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martedì 13 novembre 2012

L'angolo della tattica. Alla scoperta del West Bromwich, la mina vagante della Premier


Eravate già stati avvisati: La Premier League quest'anno si annuncia più interessante che mai, e sul piano del gioco, e per quanto riguarda la classifica. Non molti si aspettavano squadre come Everton, West Bromwich Albion, e West Ham così in alto(rispettivamente quarta, quinta e sesta del campionato), eppure nulla è frutto del caso, ma solo di lavoro e risultati guadagnati meritatamente nei 90 minuti di gioco. Il calcio inglese ha sempre entusiasmato per lo spettacolo offerto, ma spesso, la cima della classifica (come in tutti i Campionati dopo tutto) rimane riservata a quelle tre-quattro squadre fin da subito. Quest'anno quindi stiamo assistendo a qualcosa di insolito ed entusiasmante, con squadre con un potere economico molto limitato, ma che stanno imponendo le loro idee anche contro le "grandi".

Se ci spostiamo nel West Midlands, fuori dal classico contesto calcistico inglese, e ci concentriamo nella città di West Bromwich, ci accorgiamo che la città per tradizione votata al volto rock della storia della musica (per gli intenditori del genere è la città che ha dato i natali alla voce dei Led Zeppelin Robert Plant, ed al gruppo Judas Priest) in questo triennio ha saputo ridare un entusiasmo sopito da più o meno 50 anni. Da quando i Baggies sono tornati nella massima serie, hanno ideato un progetto stabile che ha portato la squadra a navigare in acque sicure delle Premier, ed entusiasmando gli studiosi di calcio che hanno trovato, con Roberto Di Matteo prima, e con Roy Hodgson poi, il gioco del West Brom molto entusiasmante e spettacolare. Quest'anno il timone dei biancoblu è affidato all'ex vice di Mourinho ai tempi del Chelsea, Steve Clarke, di fatto alla prima esperienza da allenatore. L'idea di affidare la squadra ad un allenatore così giovane, in un primo momento azzardata, si è rivelata una scelta quantomai esatta alla luce dei risultati conseguiti. Ma andiamo a vedere i "motivi" tattici di questi 20 punti con ben 6 vittorie in 11 incontri. Partendo dalla disposizione della squadra, Mister Clarke predilige un gioco ragionato in ogni singola fase di gioco e quindi le formazioni in genere da lui usate sono il 4-2-3-1 o il 4-4-2 classico. Il suo gioco, molto attendista, si consuma palla a terra, è votato al fraseggio e sul primo pressing al portatore.

Il blocco difensivo è sempre quindi uno schieramento a quattro, con il ritrovato Ben Foster (ex Man Utd) tra i pali, ed il duo McAuley Olsson sempre in campo. In fase di possesso palla, Olsson il designato alla fase d'impostazione della manovra, che in genere non ha un inizio ben delineato, ma nasce attraverso le caratteristiche dell'avversario; Clarke, in maniera molto camaleontica cerca di scovare i punti deboli degli avversari così da pungerli fin dalla fase d'impostazione (ad esempio con il Man City era più votata sulle fasce per un fattore di superiorità nella corsa, con l'Everton invece si attaccava per vie centrali creando spazio attraverso diagonali e triangolazioni ad allargare di 2 metri la zona centrale della metà campo avversaria). In fase di transizione invece Olsson tende a servire molto Morrison che si abbassa per avere una ripartenza più veloce (in genere nel 4-2-3-1 quando lo scozzese si ritrova trequartista) o sugli esterni o servendo la punta in profondità (Long o Lukaku che siano). In fase di non possesso la difesa cerca di non concedere troppo spazio agli avversari, ma non tiene neanche la linea troppo alta, così da creare la giusta densità nella fase nevralgica del campo. Ruolo importante nel gioco di Clarke lo svolgono i terzini (Ridgewell è inamovibile sulla corsia di sinistra, sulla destra Tamas e Jones, ripiegato da esterno a terzino, si dividono spesso i compiti): stringono molto bene quando c'è da fare la diagonale in fase di non possesso, chiudendo molto bene gli spazi centrali, anche se a volte ricevono imbucate esterne a causa delle mancate chiusure sulle sovrapposizioni. In fase di transizione la loro spinta risulta decisiva, guadagnando 60 metri di campo con molta rapidità, e creando quelle sovrapposizioni che fanno molto male alle difese, prese in contropiede che ancora non hanno trovato la giusta disposizione per la chiusura degli spazi. In fase di possesso hanno il difetto di non fornire cross eccelsi (da Jones ci si aspetta di più in questo senso) ma garantiscono una buona disposizione, impedendo alla squadra di schiacciarsi in un solo lato del campo, così da permettere alla punta di andare tra le linee.

