La stagione 2013/14, rappresenta per l'Inter, un crocevia storico: Si sta assistendo al passaggio della maggioranza della proprietà, da Massimo Moratti, storico presidente nerazzurro, al tycoon indonesiano Erik Thohir. Un passo storico, che sicuramente servirà ad ampliare il brand Inter nel mondo.
Spostandoci sul campo invece, l'evento che ha assunto più rilievo è stato sicuramente il cambio di panchina nerazzurra: da Andrea Stramaccioni a Walter Mazzarri. Il giovane mister romano, voluto da Moratti, ha incontrato numerose difficoltà nel corso della stagione passata, e di fatto il nono posto (per cause concatenate) ha spinto la dirigenza ad affidare la squadra in mano ad un mister navigato (per altro, contattato preventivamente già per gennaio...) come appunto il tecnico di San Vincenzo.
Alla Pinetina sono arrivati: Icardi, Campagnaro, Andreolli, Botta e Laxalt (quest'ultimi due girati in prestito a fare esperienza) anticipando a Gennaio numerose squadre per Giugno; Mentre in quest'ultima finestra di mercato, l'Inter ha chiuso trattative importanti quali Belfodil, Taider, Wallace, Rolando.
Considerando la disponibilità economica (non si poteva spendere molto in vista di una cessione societaria) ed il fatto che la squadra è fuori dalle coppe (ergo una partita a settimana) la società nonostante qualche piccola lacuna (forse serviva un mediano in più ed un esterno di livello superiore), si è ben comportata, e le prime uscite della squadra lo testimoniano.
Ovviamente molti meriti vanno al mister Mazzarri che ha reintegrato elementi quali Alvarez e Jonathan, rendendoli di fatto giocatori completamente nuovi. Togliamo fuori la lavagna tattica ora, ed analizziamo per filo e per segno il gioco nerazzurro.
Il modulo adottato fino a questo momento da Mazzarri, prevede il 3-5-1-1 (che con il rientro in pianta stabile di Milito potrà diventare un definitivo 3-5-2), marchio di fabbrica del suo gioco ormai consolidato ovunque abbia allenato. Di fatto questo modulo indica subito l'attenzione in fase difensiva (5-3-1-1) e la ripartenza veloce in verticale, come filosofia mazzarriana.
Partiamo dal blocco difensivo: In porta troviamo confermato Samir Handanovic, portiere ormai considerato da tutti tra i migliori al mondo. Lo sloveno è parte integrante del gioco di Mazzarri. Raramente, quando egli recupera la sfera, rilancia la palla in avanti cercando l'appoggio di una sponda in modo da giocare di rimessa; Spesso e volentieri egli gioca la palla con i centrali larghi (Campagnaro e Juan Jesus, con preferenza del primo), in modo da poter avere un possesso intelligente e manovrato fin dalle prime battute. In caso però di recupero della sfera, con possibilità di contropiede, Handanovic cerca immediatamente gli esterni, o gli interni di centrocampo, che attraverso falcate in verticale, possono far partire la fase preferita di Mazzarri: La transizione offensiva. Ergo, questo lavoro parte proprio dal numero 1 nerazzurro.
Salendo di qualche metro, la difesa ha ormai trovato la giusta dimensione con Campagnaro (che acquisto a parametro zero!) e Juan Jesus rispettivamente a destra e sinistra, con Ranocchia centrale (e Samuel attualmente nel ruolo di primo ripiego. Sappiamo bene che una difesa ben consolidata non può essere cambiata, ergo visti i risultati, probabilmente il 90% delle apparizioni qualora sarà possibile, saranno di questi quattro difensori.
La difesa di Mazzarri è una linea precisa che si muove in perfetta sintonia. In fase di possesso e di impostazione, i centrali di destra e sinistra si allargano di 3 metri, in modo da costringere l'avanzata degli esterni e iniziare da lì a schiacciare le squadre avversarie (si è notato benissimo nella sfida contro la Juve). Quando Campagnaro o Jesus ricevono palla, Ranocchia imposta la diagonale di gioco attraverso il movimento, creando quindi una boa centrale (questo è il ruolo di Ranocchia in una difesa a tre) in grado di fornire sempre un appoggio al gioco, e permettendo quindi a Campagnaro o Juan di avere altre tre soluzioni di passaggio, rispettivamente: l'esterno di zona, Cambiasso in qualità di mediano e l'interno di zona. Giocando così la squadra avversaria deve andare al pressing su Campagnaro o Juan, ma conseguentemente divincolare un uomo su uno di questi tre, che quindi è libero di ricevere il passaggio senza grossi scompensi difensivi. In fase di possesso Campagnaro e Jesus riescono anche a portarsi molto alti, ma qualora ci sia la perdita della sfera, grazie alla loro rapidità, la fase di transizione difensiva non diventa un problema,e quindi riescono a tenere un buon baricentro, con giusta distanza dal centrocampo (10 metri) in modo da consentire il riposizionamento degli esterni.
