Troppo spesso i media, quando citano l'ormai abusato appellativo di "top player", lo fanno prevalentemente in relazione ai soldi spesi dalla squadra per un giocatore in particolare, e nel dettaglio in Italia, tra i vari Higuain, Tevez, Balotelli, Gomez, dimenticano sempre un giocatore, che meriterebbe più attenzione e considerazione: Rodrigo Palacio.
El Trenza non gode di un grande impatto mediatico, e questo probabilmente lo rende meno "importante" e meno altisonante, ma in campo, non ha nulla da invidiare ai sopra citati, come a tanti altri giocatori in giro per l'Europa. Possiamo tranquillamente affermare infatti che il 31enne argentino è tra le prime dieci seconde punte più forti del mondo.
Senza troppi proclami, addentriamoci nel nostro "angolo della tattica" così da motivare questa affermazione.
La tipologia di giocatore che stiamo andando a descrivere è la classica seconda punta di movimento, fisicamente ed aerobicamente adatto ad un gioco votato al continuo movimento che permette di non dare punti di riferimento alle difese avversarie, e quindi di riversarsi al centro in modo da dialogare e con il centrocampo e con l'attaccante prima punta.
A queste caratteristiche base, che una seconda punta deve possedere, Palacio ha nelle sue corde la capacità di ricoprire due ruoli senza abbassare il livello qualitativo e quantitativo in riferimento all'apporto al gioco di squadra; E con il Genoa e lo scorso anno (in contesti differenti) abbiamo avuto riprova della capacità del Trenza, di giocare da esterno sinistro in un attacco a tre (con licenza di rientrare), e da prima punta, in grado di far salire la squadra e condurre la manovra offensiva spalle alla porta, lavoro assai notevole se si considera il fisico "limitato" ad 1 metro e 75 cm.
Già questi due elementi rendono l'argentino una pedina molto preziosa anche in casi di emergenza; da esterno riesce a creare una quantità ingente di assist per i compagni (che sia la punta o l'esterno che segue la diagonale d'attacco, o l'inserimento di una mezzala), mentre da punta riesce a creare spazi per gli inserimenti, senza abbassare la media gol.
A livello tattico però (e forse proprio per questo molti non se ne accorgono) Palacio è un vero maestro, riuscendo ad anticipare sistematicamente la lettura del gioco in modo da anticipare la manovra, che sia difensiva od offensiva.
Partiamo dalla fase offensiva: Il numero 8 nerazzurro è sempre il leader della manovra: scala di 15-20 metri in modo da dare possibilità agli esterni (ci rapportiamo al 3-5-2 di Mazzarri) di salire grazie agli spazi creati da Palacio che tende a far uscire il centrale, convinto di potergli rubare palla per via della sua apparente scarsa fisicità. Ed invece Palacio riesce a ricevere palla e saltare il marcatore con rapidità in modo da tornare di fronte alla porta e poter avere almeno 4 soluzioni di passaggio (gli esterni, la punta e la mezzala d'inserimento). Giocare con un attaccante in grado di svariare giova alla squadra intera poiché i tempi di uscita mettono a dura prova la riuscita della diagonale difensiva avversaria, ergo, spesso grazie al movimento di ricezione in uscita, la squadra gode di spazi da attaccare anche quando magari la difesa avversaria è schierata. Nell'Inter così come in Nazionale, Palacio è colui che crea gli spazi per le punte velocissime, ed una volta svolto questo lavoro, si catapulta tra i due centrali sul filo del fuorigioco in modo da dare un riferimento ai giocatori che possono così scegliere l'uno contro uno, o cercare un passaggio per lo stesso Palacio.
In fase di transizione offensiva è colui che crea gli spazi per i compagni, ma soprattutto è colui che riesce a giocare tra le linee con rapidità in modo da ricevere palla nello spazio e, se la giocata della mezzala è buona, di andare in porta con estrema facilità. Che siano 20 o 40 metri poco cambia, il movimento è sempre giusto, ovvero sia, parte esterno, per poi inserirsi tra i due centrali in modo da mandarli fuori tempo, causa la marcatura a zona che non permette di stringere troppo su di un avversario.
A questo bisogna aggiungere la grande capacità e facilità nel calciare anche nello spazio breve, sempre con precisione e qualità, ma soprattutto la capacità di essere completo, che sia un colpo di testa in anticipo (non è un saltatore ma gode di un tempismo invidiabile), o un assist per il compagno, sempre preciso con scelte di tempo votate all'anticipo del movimento avversario.
Il tutto però non si limita solo alla fase offensiva, Palacio è un giocatore prezioso e sempre presente anche in fase di non possesso. Durante la transizione difensiva, è lui che compie il primo pressing, sul difensore o sul regista della squadra, in modo da rallentare la giocata avversaria e dar quei due secondi di tempo utili alla squadra per rientrare e riorganizzarsi tatticamente. Inoltre, compiuta la transizione, in fase difensiva ha la grande capacità di rallentare il metronomo avversario. Dotato di una fonte inesauribile di energia (avete mai visto Palacio fermo in campo?) si posiziona sempre tra il regista ed il giocatore pronto a ricever palla, ossia chiude la linea immaginaria di passaggio, in modo da dare quindi la soluzione sempre più scomoda all'avversario. Il pressing non necessariamente deve essere asfissiante e aggressivo, spesso basta dare la soluzione più scomoda all'avversario così da indurlo all'errore causa un passaggio magari forzato. Questo è sintomo di grandissima intelligenza calcistica, peculiarità che rende Rodrigo Palacio un giocatore al di sopra della media.
Tecnica, forza, rapidità ed intelligenza: sono tutte caratteristiche di questo grandissimo giocatore, che ha l'unico difetto di non avere un supporto mediatico valido, ma nel calcio questo poco importa, e poco importa se non è stato pagato 30 milioni. I Top Player non si misurano con i soldi ma per quello che fanno in campo, e Palacio può essere annoverato in tutta tranquillità tra le migliori seconde punte del mondo.
Ernesto D'Ambrosio
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