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venerdì 15 febbraio 2013

Regole e princìpi del draft NBA


Oggi vorremmo parlarvi di uno degli avvenimenti più importanti ed intriganti dello sport americano, il draft. Utilizzati in molti sport (noi tratteremo nello specifico quello NBA), si tratta di uno strumento utile alle squadre per scegliere i migliori giocatori provenienti dal college o da altri stati, ponendosi il compito di redistribuire i valori in gioco in modo equo. Ma entriamo nello specifico. 

Ogni anno la lega Nba stabilisce una data in cui avverrà questo fantomatico draft, per questa data, tutti i giocatori del college basket e degli altri campionati FIBA hanno la possibilità di provare a entrare a far parte della lega professionistica americana compiendo quell'azione che in gergo tecnico è chiamata “dichiararsi per il draft”. Quando un giocatore si dichiara per il draft egli diventa a tutti gli effetti un possibile giocatore Nba, ed è importante sottolineare questo punto: il giocatore dichiarato infatti diventa di proprietà della lega, la quale si riserva il diritto di assegnarlo a una squadra a sua scelta. Lo stesso giocatore dovrà quindi essere scelto da una delle 30 squadre della lega e solo allora diventerà un giocatore Nba a tutti gli effetti. Ed è proprio su questo presupposto che si basa la grandezza del draft, essendo il giocatore impossibilitato a scegliere la sua destinazione non c'è il rischio che si accordi con i top club andando a rafforzarli ulteriormente, ma potrebbe essere assegnato a una qualsiasi delle squadre “minori” andando a diminuire il gap fra le diverse compagini della lega. 

Per far si che ciò sia possibile è necessario che le squadre momentaneamente meno forti possano scegliere per prime, e la NBA ha infatti stabilito una regola basata su un principio di merito (o più precisamente di demerito) e su una componente di fortuna (da che mondo è mondo la fortuna è un elemento centrale nello sport). Secondo questa regola, alle 16 squadre che fanno i playoff vengono assegnate le ultime 16 posizioni, mentre le prime 14 sono contese dalle 14 escluse dai playoff secondo una “lotteria”: si inseriscono in un'urna i nomi di queste 14 squadre con una probabilità di estrazione maggiore per chi ha un record più basso, e si estraggono casualmente 3 palline con i nomi delle prime tre squadre aventi diritto alle prime tre scelte, mentre le squadre non estratte sceglieranno in ordine, dalla squadra che ha ottenuto meno vittorie fino a quella che ne ha ottenute di più. Il processo della lotteria, delle palline e delle scelte è leggermente più complicato di così, ma non volevamo complicarvi eccessivamente la lettura, specialmente se si tratta per voi del primo approccio a questo fenomeno.

Proprio per via di questo funzionamento, la lotteria pre draft ha da sempre riservato sorprese, non garantendo sempre alla squadra con il record peggiore le primissime posizioni, ma garantendo nonostante tutto una perequazione di forze fra le squadre che rende la lega più equilibrata e sempre più avvincente. Ma soprattutto rendendo tutte le squadre potenzialmente competitive e livello ciclico e offrendo a tutte le piazze sogni di gloria. 

Penso che a questo punto qualcuno di voi abbia fatto un pensierino sulla possibilità di applicare queste regola anche ai nostri campionati di calcio, dove l'unica regola dominante è quella dei soldi, e dove l'avere sempre e comunque solo 2/3 squadre possibilmente vincenti toglie senza dubbio suspence e divertimento a un campionato altrimenti molto più bello. 

Purtroppo mi dispiace stroncare i vostri sogni ma un nostro Draft è fisiologicamente impossibile, e vediamo nello specifico il perchè. Per prima cosa elemento cardine alla base dell'esistenza del draft è quello secondo cui l'ultima squadra della lega possa scegliere un giocatore nell'anno successivo, cosa impossibile in un campionato basato su promozioni e retrocessioni. Secondo, il sistema americano non contempla le squadre giovanili private bensì soltanto squadre giovanili scolastiche, offrendo campionati liceali e universitari spettacolari e impossibilitando le squadre a mettere sotto contratto i potenziali talenti prima che questi possano diventare professionisti. E proprio il secondo punto è forse il tasto più dolente dell'intera situazione nazionale in cui molti istituti di istruzione superiore non solo non hanno una squadra ma neppure impostazioni o infrastutture a livello sportivo, ma non addentriamoci in questi discorsi..... 

Meritevole di particolare menzione è invece il primo punto, sebbene la possibilità di avere una lega fissa permette alle franchigie dei piani di lungo termine e minori pressioni in stagioni perdenti, è anche vero che il principio di promozione-retrocessione garantisce il possibile accesso alle leghe maggiori a tutte le città senza discriminazione alcuna, discriminazione esistente negli USA dove 52 stati hanno 30 squadre, punto molto controverso e su cui vi lascio fare le vostre considerazioni a riguardo. 

Ma torniamo adesso a quello che è il draft a livello pratico. Questo evento, che per molte squadre rappresenta una stagione e forse anche un futuro, consiste in fin dei conti in un nome da pronunciare entro 3 minuti, con possibili conseguenze irrimediabili. E proprio per questo dietro al draft si muove una vera e propria macchina decisionale, con talent scout che girano tutte le università, i licei e le squadre del mondo, e con le capacità dei general manager e degli head coach che vengono messe sempre più alla prova. Proprio alcune scelte hanno innalzato i general manager che le hanno compiute a vere e proprie star della lega, mentre altre hanno portato GM a una vera e propria crisi di credibilità, e proprio la validità della scelta segna il confine fra quella che è una scelta normale, una scelta giusta, un flop o uno “steal of the draft”.
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Francesco Furioso

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