Come sempre, gli esterni meritano una menzione a parte. Gli interpreti titolari in questo momento sono Nagatomo a sinistra, ed il rigenerato Jonathan a destra (attenzione, però, dicono che Mazzarri stia lavorando molto su Wallace...). I due interpreti di fascia più di tutti hanno apprezzato la cura di Mazzarri, abilissimo nella preparazione fisica, che di fatto consente ai propri calciatori di avere una condizione sempre ottimale (Pondrelli merita di esser citato ed elogiato). Il gioco sulle fasce è fondamentale nella filosofia di Mazzarri ma non come necessità del palleggio, quanto più per i movimenti senza palla che questi devono compiere. In fase iniziale di possesso, come detto, vengono portati alti in conseguenza dei movimenti della difesa; In questo modo la squadra riesce ad avere l'esterno in ogni zona del campo, poichè segue praticamente la linea del pallone, ed inoltre da ampiezza di manovra alla squadra, grazie al fatto che la squadra avversaria, per seguirli, deve allargarsi, creando giocoforza spazi di accesso. La fase di transizione offensiva, deve essere seguita costantemente, per dare sempre più soluzioni e per permettere il "triangolo"; Il triangolo è una situazione di gioco in transizione creata dall'esterno e l'interno di zona, che, in conseguenza dei loro movimenti, dialogano con il supporto della punta (Alvarez) che esce dalla zona d'area (spalle alla porta), in modo da creare un gioco che consenta alla squadra di poter andare in porta attraverso tocchi di prima (Ecco spiegate le numerose conclusioni di Jonathan). In fase di transizione difensiva, approfittando dei 10 metri di distanza dal centrocampo, rientrare risulta meno dispendioso, in quanto la difesa in linea riesce a tenere un baricentro comunque in equilibrio permettendo comunque agli esterni di poter chiudere, frenando le transizioni offensive avversarie e permettendo così una fase di non possesso in linea a 5. Unico neo degli esterni, è la carenza di forza fisica, che spesso li porta a non compiere tutto ciò che Mazzarri richiede, nonostante compensino per rapidità (Nagatomo) per qualità (l'ormai rivalutato da tutti, con mea culpa di molti, Jonathan).
Il blocco di centrocampo, che di fatto valuteremo a tre in questo caso, è rappresentato da Cambiasso come perno davanti la difesa, e dagli interni Guarin, Taider, Kovacic, ed in alcune situazioni della partita, Alvarez, che Mazzarri vede comunque da mezzala pura nonostante ora giochi qualche metro più avanti. Con Kovacic ancora non al meglio a causa dello stiramento nel corso della preparazione, la linea a tre è composta da Guarin-Cambiasso-Taider.
Forse viene molto sottovalutata, ma una terna del genere è davvero di gran livello (considerato anche che il potenziale fuoriclasse, Kovacic, scalpita...). Cambiasso, da giocatore di posizione, interpreta il ruolo di mediano metodista: A lui viene affidato spesso il compito di impostare, di dialogare con Campagnaro e Juan, e di coordinare da vertice basso, la manovra offensiva. Il Cuchu, dopo una fase di scarico di tossine muscolari che lo rallentavano, sembra tornato ai suoi altissimi livelli, e questo vuol dire avere un fuoriclasse davanti la difesa. Quando Cambiasso inizia la manovra, la squadra si muove in base i suoi movimenti, che fin dal primo passaggio fanno capire che tipo di manovra potrà essere. Inoltre per lui, giocare con Taider, vuol dire poter avere a volte licenza di salire anche 20 25 metri per poter giocare la palla davanti l'area avversaria per creare pericoli. Notate bene, è sempre il giocatore che detta i ritmi: Quando con la Juve restava alto su Pirlo, la squadra spingeva per il recupero immediato della sfera (cosa sempre gradita a Mazzarri), quando invece si abbassava, la richiesta è un gioco più oculato e impostato sulla transizione. Nella fase di transizione Cambiasso riceve palla ed in diagonale, possibilmente di prima qualora il passaggio lo permette, cerca Palacio o Alvarez, che scalando a seconda della zona, giocano poi con gli interni (soprattutto Guarin) pronti ad inserirsi.
