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mercoledì 20 febbraio 2013

L'angolo della tattica. La meraviglia tecnico-tattica del Barcellona. Mès que un club


Se vi chiedessimo: qual è la squadra più rappresentativa del 2000, sicuramente molti risponderebbero Barcellona, e non avrebbero nemmeno torto. La squadra catalana ha segnato un'epoca calcistica con il suo gioco spettacolare, i suoi campioni e le sue vittorie innumerevoli (circa 19 trofei dal 2004).

Se fate un salto nelle città noterete come tutto sia blaugrana, come forte sia la sensazione di essere tra le mura di una squadra che si vive per le strade, per i ristoranti che sfoggiano quantomeno una sciarpa con la scritta "Mes que un club", facendo intendere che il Barcellona è uno stile di vita fina dal 1899.

La tradizione calcistica catalana parte da lontano, dagli anni un cui un certo Cruijff, da allenatore (dall'88 al 96) ha portato in terra spagnola la filosofia del Totaalvoetbal e del tiki-taka. Si deve a lui per gran parte l'inizio di una cultura calcistica impiantata fin dai primi calci, arrivando per cui alla prima squadra. Gli anni seguenti sono stati solo d'attesa, ossia l'attesa di veder sbocciare i talenti destinati a fare la storia del club. Il prosieguo del lavoro è passato per Rijkaard, e culminando l'evoluzione con Pep Guardiola. Di questi passaggi di timone e di evoluzioni calcistiche ci sarebbe tanto da dire ma non basterebbe quest'angolo... Vogliamo qui farvi entrare nello stile di gioco catalano, mettendo in luce soprattutto le fasi di gioco più nascoste.

Oggi la squadra è affidata all'ex vice di Pep Guardiola, Tito Villanova, quale simbolo di continuità del lavoro svolto in precedenza dall'ex mister. Di fatto i metodi di gioco sono rimasti invariati (con qualche modifica a parte) ed i risultati della stagione 2012-13 sono floridi: prima posizione con 12 punti di vantaggio sulla seconda, e agli ottavi di Champions contro il Milan.

Definire comunque il calcio catalano non è affatto facile e scontato, poichè bisogna entrare nella filosofia di gioco catalana che non si limita al semplice spettatore ne allo studio approfondito e "spezzato" dei vari reparti.

Nel comprendere il gioco della squadra di Villanova devono essere monitorati vari aspetti. Il primo aspetto è il possesso palla che parta dalla difesa e crea sinergia di squadra. Il gioco dei blaugrana vive di fraseggi orizzontali con verticalizzazioni sugli esterni, soprattutto sulla destra che passano da un'uscita particolare della palla, Qui c'è il marchio di Guardiola, che per sua stessa ammissione, prese l'uscita della palla da Ricardo La Volpe ai tempi del Messico: L'uscita consiste nel mediano di centrocampo (Busquets) che si abbassa sulla linea dei due centrali in modo da portare alti i terzini, in particolare il destro (Dani Alves) che staziona tra il centrocampo e la linea d'attacco, pronto a ricevere il lancio del 3° di sinistra (Piquè), o del regista (Xavi) che ha ricevuto palla dalla difesa. Qui sostanzialmente si sfata il mito del gioco palla a terra catalano, perchè ogni volte che può, l'uscita della palla del Barcellona è verticalizzata su Daniel Alves che quindi ricopre il ruolo di tornante. Qualora questo non avvenga, la palla viene giocata a terra, attraverso due triangolazioni, con vertice Xavi che dialoga coi centrali e successivamente con il terzo di centrocampo che staziona più alto (Iniesta) e questo permette alla squadra di fraseggiare, e portare la linea di difesa più alta. Il calcio degli uomini di Villanova è concepito quasi come una gabbia, ossia di chiudere nell'area avversaria tutti i calciatori, così da tenerli schiacciati, impedirgli le ripartenze, e intanto giocare il tiki-taka che è contemplato grazie alla spiccata qualità di palleggio dei calciatori catalani. Importante è il gioco sugli esterni: I due esterni d'attacco (Pedro-Sanchez) godono delle sovrapposizioni dei terzini (Alba-Alves) in modo da poter accentrarsi, ricevere palla e dialogare direttamente o con la punta (Messi) o con il terzo di centrocampo (Iniesta). Messi risulta vitale nel gioco in quanto interpreta il ruolo di punta di movimento in grado di svariare sul fronte d'attacco e inserirsi attraverso il passaggio. Indubbiamente è anche l'uomo più "svincolato" dai dettami tattici per via della sua classe (ci vorrebbe un capitolo a parte), ma spesso, accetta il ruolo del "falso esterno" per permettere alla squadra di giocare con il "falso nueve", in questo caso Fabregas; Avere 4 centrocampisti vuol dire avere più giocatori che attaccano gli spazi tra le linee. Infatti spesso Fabregas si posiziona tra i due centrali per attrarre la diagonale di difesa avversaria a se, permettendo l'inserimento di Iniesta e Messi, e quindi permettendo o i gioco di sponda, o l'ultimo passaggio di Xavi. La fase d'attacco però ha come cardine il possesso, e quindi decide il Barcellona quando spingere o quando abbassare i ritmi di gioco. In questo senso vengono sfruttati a pieno i novanta minuti in quanto la partita non deve avere ritmi troppo spezzati, perchè così facendo il gioco catalano ne risente non riuscendo a trovare spazi e ritmo (Barcellona-Inter 28 Aprile 2010 fu un capolavoro tattico di Mourinho).

