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mercoledì 21 novembre 2012

L'angolo della tattica. Il Real Madrid "Galactico" di Mourinho


Se vi capita di andare a Madrid, credo sia d'obbligo consigliarvi di prendere la linea 10 della metro e scendere alla fermata Santiago Bernabeu; Salite gli scalini e provate a fare vostra la sensazione di storia del calcio che si respira di fronte questo maestoso stadio che ha visto correre tirare ed esultare tra i più grandi campioni di sempre: Puskas, Di Stefano, Gento, Zidane Ronaldo Luis Nazario de Lima, Raul, Figo. Insomma, nel quartiere di Chamartìn dove appunto ha luogo lo stadio, si percepisce a pelle la sensazione di essere di fronte la storia, indipendentemente dalle simpatie, convinzioni politiche (si accusa che il Real fosse la squadra di Francisco Franco dittatore). Questa squadra, per vittorie, spettacolo, tradizione ha un fascino unico per i calciatori ed agli occhi del mondo, che fa della "camiseta blanca" un sogno per tutti, grandi o piccini.

Chiaramente il Real, con alti o bassi, è sempre stato al centro del calcio che conta, cercando di tenere il proprio livello sempre alto e in Spagna e in Europa; Infatti vanta 32 Lighe e 9 Champions, entrambi record assoluti. Certo, questo è anche dovuto all'infinita risorsa economica di cui la squadra dispone, ma inutile dilungarci su questo, meglio stare sul campo e illustrare che tipo di squadra è il Real Madrid 2012/13. 

Credo sia doveroso parlare, prima ancora dei calciatori, dell'allenatore: lo "Special One" Josè Mourinho; anche in questo caso, che stia simpatico o meno il suo modo mai banale di fare, è indubbio che sia annoverato tra i più grandi allenatori di sempre, con la bellezza di 20 trofei in dodici anni di carriera. Chiaramente l'universo mentale di quest'uomo va oltre i trofei, ma sta nella sintesi calcistica universale che incarna in se: Psicologia, fisica, tattica; insomma non si può parlare di lui come un semplice allenatore di calcio, ma come genio che porta sul campo tutta la propria intelligenza a servizio della squadra attraverso le proprie modalità di allenamento tutte innovative studiate con Rui Faria ( a questo propriosito vi consiglio il libro "Questione di Metodo") e la sua capacità di tirare fuori dai propri calciatori la massima concentrazione verso il medesimo obiettivo, e soprattutto per la grande capacità di comunicazione con propri uomini e la grande intelligenza nell'affrontare i giornalisti, ponendosi come parafulmine a protezione della squadra (il biennio all'Inter insegna)

Analizzando il gioco di Mou, balza agli occhi subito una cosa, ovvero che la squadra mantiene sempre il pallino del gioco, che non si limita solo a quello calcistico, ma che sfocia anche nel mantenere salda la propria forza mentale di fronte gli avversari, ergo la squadra deve pensare sempre da squadra, prima che pensare ai propri "tenori".

Il gioco di Mou richiede una disposizione capace di occupare, in qualsiasi fase di gioco, tutte le zone del campo, dal 4-3-3 con il Chelsea, al 4-2-3-1 iniziato con l'Inter e non abbandonato con il Real Madrid; questo permette di avere una squadra che abbia sempre quella lucidità nel tenere bene le posizioni, che si allarghi in attacco o si compatti in difesa. Difficile parlare della squadra in "blocchi" perchè è lo stesso Mou che ricusa ciò, preparando le partita con la stessa cura in tutte le fasi. 

Andando quindi ad analizzare il calcio impostato dal Mister nei blancos, si potrà notare il fattore velocità: la squadra ha una circolazione della palla molto fluidità, che consente ai calciatori di arrivare in porta con pochi tocchi, verticalizzati di prima. Questo passa anche dal portiere, Casillas, che partecipa con qualità alla fase d'impostazione qualora i centrali Pepe Arbeloa non trovino spunti e linee congeniali di passaggio. I calciatori sanno già bene cosa fare, e come tenere larga la squadra sugli esterni quando si attacca, infatti Ramos e Marcelo spingono tantissimo guadagnando quei 30 metri che permettono alla squadra avversaria di schiacciarsi senza aver spunti di ripartenza. In fase di non possesso la squadra a partire dalla difesa deve essere pronta a tenere lontano dalla porta i calciatori avversari, predisponendo una linea "doppia" di difesa attraverso gli esterni che pressano a seconda delle diagonali di gioco. Importante è che tutti i calciatori sappiano cosa fare e come agire in un determinato momento di gioco.