Il centrocampo generalmente è affidato al duo Mulumbu e Yacob, che certamente non sono grandi palleggiatori, ma garantiscono molti recuperi, in quanto prediligono il gioco fisico. Sono molto abili nel chiudere le linee di passaggio, e tendono a tenere il portatore spalle alla porta, spendendo anche falli sanzionati, ma proteggendo così la fase di non possesso magari non ancora ultimata. Nella fase di possesso il congolese Mulumbu fornisce buone incursioni senza palla, creando così spazi per gli esterni o per la punta che spesso lo cerca nelle triangolazioni. Yacob invece fa sempre buona guardia al centrocampo così da tenere sempre un equilibrio, anche numerico, qualora la palla dovesse essere recuperata dagli avversari. In fase di transizione, come detto prima, Morrison si posiziona tra la linea di centrocmapo così da ricevere agevolmente e con ottima protezione il pallone, per giocarlo in verticalizzazioni generalmente sugli esterni che spesso hanno la fortuna di ricevere palla a terra senza così rallentare la loro corsa. Morrison, giocata la palla, dopo la fase di transizione si spinge in avanti cercando spazi per il suo buon destro che ha già realizzato 3 reti. Clarke è molto bravo nel variare la disposizione della squadra in corsa, segno del buon lavoro settimanale a livello tattico e segno di una notevole lettura delle partite; certo la duttilità dei suoi uomini lo aiuta molto (Fortuné agisce da centrocampista o da esterno d'attacco, ed il figliol prodigo Gera non delude mai quando viene chiamato in causa da Clarke, che lo utilizza come vice Morrison o insieme a quest'ultimo per dare più qualità alla manovra).

Gli esterni d'attacco sono comunque la peculiarità del gioco di questa squadra. Il mister non ha mai rinunciato al gioco sulle fasce, segno che è troppo importante nelle logiche di gioco e di squadra. Generalmente Dorrans e Odemwingie partono nell'undici titolare, ma Clarke varia gli esterni anche a seconda della squadra che si trova di fronte, così da andare a contrastare a seconda della caratteristiche, la fase di possesso avversaria (con il City per contrastare la loro fisicità ha preferito i muscoli di Fortuné anziché la propensione offensiva di Odemwingie); nonostante questo, soprattutto in casa (5 vittorie ed una sola sconfitta, immeritata, contro il City) il WBA non rinuncia mai ad imporre il suo gioco, cosa che però gli ha spesso gli è costata punti fuori dall'Hawthorns. Gli esterni esterni, in fase di non possesso, hanno le idee ben chiare indipendentemente da chi va in campo, e si abbassano di 30 40 metri così da stringere le maglie della squadra ed appunto creare densità a centrocampo, passando da un 4-2-3-1 ad un 4-5-1 che impedisce le sovrapposizioni, anche se spesso in diagonale gli esterni si fanno trovare impreparati. In fase di transizione tendono invece ad accentrarsi e cercare il gol (come testimonia la doppietta di Odemwingie contro il Southampton) o il fraseggio con la punta Long portando così la squadra ad un falso arricciamento che inganna le difese avversarie che lasciano 4 metri di spazio ai terzini. In fase di possesso gli esterni dialogano molto con la punta, cercando spesso le imbucate centrali attraverso triangolazioni.

L'Irlandese Long risulta quindi molto importante per il lavoro degli esterni. Sfruttando la sua rapidità ed astuzia, gioca molto per la squadra, anticipando, spalle alla porta, il difensore avversario, così da giocare la palla subito verso gli esterni. Non è una punta da 15-20 gol ma il lavoro che fa per la squadra è di notevole importanza. Va tra le linee così da abbassare il baricentro avversario, e attacca gli spazi esterni, così da andare in profondità e cercare addirittura cross o passaggi che mandano in gol i compagni. Non è una punta fredda, spesso infatti (vedi City) sbaglia conclusioni abbastanza facili, ed infatti Clarke lo intercambia con la promessa Lukaku, che, dotato di più fisicità però, crea più riferimento, che spesso può limitare il gioco dei Baggies.

La squadra comunque sta dimostrando di avere margini di miglioramento e di poter fare un ottimo campionato, cercando di migliorare il piazzamento degli ultimi due anni. Ma per ora niente calcoli, godiamoci il lavoro di Mister Clarke che sta entusiasmando e fa seguire, allo spettacolo, i risultati. Il West Bromwich è Rock!

Ernesto D'Ambrosio

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