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giovedì 19 settembre 2013

Con Benitez ora il Napoli può sognare

I tifosi del Napoli sognano ad occhi aperti. E se si possono permettere di sognare, forse il motivo principale ha un nome ben definito: Rafa Benitez. L’allenatore spagnolo è arrivato per raccogliere un’eredità comunque pesante, quella di Walter Mazzarri, che aveva riportato il Napoli nell’elite del calcio italiano, e finora si sta dimostrando per quello che è stato in tutta la sua carriera, ovvero un allenatore di livello internazionale.

In realtà Benitez, appena arrivato a Napoli, qualche dubbio se lo portava dietro. C’era chi diceva che non fosse l’ideale per una piazza caliente come quella di Napoli, e chi invece ricordava il suo fallimento (ma poi è stato davvero un fallimento?) nella sua precedente esperienza italiana, all’Inter. Dubbi per la verità un po’ poco convincenti, perché forse i tifosi napoletani non avevano ben capito chi si erano messi in casa con l’arrivo dello spagnolo, ovvero uno degli allenatori più vincenti al mondo fra quelli in attività.

Dopo una serie di esperienze fra alti e bassi con alcune formazioni di medio livello in Spagna, nella seconda parte degli anni Novanta, Benitez si è fatto conoscere al grande pubblico con il Valencia, allenata fra il 2001 e il 2004.
Arrivato sulla panchina valenciana all’indomani della doppia finale di Champions League persa nel 2000 e 2001 contro Real e Bayern, Benitez ha subito compiuto la prima impresa, vincendo la Liga nel 2002 e riportanto il titolo nella città valenciana dopo 31 anni. Non contento, si è ripetuto due anni dopo, in quello che resta l’ultimo campionato spagnolo non vinto da uno dei due mostri sacri del paese. E la stagione 2003/04 non è finita lì, perché Benitez ha portato a Valencia anche la Coppa Uefa, battendo in finale l’Olympique Marsiglia di Didier Drogba.

Benitez ha poi intrapreso l’avventura inglese. Al Liverpool, in una squadra che pur di ottimo livello non si poteva nemmeno pensare di paragonare per valori tecnici a squadre come United, Chelsea o anche Arsenal, ha portato i Reds nelle sue prime quattro stagioni per tre volte tra le prime quattro d’Europa, vincendo due volte in semifinale contro il Chelsea di Mourinho e perdendo una semifinale con lo stesso Chelsea ai supplementari (ricordate il famoso autogol di Riise?), e mettendo la ciliegina sulla torta con la celebre vittoria sul Milan nel 2005. Al Liverpool ha chiuso con altri trofei, fra cui la prestigiosa Coppa d’Inghilterra nel 2006.

Ed eccoci alla sua prima avventura italiana. Inutile ripercorrere quello che è successo all’Inter, perché tutti lo sanno già. Più che ricordare i suoi successi (la Supercoppa Italiana contro la Roma e un Mondiale per Club contro squadre che – siamo onesti – avrebbe battuto anche un qualsiasi allenatore di Prima categoria), la “sfortuna” di Benitez è stata quella di arrivare in un ambiente che vedeva il suo predecessore Josè Mourinho come una specie di Dio. Lui ha cercato di imporsi, ma l’ambiente – senatori in testa – lo ha rifiutato. E a ciò si è aggiunta la società, che non ha fatto praticamente nulla di quello che lo spagnolo chiedeva sul mercato.

Finita l’epopea di Benitez? Nemmeno per sogno. Richiamato sulla panchina del Chelsea campione d’Europa al posto di Di Matteo, ha avuto di nuovo a che fare con un assurda situazione ambientale, con gente che ancora una volta rimpiangeva Josè Mourinho. Lui cosa ha fatto, per non perdere l’abitudine? Ha vinto. Prendendo in mano una squadra disastrata ha ottenuto la vittoria dell’Europa League nello scorso maggio, tutt’altro che scontata solo qualche mese prima. E il ringraziamento che ha ricevuto, più che dalla società da tutto l’ambiente, è stato quello di un bel calcio nel sedere per il ritorno – guarda un po’ – di Josè Mourinho.

Di tutto questo ora godono i tifosi del Napoli. Certo, è presto per usare toni trionfalistici (in campionato per esempio, gli azzurri hanno battuto tre squadre ampiamente alla loro portata), ma la scelta per ora pare proprio quella giusta. Benitez ha dato al Napoli quella mentalità internazionale che De Laurentiis voleva e la cui mancanza la rimproverava a Mazzarri. La gara con il Dortmund, con i tedeschi - vice campioni d’Europa - di fatto annichiliti da un Napoli per la prima volta davvero in formato europeo, è l’esempio migliore. E i tifosi azzurri si augurano sia solo l’inizio.

Luca Binda

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