Il gioco che sta proseguendo Villanova non contempla comunque la fase di transizione, anche se questa è molto dettagliata. Non è contemplata in quanto il Barcellona fa molto possesso palla e tende a tenerla il più possibile, e soprattuto perchè il recupero della sfera tende ad avvenire nell'area avversaria. Perso il pallone, gli esterni scalano sui terzini, e la punta, insieme al terzo alto di centrocampo salgono sui centrali, togliendogli spazi di passaggio. La descrizione della gabbia calza anche per la fase di non possesso e pressing. Gli avversari sentono di essere chiusi e di non avere spazi di manovra per cui spesso sono costretti a rilanciare il pallone con poca lucidità e questo porta di nuovo la squadra catalana al possesso palla. Anche se la squadra avversaria dovesse ripartire attraverso rimessa dal fondo o lancio lungo, si sfrutta l'uscita di Pique che quasi si allinea con Busquets così da avere due saltatori pronti a recuperare palla, con i terzini che stringono per formare una momentanea linea a tre. Il pressing catalano comunque è la conseguenza di una grande preparazione fisica, e di un gioco che permette di non dissipare energie, in quanto ha la circolazione della palla come punto cardine. Quando il Barcellona comunque si trova schiacciato in area, e nella riconquista della palla, deve ripartire, il più delle volte i ritmi sono graduali perchè comunque la loro filosofia è sempre alla ricerca del passaggio orizzontale, quando però in rari casi verticalizza, avviene comunque sui terzini che si inseriscono attraverso tre tocchi: recupero, passaggio alla punta, triangolazione con il terzino che sta spingendo, conclusione. Questo però avviene in rari casi.

Osservando il Barcellona ovviamente la facilità di palleggio entusiasma, dando la sensazione di osservare in campo dieci centrocampisti, capaci di muoversi simultaneamente, senza palla allo stesso ritmo.

Non si deve pensare che sia un gioco lento e statico, al contrario mentre Xavi amministra il pallone, i movimenti dei compagni sono tutti finalizzati tra le linee in modo da spezzare, quasi senza dargliene modo di pensarlo, le diagonali avversarie; creando delle simultanee sfaldature tra le linee, Xavi si ritrova 3-4 soluzioni giocabili nello spazio di 2-3 metri, che per gente con determinate qualità, sono voragini. Altra caratteristica fondamentale, è il fatto che non esitano a sbilanciarsi difensivamente: la linea difensiva nonostante sia molto alta non concede spazi e trova l'aiuto dei centrocampisti, delle punte che creano così ingorghi nella costruzione del gioco avversario. 

Certo non stiamo parlando di una squadra perfetta: non esistono le squadre perfette, ma indubbiamente è una concezione calcistica che è destinata ad avere una pagina a parte nella storia. La filosofia catalana parte dalla cantera, che vive dei dettami della prima squadra, così da avere calciatori già inquadrati tatticamente in un sistema di gioco ben congeniato.

Che sia Guardiola o Villanova il Barcellona porta avanti la sua concezione calcistica, che gli permette di essere sempre al vertice. 

Questo non vuol dire che il calcio va inteso solo attraverso questo "stile", perchè anzi ci sono vari stili, anche contemporanei e vincenti ugualmente, ma va riconosciuto che il modello blaugrana è efficace spettacolare e vincente, e si permea nella cultura calcistica di una città che vive lo spettacolo calcistico oltre i novanta minuti. Appunto, Mes que un Club.

Ernesto D'Ambrosio

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