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giovedì 31 gennaio 2013

L'angolo della tattica. Perchè la Roma di Zeman non decolla?


L'angolo della tattica torna questa settimana con una particolarità, un tocco di nuovo che non si discosterà comunque dal campo. Andremo ad esaminare i "problemi" ed i punti di forza delle squadre della serie A e non solo, cercando di capire, sempre tatticamente, la natura degli stessi e come, a nostro modesto parere, possano essere risolti. Ovviamente non vogliamo sostituirci agli allenatori, ma sempre con la prova fattuale del campo, vogliamo ragionare su dati aspetti che nelle singole partite, ma anche in serie, fanno la differenza.

Il primo argomento di discussione sarà la Roma del maestro Zeman, che alterna spesso grandi prestazioni a partite che lasciano molti dubbi sulla gestione del gioco e non solo. Come correggere secondo noi gli errori di squadra? 

Innanzitutto occorre analizzare gli errori. Abbiamo già in passato analizzato il calcio del mister Boemo (Clicca qui per rileggere l'articolo), e guardando le partite abbiamo riscontrato elementi che danno ragione ai numeri. La Roma è la squadra che segna di più in campionato (ben 47 gol) ma è anche la seconda difesa più battuta della serie A (38 gol), quindi i numeri ci lasciano intendere che qualcosa in difesa o quanto meno nella fase difensiva, non va.

Indubbiamente la difesa, nella filosofia di gioco di Zeman, è sempre stata oggetto di discussione per vari aspetti, tra cui comunque l'atteggiamento sempre spregiudicato nei novanta minuti di gioco. Attenzione, spregiudicato non indica un'incoscienza ne una disorganizzazione quanto un modo di vedere il calcio. Certo è che il fatto di voler attaccare con costanza crea non pochi problemi. Il primo è di natura fisica. Tenere ritmi forsennati per un'intera partita, porta i calciatori ad avere meno energie nei novanta minuti di gioco, ergo meno lucidità nell'interpretazione dei dettami del mister.

Zeman tende a tenere la difesa molto alta in fase di attacco, quasi sulla linea del centrocampo, e questo tende ad essere nocivo quando in fase di transizione (dall'attacco alla difesa), l'intera linea difensiva deve rientrare e risistemarsi; ciò implica un impiego di energie molto alto che nei novanta minuti si fa sentire, specie per i terzini che dopo l'azione, rientrano con quei 2/3 secondi in ritardo che possono costar caro. Questo si riflette quindi tatticamente: Avendo i terzini alti, spesso la squadra è soggetta a contropiede che non sempre può essere annullato col recupero della palla sulla trequarti. Certo, la Roma non subisce molti contropiedi per via di un'abnegazione al sacrificio notevole dei calciatori, ma bisognerebbe gestir meglio le energie per non doversi trovare sempre in situazioni di squilibrio.

Altro problema sta nelle diagonali. Strano a dirsi per una squadra di serie A, ma spesso e volentieri la squadra sbaglia le diagonali di gioco! 

Definiamo diagonale lo spostamento dei calciatori in base alla posizione del pallone, così che ognuno scali nella posizione del compagno cercando di tenere quindi le zone occupate. Ovviamente questo richiede che la diagonale sia eseguita anche dai centrocampisti qualora a "scalare" sulla palla sia un terzino. Ecco, spesso la squadra vuoi per stanchezza, vuoi per inesperienza o per mancanza di concentrazione, lascia entrare in area alle proprie spalle gli avversari, concedendo quindi che questi attacchino gli spazi e ricevano passaggi utili per andare alla conclusione. La Roma si schiera a 3 a centrocampo e 3 in attacco, ergo gli esterni d'attacco dovrebbero scalare attivamente coprendo di più le zone di gioco, e il centrocampista dovrebbe quindi seguire l'incursore che va senza palla. 

Anche la fase offensiva manca di quella lucidità necessaria che serve a chiudere le partite. La Roma crea tante occasioni, ma ne sciupa tante, e spesso bisogna vedere 4,5 azioni concluse male prima di veder segnare la squadra. Chiaramente dire che siano solo i ritmi di gioco è una riduzione troppo spicciola, anche se partire senza palla per 30-40 metri, e ripeterlo per tutta la gara, alla lunga crea qualche difficoltà, ma spesso vediamo anche degli errori clamorosi (Destro ne è l'emblema) magari anche dettati dalla sfortuna.

Indubbiamente però non si può rimproverare il mister, che spesso ha visto perdere punti preziosi per errori banali, e dal portiere, e dal difensore di turno e da carambole sfortunate, certo è che qualcosa bisogna fare! Si sente, anche per le diagonali, la mancanza di un mediano che detti i ritmi e le diagonali durante la fase difensiva (non si capisce cosa sia successo con De Rossi.....) e che quindi oltre ad andare ad aggredire il portatore avversario, dia alla squadra quella compattezza nei 30 metri da difendere. La transizione richiesta da Zeman deve essere ben assimilata, e magari il mister, può cercare di spremere meno la squadra spezzando i ritmi di gioco con un palleggio che può comunque creare un'improvvisa verticalizzazione.

Tutto ciò non deve intaccare la filosofia di gioco del mister, perchè Zeman è questo, prendere o lasciare, e certo quando si sceglie di prendere Zeman, ci si aspetta che sia supportato a livello mediatico ma anche sul fronte campagna acquisti, cercando di scovare giocatori abili tecnicamente con esperienza e pronti fisicamente.

Quando la Roma ha attuato un gioco più "spezzato" (vedi Inter-Roma, Roma-Milan o Fiorentina-Roma) la squadra ha portato a casa il risultato senza incorrere in grossi rischi, quando invece si è lasciata prendere dal proprio ritmo frenetico, ha patito ed ha perso punti importanti.

Resta la curiosità di vedere, come, nel corso della stagione, il maestro boemo ovvierà a questi errori, ma lo ripetiamo, lo spettacolo di Zeman ha anche delle controindicazioni... Prendere o lasciare!

Ernesto D'Ambrosio

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