Unico difetto di questa transizione è rappresentato però proprio dal colombiano. Come detto da Mazzarri in un'intervista, Guarin ha il difetto di spegnere la "lampadina" nel corso dei novanta minuti, e spesso questo accade e per mancanza di condizione (è un fisico imponente) o per eccesso di foga e di voler decidere la gara. Se e quando Guarin troverà il suo equilibrio (crediamo che possa trovarlo presto) allora l'Inter avrà nelle fasi di transizione, numerosi gol dal centrocampo. Se comunque nella linea dei tre, troviamo Kovacic (o Alvarez) Cambiasso resta basso a far da guardia e da filtro, difensivo ed offensivo, lasciando che sia la qualità e la concretezza delle mezzale a creare palleggio o ripartenze.
In fase di non possesso, la linea dei tre di centrocampo si schiaccia lasciando una distanza di 3 massimo dalla linea di difesa. Questo vuol dire che la squadra segue la corretta diagonale di gioco (con unica pecca per Nagatomo che spesso stringe troppo) e lascia agli avversari praticamente solo conclusioni da fuori. Non è un caso che l'Inter abbia subito solo un gol per giunta per ingenuità del singolo.
Superato il blocco di centrocampo, andiamo a valutare quello offensivo negli ultimi 25 metri di campo. In questo momento Alvarez-Palacio, con Icardi prima alternativa, rappresentano i titolari difficilmente sostituibili (aspettando un Milito completamente in condizione, e con Belfodil forse troppo criticato e sottovalutato dai media). Alvarez in questo momento rappresenta il numero 10 dell'Inter: Dialoga con centrocampo e attacco, svaria sulla trequarti, senza mai peccare di leziosità, con estrema concretezza (e quando non lo fa, il sergente Mazzarri è pronto a richiamarlo). Le qualità di questo giocatore le avevamo intraviste, ma mai apprezzate a pieno, mentre ora possiamo realmente ammirare l'investimento nerazzurro. L'argentino dialoga in maniera intelligente con Palacio, compie il primo pressing sul portatore, e spesso (soprattutto sulla zona sinistra del campo) si schiaccia per recuperare la sfera, dialogare con Cambiasso, e ripartire in velocità. Le statistiche in questo caso possono esserci utili: 26 palle recuperate, 14 occasioni create (secondo dietro a Totti con 23 e davanti a Vidal con 13) 90,1% di passaggi riusciti, dribbling riusciti 23 su 39 e la sua media voto è di 6,8, ovvero pari a quella di Campagnaro e Palacio. Questo ci fa capire quanto sia duttile e sempre in movimento questo giocatore, utile in tutte le fasi, persino nella transizione difensiva, dove ha recuperato il 60% dei quei 26 palloni citati.
Entra poco in area, ma in questo caso troviamo il suo compagno di reparto, Rodrigo Palacio.
Abbiamo già analizzato tatticamente questo calciatore (clicca qui per leggere l'articolo), ed abbiamo affermato che sia tra i primi al mondo nel ruolo di seconda punta. Di fatto el Trenza, merita un capito al se per tutto ciò che di positivo fa per la squadra. Nonostante il fisico, gioca da prima punta, difende palla, svariando su tutto il fronte d'attacco, aiutando qualora la squadra si trovi scoperta, nella fase di recupero della sfera; Ogni qualvolta che esce dall'area, si creano ingenti spazi di inserimento per i centrocampisti, che possono andare a rete grazie ai suoi assist. Inoltre, quando Mazzarri a partita in corso ha inserito una punta di riferimento (Icardi con Genoa e Juve, che di fatto, aumenta il numero di cross nerazzurri), Palacio ha incrementato le giocate offensive attraverso i suoi tagli. Riesce a giocare in transizione come pochi,aspettando i tempi giusti di passaggio, ed andando costantemente a rete in ogni modo. Con un Milito recuperato, probabilmente le numerose azioni nerazzurre raddoppieranno.
Ad oggi comunque, l'Inter è una squadra in crescita, che necessita di lavoro e soprattutto fiducia dettata dai risultati. Difficile fare pronostici e dire dove questa squadra possa realmente arrivare. Quello che è certo che il lavoro di Mazzarri, l'età media di 25 anni, e l'ingresso di soldi freschi, possono rappresentare fattori davvero interessanti. Per ora comunque, il lavoro tattico di Mazzarri (maniacale negli schemi di gioco) sta dando già i primi frutti.
Ernesto D'Ambrosio
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