Controllare la palla è un monito fondamentale e questo vuol dire anche sapere cosa farne: Pepe e Xabi Alonso sono i calciatori deputati al controllo della manovra: L'uno partendo dal reparto difensivo che si può trovare in fase di recupero della palla, l'altro rispettivamente nella fase di possesso o di recupero in mezzo al campo, cerca diagonali pronte a trovare le ali che provano ad accentrarsi cercando la conclusione. Importante in questo caso è per la squadra in fase di attacco, sapere esattamente cosa fare, in modo da anticipare le mosse difensive dell'avversario.

Se appunto è importante allargare la squadra quando si attacca e stringerla quando si difende, il recupero della palla diventa fondamentale, per questo Alonso trova sempre al suo fianco calciatori a tutto campo come il fido Essien e Khedira, pronti ad eseguire il primo pressing sul portatore che trova così difficoltà nel girarsi e gestire le trame di gioco a suo piacimento. Come accennato, spesso anche Casillas diventa fondamentale nelle trame di gioco d'attacco in quanto Mourinho ama sfruttare rilanci dal fondo che gli permettono di sfruttare le sponde della punta o di Ronaldo, così da andare direttamente in porta, con la difesa che si sbilancia per coprire la sponda stessa (esempio: il primo gol dell'Inter nella finale di Madrid).

Il pressing comunque deve avvenire sempre a zona, ovvero con tutti i calciatori che in una determinata zona del campo, chiudano le zone di campo congeniali al passaggio avversario, inducendo così la squadra all'errore; insomma prima si recupera palla prima si può segnare. Questo non porta la squadra ad una barricata, ma anzi diventa una peculiarità che sostiene la manovra offensiva in una fase di transizione che avviene nel minor tempo possibile.

La fase di transizione deve essere svolta soprattutto sulle fasce dove troviamo Ronaldo Di Maria pronti ad accentrarsi, così da avere tre soluzioni: il tiro, la sponda di Higuain o Benzema, o la sovrapposizione di Ramos o Marcelo. Ruolo fondamentale nella fase d'attacco o di transizione è svolto da Ozil o Modric, calciatori deputati al ruolo di trequartista, che risultano registi avanzati, atti a cercare il dialogo con la punta o l'ultimo passaggio a servizio degli esterni che si accentrano senza palla. Spesso però il trequartista si sposta su una fascia, così da liberare le incursioni degli esterni che attaccano lo spazio lasciato scoperto dalla diagonale.

Certo è un chiaro segnale che le azioni del Real passino spesso tra i piedi di Ronaldo, calciatore totale insostituibile per impegno e nella fase difensiva e di transizione, dove risulta essere fondamentale nel dialogo di triangolazione a seguito della ricezione su lancio lungo. La sua classe ed eleganza rendono questo calciatore tra i primi al mondo (si sa, la diatriba su chi incoronare tra Messi-Ronaldo non ha fine) e fanno si che questi sia prezioso e in termini realizzativi (161 partite in Blancos, 165 gol) e in logiche di gioco che lo vedono sempre protagonista, anche quando in fase di non possesso vi è bisogno di pressing e sacrificio; anche lui che stia antipatico o meno poco ci importa, noi siamo concentrati sul campo e quindi non possiamo che spendere parole al miele per il portoghese.

Cercando di ridurre le fasi di gioco di Mourinho possiamo dire che la fase offensiva è sempre presente in una squadra che in fase di non possesso tiene a bada gli avversari con un pressing alto, portando la difesa su di 5-6 metri in più rispetto alle altre squadre, avendo così la possibilità di eseguire un pressing a zona, dove tutti sono chiamati a partecipare, così da avere una fase di transizione rapida e razionale, in quanto tutti devono sapere dove stare e cosa fare, in quel determinato momento, così da anticipare le mosse dell'avversario.

Certo, il calcio di Mou, altamente spettacolare, non si riduce alla fase di transizione, ma anzi si può notare come sia anch'esso un calcio totale, non solo a livello tattico, ma anche e forse soprattutto a livello mentale, grazie anche alla sua grandissima capacità di comunicazione.

Credo che si possa sintetizzare la grandezza di quest'uomo a servizio di questa squadra con questa sua citazione: "La squadra che voglio è quella in cui, in un determinato momento e di fronte ad una determinata situazione, tutti i giocatori, pensano in funzione della stessa cosa simultaneamente: questo è gioco di squadra, questa è organizzazione di gioco".

Ecco a voi Josè Mourinho, pronto a scrivere ulteriori pagine di storia personali e del club d'appartenenza. L'alchimia Galacticos-Mou, ha già portato vittorie fresche nel quartiere Chamartin, l'impressione è che possa continuare sul sentiero tracciato, colorato di "blanco".

Ernesto D'Ambrosio

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