Nello scorso articolo abbiamo parlato di LeBron James, ritenendo che forse sia possibile affermare che quest'ultimo sia il più forte al mondo. Tale scettro dev'essere però conteso con qualche altro giocatore, uno di questi è senza dubbio il Black Mamba, al secolo Kobe Bryant.
Kobe Bryant, leader indiscusso di una delle franchigie più forti e importanti dell'Nba come i Los Angeles Lakers, è il giocatore attualmente in attività con più punti realizzati nella lega oltre che il quinto in assoluto. Insomma Kobe è un pezzo di storia della Nba, e sembra addirittura riduttivo dire che quest'ultimo sia il giocatore che più si avvicina a MJ sia a livello fisico che di posizione in campo, Kobe non è infatti un emulo di MJ, Kobe è Kobe e dire questo è più che sufficiente.
Una nostra opinione è che Bryant è in assoluto il giocatore più elegante della lega, un tiratore fantastico, un leader offensivo, difensivo e mentale, una visione di gioco disumana e soprattutto uno step back che andrebbe protetto dall'UNESCO.
La storia di questo fantastico giocatore inizia nel nostro belpaese. A 6 anni infatti la famiglia Bryant si trasferisce in Italia, dove il padre, che forse i più nostalgici ricorderanno, gioca a basket dall'84 al '91, e dove lo stesso Kobe inizia a giocare a pallacanestro. La sua infanzia è trascorsa infatti a seguire il padre fra i vari palazzetti d'Italia e a gustare con lui le videocassette dell'Nba. É Joe Bryant infatti il suo primo allenatore ed anche il suo primo sostenitore, lo stesso Joe Bryant che nel 1978 decise in modo profetico di chiamare suo figlio come il taglio di manzo più pregiato al mondo. Quasi prevedendo che una ventina di anni dopo il figlio sarebbe diventato il giocatore più pregiato al mondo.
In verità Bryant entrò in Nba in sordina, scelto al numero 13 nel draft del 1996 dagli Charlotte Hornets che lo scambiarono quasi immediatamente con i Lakers in cambio di Vlade Divac, e permettendogli di ritrovarsi in una delle squadre più forti del momento che aveva appena messo sotto contratto il centro più dominante dell'epoca, quello Shaquille O'neal che allora era degno davvero dell'epiteto che si era auto attribuito “The most dominant ever”. E proprio il duo Bryant-O'neal creerà la dinastia Lakers di inizio millenio, lasciandoci in memoria delle giocate assurde come il famoso lob di Kobe per la schiacciata di Shaq allo scadere di gara 6 contro Portland.
Perchè Bryant è questo, un giocatore abituato a vincere e con cui si vince, senza mai troppi effetti scenici ma con una capacità di farsi trovare sempre pronto, da quando si asciuga le mani sulla maglia prima di ogni tiro libero, fino alla giocata allo scadere che può valere un titolo, passando per la rottura con Shaq, per il divorzio con la moglie e addirittura di un processo per stupro. Più forte di tutto questo e di ogni cosa, più forte di un ginocchio malandato con cui sta giocando o di un indice della mano destra rotto che gli ha fatto cambiare la meccanica di tiro ma non l'efficacia, malori che non opera per non saltare troppe partite perchè lui è il basket.
E dopo non aver visto giocare MJ per limiti anagrafici, ci resta una sola conclusione da trarre: non possiamo che ringraziare Dio per averci fatto vedere il Black Mamba.
Francesco Furioso
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