La scorsa settimana avevamo ipotizzato che probabilmente almeno una tra Roma e Napoli non sarebbe più stata a punteggio pieno dopo la quarta giornata. Dopo tre partite sulla carta abbastanza semplici, infatti, entrambe sarebbero state impegnate nel primo test abbastanza probante delle rispettive stagioni. A quanto pare siamo stati smentiti.
La Roma si è presa una parziale rivincita dalla finale di Coppa Italia andando a colpire una Lazio apparsa stanca, disorganizzata e soprattutto spuntata. Con Klose ormai ridotto a controfigura di se stesso, questa squadra, specialmente in trasferta, fatica tantissimo a trovare la via del gol, in particolar modo quando Hernanes e Candreva non girano al massimo. Un campionato intero con il Panzer in queste condizioni è assolutamente improponibile. Urge un colpo da maestro di Petkovic, e chissà che qualche tifoso non stia già rimpiangendo la – forse – sottovalutata cessione di Kozak….
Ma veniamo ai vincitori di questa sfida, la Roma. Una squadra che continua il proprio digiuno di reti segnate nei primi tempi, ma capace di segnarne ben 10 nei secondi 45 minuti delle quattro sfide sin qui disputate. Ciò che maggiormente stupisce di questa squadra è l’incredibile solidità difensiva. De Santis, il nuovo portiere giallorosso, è stato impegnato pochissimo fino a questo momento. È incredibile che, dopo due anni disastrosi dal punto di vista difensivo, il solo arrivo di Rudi Garcia, allenatore che fa della concretezza il suo asso nella manica, abbia restituito una mentalità vincente a tutto il reparto arretrato. Se poi il giocatore più criticato risolve il derby....
Quello visto ieri a San Siro è probabilmente il peggior Napoli della stagione. Nessuno si sarebbe stupito, infatti, se a fine gara i tre punti li avesse incassati il Milan. Eppure si sa, le grandi squadre sono quelle che la spuntano anche giocando male, e tra quelle viste in campo ieri sera la grande squadra oramai è il Napoli. Nella serata in cui Hamsik, Callejon ed Insigne non girano sono altri i giocatori azzurri che salgono in cattedra: ci riferiamo a Pepe Reina e Behrami. Professionalità e classe operaia allo sbaraglio. Il primo è nientemeno riuscito a stoppare l’incredibile record di rigori segnati da Balotelli, da tutti ritenuto infallibile. La prestazione di ieri dell’attaccante milanista ci fa riflettere ancora una volta su quanto questo ragazzo stia buttando nella spazzatura: dopo una prestazione esaltante, in cui ha combattuto praticamente da solo contro l’intero Napoli, non ha mancato di “deliziarci” con il suo solito show fatto di proteste ed insulti da vero esibizionista, al punto che viene da pensare che si tratti di un copione già scritto in partenza, che tali atteggiamenti facciano parte del suo personaggio e che, in quanto tali, ogni tanto debba utilizzarli per far parlare di sé. In ogni caso, uno spettacolo davvero ridicolo e penoso come appendice di una partita bellissima.
Sassuolo-Inter è stato il manifesto di chi sponsorizza un campionato a 18 o addirittura a 16 squadre. Se c’è(ra) un motivo di vanto nei confronti dei campionati delle altre nazioni è proprio un certo equilibrio in tutte le partite, senza quei ridicoli 5-0, 6-1 tipici dei tornei inglesi, spagnoli, tedeschi. E invece eccoci qua a seguire spettacoli comici anziché sportivi, con il Sassuolo che rischia di seguire le orme del Pescara dello scorso anno: squadra rivoluzionata rispetto alla cavalcata per la promozione, gol incassati a volontà e spettacolo alquanto deprimente. Se volete 20 squadre in serie A, così sia: ma fate in modo che siano tutte competitive.
Chiudiamo con i campioni d’Italia, reduci da due pareggi ed obbligati alla vittoria contro il tenace Verona. Finalmente è emerso Llorente che, a quanto pare, oltre ad essere bello – come aveva intitolato Tuttosport qualche giorno fa – è anche bravo. È la classica prima punta, può essere utile contro le piccole squadre per scardinare le difese, ma difficilmente lo troveremo impiegato dal primo minuto in una partita importante contro un’avversaria all’altezza della Juve. Si sa che Conte predilige gli attaccanti di movimento, che pressino gli avversari diventando allo stesso tempo attaccanti e primi difensori della squadra. In ogni caso il gol di Llorente sa di liberazione, e concede ai giornalisti un motivo in meno per polemizzare su una formazione che, anche se è a due punti dalla vetta, è ancora la squadra da battere.
Stefano Panza
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