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martedì 15 gennaio 2013

L'angolo della tattica. Il Napoli spumeggiante di Walter Mazzarri


Senza alcun dubbio la tifoseria più calda d'Italia, che più segue la squadra, è tornata ad avere un posto che le compete tra le piazze più importanti d'Italia, e non tanto per titoli vinti, ma per l'energia spassionata che i tifosi riescono a trasmettere in maniera unica. Chiaramente il Napoli è una squadra speciale formata da tifosi unici in tutti i sensi.

La città sta ripagando con la costante presenza gli sforzi fatti dal Presidente De Laurentis, che ha ripreso una squadra dai bassifondi della Serie C (non me ne vogliano ma non è la serie che compete ad una piazza come Napoli) e l'ha riportata tra le grandi della massima categoria, facendo ricordare (senza esagerare eh!) i tempi tanto cari ai tifosi azzurri, quei tempi in cui un "Dies" infiammava i cuori della tifoseria partenopea e quelli di tutti gli amanti del calcio (meglio non citare il nome, così da non correre nel rischio di uscire dal tema principale!).

L'angolo della tattica torna, con il Napoli, a valutare il gioco di una delle squadre che meglio ha ripreso dopo la sosta Natalizia. Il mister Mazzarri, in carica dall'ottobre del 2009, ha conferito alla squadra il suo gioco classico impostato sul 3-5-2 che ha subito lievi variazioni nel corso del tempo a seconda della tipologia di calciatori presenti nello spogliatoio. Da quest'anno, a parte qualche partita per motivi tattici legati all'avversario, la squadra ha giocato sempre con un 3-5-2 che varia in 3-4-3 in fase d'attacco e 5-4-1 in fase di non possesso. Questa filosofia di gioco ha fruttato alla squadra 40 punti (42 di fatto, ma non è la sede adatta per discuterne, né francamente ci va) con 13 vittorie 3 pareggi e 4 sconfitte, quindi un momentaneo terzo posto.

Con gli ormai consueti blocchi andiamo ad analizzare il gioco del mister Toscano:
I pali sono difesi da Morgan De Sanctis, sempre titolare in campionato, che quest'anno appare un po' sottotono (spesso incappa in errori di posizione che alla lunga pesano sul tabellino dei punti in classifica), ma nonostante ciò generalmente garantisce fiducia ai compagni di squadra e preserva un equilibrio nello spogliatoio in quanto gode della stima del Mister. Caratteristica importante di questo portiere, è il rilancio a palla attiva: cerca di bloccare in uscita il pallone e rigiocarlo verso gli esterni, così da creare contropiedi costanti per una squadra che comunque nasce con questa filosofia, ossia la ripartenza sfrenata ad alta velocità. I rilanci permettono alla squadra di conquistare metri importanti senza che il pallone vada giocato magari in situazioni più pericolose (il contropiede per essere veloce richiede tocchi di prima, cosa non facile se magari si gioca la palla spalle alla porta).

La difesa è schierata a tre, come è sempre stato nelle squadre allenate da Mazzarri. Gli interpreti orfani di Cannavaro, ora non disponibile, rispondono ai nomi di Campagnaro, Gamberini e Britos, che hanno sempre giocato in difese a tre e quindi sono attenti ai movimenti che una difesa del genere richiede. In fase di non possesso, manca in questo momento un vero uomo capace d'impostare, quindi Mazzarri ha pensato bene di impiegare Britos centrale di difesa cui grava il compito di alzare la testa e far partire la manovra cercando i piedi di Inler che si posiziona in maniera laterale al compagno così da avere un angolo di passaggio più efficace, con Campagnaro (dotato di ritmica in fase di chiusura e forza fisica in marcatura) centrale di destra e Gamberini a sinistra, con questi che stringe molto in fase di copertura per aiutare Britos a salire. In fase di non possesso la squadra azzurra stringe il campo e vede gli esterni Maggio e Zuniga (con Mesto pronto alla chiamata) indietreggiare e interpretare così il 5-4-1 alla perfezione. Tengono il campo con diligenza e intensità, proprio per stringere gli spazi ed evitare che ci siano triangolazioni avversarie che portino il marcatore ad allargarsi e quindi creare buchi in mezzo (quando sbagliano i terzini il Napoli subisce spesso queste dinamiche). Gli esterni risultano fondamentali nel gioco offensivo quanto in quello difensivo, infatti quando non sono rapidi nella chiusura (il recupero deve avvenire nel più breve tempo possibile) la squadra si trova sfilacciata, i centrocampisti tendono a star larghi per ricoprire tutti gli spazi della propria metà campo ma giocoforza questo crea spazi centrali che gli avversari spesso sfruttano. Il Napoli è una squadra abile nel contropiede ma meno brava a respingere i contropiedi avversari quando si tratta di gestire il gioco. Certo Zuniga e Maggio forniscono sempre una buona quantità di cross e dribbling (soprattutto Zuniga) che permettono alla squadra di avere sempre più occasioni per segnare in vari modi. Sempre gli esterni in fase d'attacco sono abili a stringere il campo per cercare il gol su diagonale d'attacco (Maggio è un goleador nascosto, avendo già realizzato 4 reti).

