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martedì 12 febbraio 2013

L'angolo della tattica. Alla scoperta del Celtic di Neil Lennon

 
Torna la Champions League e torna quindi il nostro appuntamento con l'angolo della tattica, per farvela vivere al meglio con chiavi di lettura che renderanno le partite più chiare e più apprezzabili.
 
Oggi andremo ad esaminare la sorpresa del Gruppo G, capace di qualificarsi e "togliersi la soddisfazione" di battere il Barcellona: Il Celtic di Glasgow.
 
La squadra cattolica scozzese, orfana della storica rivale in campionato (i Rangers) sta praticamente dominando la Premier League con ben 18 punti di distacco dalla seconda, e quindi si trova ad affrontare questi ottavi, che li vedrà contrapposti alla Juventus, con energie fisiche e mentali fresche.
 
Dal 2010 sulla panchina dei Celtic siede Neil Lennon, storico centrocampista ed ora allenatore in carica, che sta collezionando presente e vittorie convincenti anche sul piano del gioco, in pieno stile scozzese. Andando ad analizzare il gioco degli uomini di Lennon, riprendiamo l'utilizzo dei consueti blocchi, cercando quindi di scomporre e meglio capire le singole fasi di gioco che portano infine al gioco di squadra voluto e preparato dal mister.
 
La squadra generalmente si schiera con un classico 4-4-2, e raramente cambia assetto proponendo un 3-5-2 ancora in fase sperimentale. Il modulo 4-4-2 ci induce subito a pensare ad un gioco votato sulle fasce in fase offensiva, e che ricopra subito tutte le zone del campo in fase difensiva.
 
Partendo quindi dal blocco difensivo troviamo Fraser Forster a difendere i pali della squadra. Il portiere di fatto non partecipa all'uscita della palla, ma è presente nella fase di rimessa in gioco e anche di transizione, infatti ha il compito di andare a cercare la punta Samaras e permettere alla squadra di salire grazie alla protezione ed al gioco di sponda. L'assetto difensivo è stabile sui due centrali Wilson e Ambrose, coppia dall'imponente statura fisica, in grado di garantire fisicità in marcatura, difettando però in palleggio utile nella fase d'impostazione.
 
I terzini, Lustig Izaguirre o Matthews, sono vitali per il gioco del Celtic: ricevono palla dal portiere o dai centrali che comunque tengono la squadra corta ma non troppo alta, vanno in sovrapposizione sugli esterni cercando così un numero alto di cross, e questo avviene e in fase d'attacco e in fase di transizione. Il gioco del Celtic vive sulle fasce e deve essere costruito direttamente da lì, con l'ausilio dei centrali di centrocampo, utili a smistare palloni sulle fasce a seconda della diagonale di gioco. La linea dei difensori comunque, in fase di non possesso deve essere sempre stretta e tenere bene il campo, in modo da tener fuori gli avversari, e non aver problemi in cambi di gioco.
 
Il centrocampo è anch'esso uno schieramento a 4 in linea, e secondo la filosofia calcistica di Lennon, riesce a dare quella doppia funzione in tutte le fasi di gioco. In fase di non possesso la linea di centrocampo si abbassa, "trascinando" l'attacco fino a dietro la linea della palla così da avere di fatto 10 uomini dietro la linea del pallone così riducendo gli spazi con la conseguenza che la squadra avversaria trova soluzioni solo nei passaggi orizzontali. I due centrali, il cap. Scott Brown ed il talento Victon Wanyama (con Ledley come jolly) hanno entrambi spiccate caratteristiche al pressing, e questo risulta utile nello spezzare le trame di gioco avversarie, ma anche nella riconquista della palla; infatti appena questa avviene, Wanyama, che è il giocatore più bravo nelle diagonali di passaggio, cerca gli esterni, generalmente Mulgrew e Commons, che si portano alti andando a ricevere la palla in profondità, decidendo così, o un gioco di sponda con conseguente conclusione o un cross per le punte.
 
Il lavoro degli esterni è costante: sono dotati entrambi di ottima fisicità, in modo da dare costante spinta d'attacco, ma soprattutto costante copertura: infatti devono pressare in base alla posizione della palla, e devono inoltre seguire le diagonali della difesa così da eseguire la copertura dello spazio in un tempo brevissimo. E' fondamentale che gli esterni coprano le sovrapposizioni, in quanto danno sicurezza alla difesa ed impediscono possibili inserimenti su passaggi da centrocampo.
 
Si evince comunque che la fase offensiva avviene sempre in profondità, in maniera verticale, e questo necessita di due calciatori differenti ma complementari. Infatti l'attacco è affidato a Gary Hooper e Georgios Samaras. La prima punta, Samaras, svolge un lavoro notevole, in quanto va in copertura andando a pressare anche il portatore avversario ed inoltre spesso apre gli spazi ai compagni spostando il gioco di sponda sulla fascia. Sfrutta la sua altezza per ricevere cross ma anche per la protezione della palla, lasciando andare al tiro i compagni. Dando un riferimento ai difensori tende spesso ad attrarre i centrali posizionandosi tra le linee così da poter giocare la palla in sinergia con la seconda punta Hooper, che sfrutta la sua capacità di corsa ed una preparazione aerobica superiore rispetto alle altre punte: infatti riesce a giocare "attorno" la punta centrale senza arrestare la corsa, ed è sempre pronto alla copertura.
 
La squadra sostanzialmente ha una filosofia molto scozzese, ergo predilige il gioco "duro" (non cattivo) ponendo la partita sui termini del gioco fisico. Il palleggio non è eccelso, ed infatti si tenta di andare sempre in profondità tramite verticalizzazione. I dettami di mister Lennon sono 4-5 ma di grande attinenza logica considerando le caratteristiche di squadra. Indubbiamente nel doppio confronto il Celtic risulta inferiore rispetto alla Juventus, ma questo si diceva anche durante Celtic Barcellona.... E non bisogna sottovalutare la spinta dei tifosi scozzesi, vero e proprio dodicesimo uomo, capace di registrare sempre il tutto esaurito e riempire stadi anche all'estero con 30-40mila tifosi bianco-verdi.
 
Per cui nonostante gli sfavori del pronostico, non bisogna prendere sotto gamba una rivale che sa difendersi e sa attaccare al momento giusto.
 
Ernesto D'Ambrosio

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