TOP
1) Memphis Grizzlies. Primo posto in assoluto nella lega, dopo la sconfitta contro i Clippers all’esordio hanno prodotto una striscia ancora aperta di 8 vittorie consecutive raccogliendo gli scalpi di squadre del calibro di Miami, Oklahoma City e New York. Randolph sta giocando ai livelli di due anni fa, Marc Gasol è già adesso il miglior centro NBA, Gay è sempre più completo e i due nuovi arrivi, Bayless ed Ellington, stanno producendo tantissimo dalla panchina.
2) Damian Lillard. Se Portland vanta un record di 5-5 (che ad ovest è più che dignitoso) il merito è da attribuire soprattutto al suo gioiellino scelto al numero 6 dell’ultimo draft. Lillard ha preso per mano i suoi Blazers fin dalla prima partita vinta contro i Lakers (in cui ha segnato 23 punti). Non ha mai giocato meno di 32 minuti e non ha mai segnato meno di 12 punti, realizzandone ben 27 contro Houston. Per ora viaggia a 19 punti di media , 3,2 rimbalzi e 6,1 assist nelle prime 10 gare NBA della sua carriera. Niente male davvero per un rookie.
3) Milwaukee Bucks. Il secondo posto della Eastern Conference appartiene momentaneamente a loro grazie ad inaspettato record di 6-2. La coppia d’oro Ellis-Jennings sta viaggiando su ottimi livelli, 20 punti di media il primo, 17 il secondo. Il resto della squadra non ha una gerarchia ben definita, al punto che ben 13 giocatori hanno giocato almeno 6 minuti di media e ben 11 elementi hanno segnato almeno 5 punti a partita. Unica nota un po’ stonata forse è il rendimento di Ilyasova, autore di soli 7 punti di media: per il contratto firmato in estate ci si attende qualcosa in più.
4) Kemba Walker. Il discreto avvio degli Charlotte Bobcats (4-4) è merito soprattutto del play da Uconn, autore di 30 punti al debutto stagionale e mai sceso sotto la doppia cifra nelle 8 partite disputate. Attualmente vanta 18,8 punti di media e 5,5 assist. Se riuscisse a coinvolgere ancora di più i propri compagni potrebbe diventare un “top player”, per usare un gergo calcistico.
5) Mike Woodson. L’allenatore dei New York Knicks, chiamato come traghettatore quando l’anno scorso andò a sostituire Mike D’Antoni, non solo si è meritato la riconferma ma ha anche lanciato la squadra della Grande Mela al vertice della Eastern Conference. È riuscito nell’arduo compito di rendere Carmelo Anthony e JR Smith degli ottimi uomini-squadra, spostando ‘Melo da numero 4 e favorendo la circolazione di palla schierando due play titolari, Felton (ottimo il suo avvio di stagione) e Kidd. La prova del nove arriverà con il rientro di Stoudemire, sulla carta il naturale proprietario di quel posto da numero 4…
FLOP
5) Indiana Pacers. D’accordo l’assenza – pesante – di Danny Granger, ma passare da una stagione esaltante (finale di Conference sfiorata) ad una che si preannuncia assolutamente anonima (4-7 il record attuale), è molto grave. La cessione di Collison è una parziale spiegazione, e l’impressione è che per tornare a contare qualcosa sia necessaria una importante manovra di mercato.
4) Gli italiani. Lo ammettiamo, ci saremmo aspettati molto di più dagli azzurri. Sia nel rendimento individuale che in quello delle rispettive squadre. Bargnani e Gallinari segnano abbastanza (16,2 punti il primo, terzo miglior marcatore dei Raptors, 14 il secondo) ma con medie scarsissime (Bargnani ha il 35%, dato raccapricciante per un lungo seppur specializzato nel tiro da tre, Gallinari il 34%). Belinelli è quasi ai margini della rotazione di Chicago con rarissimi compiti offensivi. Dai ragazzi!
3) Detroit Pistons. 9 sconfitte in 11 partite sono troppe per una squadra che può vantare uno dei migliori lunghi in assoluto, quel Greg Monroe capace di mettere insieme persino una tripla doppia contro Sacramento). Sarebbe bello vedere questo giocatore in una squadra vincente.
2) Washington Wizards. Unica squadra ancora a secco di vittorie a fronte di 8 sconfitte. D’accordo, Wall e Nenè non hanno ancora messo piede in campo a causa dei loro acciacchi, ma Okafor, Ariza e l’attesissimo rookie Beal non stanno affatto rendendo secondo le attese. Jordan Crawford rappresenta l’unica nota lieta fino a questo momento. Questa squadra è stata creata per puntare almeno all’ottavo posto, e sulla carta l’obiettivo non è neanche così irraggiungibile. Ma bisogna iniziare a vincere.
1) Mike Brown. È stato licenziato, lo sappiamo, ma se i Lakers ancora non figurano tra le prime della classe è soprattutto a causa sua. Un inizio di 1-4 con un roster del genere è quasi vergognoso, infatti è bastato l’avvicendamento in panchina con Bernie Bickerstaff e Mike D'Antoni per vincere 4 delle successive 5 gare e soprattutto per vedere un o straccio di gioco. Dopo aver fallito con LeBron, il buon Mike è stato messo spalle al muro anche da Kobe.
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