Il centrocampo a 5 schiera Inler come regista della squadra e vertice basso davanti la difesa, così da avere quel giocatore qualitativamente valido in grado di servire i compagni in corsa o giocare di prima così da avere un gioco sempre intenso. E' sempre lui l'uomo che fa ripartire l'azione in fase di transizione, che praticamente si fonde con la fase d'attacco, in quanto appunto gli attacchi del Napoli avvengono quasi sempre in contropiede. Attenzione, questo non vuol dire che il Napoli sia una squadra "provinciale", ma anzi cerca il recupero della palla a centrocampo o davanti la propria area così da sfoggiare le proprie qualità atletiche offensive di cui indubbiamente dispone. Behrami (o come riserva Jolly, Dzemaili) risulta fondamentale nel gioco del tecnico livornese, in quanto è l'incontrista dotato di corsa che deve mettere pressione al perno di gioco avversario andando in pressing sulla sua ricezione e portando alto il baricentro della squadra insieme ad Inler, stando sempre attento a fare buona guardia alla difesa (spesso è l'unico che rientra con rapidità).

Faro del centrocampo e falso esterno d'attacco è il leader tattico della squadra: Marek Hamsik, questo campione (simile per gioco a Frank Lampard) rappresenta il classico incursore e raccordo tra centrocampo e attacco. Unisce una grande qualità nel dribbling, che non sarà fulminante, ma che è classico dell'incursore che va via al giocatore con forza, con movimenti senza palla che vanno e per vie centrali e per gli esterni (svaria su tutto il fronte offensivo non lasciando vuoti quindi quei 10 metri di campo tra attacco e centrocampo). Indubbiamente è il calciatore che unisce tecnica ad intensità, caratteristiche sempre utili al 3-5-2 di Mazzarri. In fase di non possesso spesso però difetta nelle chiusure, costringendo (mica tanto poi) la punta a rientrare fino ai piedi dell'area. Mazzarri ha avuto l'intelligenza di sfruttare questa cosa a suo favore, permettendo ad Hamsik di far partire il contropiede da dopo il centrocampo, portando a se gli uomini avversari, schiacciandoli al centro di quei 4-5 metri necessari agli esterni, e avendo così la punta, Cavani libero da compiti e quindi mina vagante per attaccare la profondità.

L'attacco ovviamente è Edinson Cavani, simbolo di questo Napoli. Indubbiamente uno dei centravanti più forti al mondo, coniuga una forza fisica con una tecnica notevole, soprattutto per quanto riguarda il tiro, arma principale di questo calciatore che riesce ad usare entrambi i piedi (nonostante lui sia destro) con abilità e dispone anche di un ottimo tempismo nel colpo di testa. Se proprio si vuole andare a cercare il pelo nell'uovo, il difetto dell'uruguaiano è la mancanza di dribbling nell'uno contro uno, ma colma questa carenza con scatti in progressione e tiri improvvisi. Certamente è uno degli attaccanti più decisivi (17 partite, 16 gol) che ci sia, e la clausola rescissoria che grava su di lui (62 milioni) di questi tempi, sembra più che giustificata.
Certo, l'attacco del Napoli, ha anche Pandev, ottimo elemento (un po' sottovalutato dalla stampa) che coniuga una maestria nell'attaccare gli spazi e un buon dribbling nell'uno contro uno, grazie anche al baricentro basso, con un sacrificio in fase di non possesso sugli esterni, con un'esperienza che fa sempre bene ad una squadra giovane e che quindi non ha molti elementi che hanno affrontato partite "decisive". Altro elemento valido e promettente è il beniamino dei tifosi Lorenzo Insigne, che sta man mano crescendo ed aumentando il livello delle proprie prestazioni, anche se spesso Mazzarri lo "vincola" troppo a compiti tattici, specie sulla fascia sinistra, che limitano il ragazzo, molto più abile quando è "svincolato" da compiti in fase offensiva.

La squadra indubbiamente si trova, in maniera meritata, a lottare per un sogno che manca a Napoli da tempo, e quindi ha la voglia di provarci (nonostante le smentite spesso esagerate di Mazzarri); certo però questa squadra spesso dimostra di non riuscire a tenere con tutti il pallino del gioco, e va in difficoltà quando trova squadre organizzate difensivamente, in grado di chiudere gli spazi sugli esterni. Altro difetto, è la mancanza di esperienza e cattiveria nel chiudere le partite magari già scritte, o di farsi prendere da forse una smisurata foga agonistica così da non giocare più in maniera ordinata. Certo, il mister ha anche le colpe di essere troppo maniacale nella gestione tattica della squadra, finendo alla fine per limitare a volte il gioco degli uomini che magari nelle partite chiuse, possono tirare fuori il colpo di genio. Detto ciò indubbiamente la squadra è abituata ormai all'interpretazione del gioco di Mazzarri e non resta che aspettare quel salto di qualità che la porti ad essere una grande a tutti gli effetti. Indubbiamente i requisiti ci sono; non ci resta che aspettare le sentenze del campo, che possano rendere felici i tifosi azzurri che non vedono l'ora di poter cantare 'O surdato nnammurato per il titolo più ambito, dopo la coppa Italia conquistata lo scorso anno.

Ernesto D'Ambrosio

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