltanto creato un buco societario che chiaramente riflette la situazione negativa del club. L'allenatore sta cercando di dare una buona impronta alla squadra, e in fin dei conti ci sono molti calciatori giovani che in teoria potrebbero portare di anno in anno qualcosa in più, ma indubbiamente siamo lontani da quel Liverpool che ha fatto la storia del gioco, che vinceva campionati e coppe, che imponeva il proprio gioco con intelligenza, correttezza e ordine. Nulla di tutto ciò si trova più nei Reds, ed anzi quella squadra, quella mentalità storica, sembra purtroppo un lontano ricordo.

Ernesto D'Ambrosio

Seguici anche su facebook! Metti mi piace alla pagina We love these games

Nessun commento:

Posta un commento