Siamo stati abituati troppo bene da Francesco Guidolin che, dal 2010, ci ha deliziato con bel gioco, calciatori giovani di gran livello nati da un progetto societario incentrato proprio sull'evoluzione di giovani talenti da inserire nel grande calcio. Quest'anno, che sia fisiologico un calo o meno, stiamo assistendo ad una squadra diversa, con meno talento, svuotata emotivamente dagli eventi ed a tratti incapace di esprimere quel gioco che tanto ci ha fatto divertire, che gli è valso un quarto e terzo posto nelle stagioni passate, oltre che una panchina d'oro 2011 per mister Guidolin.
Complici le importanti cessioni degli ultimi anni (basti ricordare: Sanchez, Handanovic, Asamoah, Isla, Inler, Zapata, Felipe, Lukovic, Pepe, Quagliarella) e le sconfitte con Arsenal prima e più bruciante con il Braga poi, la squadra e il mister stesso paiono smarriti, alla ricerca di una guida capace di traghettare i calciatori nella giusta direzione con lezioni di calcio, quelle uniche e sempre innovative del Guidolin dei bei tempi appunto. Che fosse un tipo emotivo si era largamente inteso, ma che risentisse così tanto quasi arrivando a "svuotarsi" dal piacere di allenare non ce lo aspettavamo (ci riferiamo ai tentennamenti estivi riguardanti il prosieguo della sua carriera ad Udine e nel mondo del calcio). Nonostante tutto il "prof." Guidolin continua il suo lavoro con rigore, cercando di far partite un nuovo ciclo con nuovi giovani da plasmare, anche se magari i risultati in classifica (che per ora dice decima con sole tre vittorie in dodici incontri) non saranno più quelli di una volta.
Analizzando brevemente gli uomini nuovi troviamo il portiere Brkic, Faraoni, Muriel, Maicosuel, Heurtaux, Ranegie, Allan, Lazzari, che ad ora hanno fatto molto rimpiangere i partenti, rendendo quindi la situazione più complessa in questo avvio, con schemi da analizzare e memorizzare e con un lavoro che quindi quasi parte da zero. Nonostante ciò, Guidolin non ha rinunciato alle sue idee ed al suo 3-5-1-1 che ha fatto scuola ed è stato da esempio per molti allenatori giovani e non, che hanno emulato la filosofia tattica del mister dell'Udinese. Fondamentale per questo modulo è la grande capacità di corsa dei calciatori che entrano in campo per interpretarlo, e una grande intelligenza nella fase di transizione, nel trovarsi e in difesa e in attacco al posto giusto, tenendo la zona di posizione richiesta dal mister con intelligenza.
Partendo dal blocco difensivo troviamo subito delle novità con Brkic votato all'ingrato compito di sostituire il neo portiere interista Samir Handanovic, rimpianto dai tifosi. Certamente Brkic non sta sfigurando, ma non è quel portiere, anche in grado di prendersi la responsabilità di far partire il gioco con i piedi, ne quel portiere capace di garantire punti importanti alla squadra.
In difesa troviamo Benatia, Danilo, Domizzi e Coda che molto si stanno alternando in questa fase di stagione, ma che lasciano invariata l'idea tattica della squadra: Infatti la difesa cerca di tenersi alta così da schiacciare la squadra avversaria quando è in fase di non possesso, e cercare di posizionare gli uomini in linea, permettendo agli esterni di abbassarsi, e portare la difesa a volte a 5, a volte a 4, e questo spesso dipende dall'utilizzo della squadra avversaria del trequartista, così da avere sempre un giocatore (che in questo caso porta 5 uomini a centrocampo) capace di andare al pressing sul trequartista che così perde l'occasione per andare tra le linee che spesso vengono messe in difficoltà dal ruolo del trequartista. In fase di possesso palla la difesa cerca sempre di tenere la linea a tre, così come in fase di transizione, evitando il rischio di incorrere in rischi dettati dallo sbilanciamento della squadra. Facciamo ben attenzione, questo non è un atteggiamento difensivo, ma l'idea di gioco di Guidolin ossia votata al gioco esterno o di verticalizzazioni, che non necessita di difensori troppo alti e quindi capaci di attaccare.
Sul secondo blocco troviamo qualche innovazione: Basta Armero e la giovane promessa Faraoni sono gli esterni scelti dal mister, capaci di dare molta profondità alla manovra, proprio come richiesto da Guidolin: E' da loro che passano le azioni d'attacco in quanto riescono, con la loro rapidità, ad allargare le difese avversarie ed entrare in area con triangolazioni che richiedono l'aiuto del vertice d'attacco Totò Di Natale. Sempre sugli esterni si consuma il contropiede della squadra friulana che incentra il fulcro del gioco proprio su questa fase di gioco: Il rilancio, sul recupero della palla, avviene in maniera repentina e quasi a memoria, in quanto è espressamente richiesto dal mister un contropiede dettato dalla situazione di gioco e dal verso del corpo del giocatore che con il suo piede si ritrova a lanciare, in genere con diagonali ad uscire che permettono a Basta Armero o Faraoni che siano, di eseguire uno stop a seguire capace di creare superiorità ed una conquista del campo più rapida. In fase di non possesso, come sopra accennato, molto verte sulla scelta del trequartista della squadra avversaria: se il trequartista è presente in genere si abbassa l'esterno che copre il piede d'utilizzo dello stesso; se invece il trequartista non compare la squadra vede abbassarsi a 5, tenendo le linee strette e ben schierate.
Sulla linea dei tre interni tutto ruota attorno al giovane brasiliano Allan: l'ex Vasco da Gama sembra essere ben entrato nelle geometrie di Guidolin che lo ha posto come vertice basso del centrocampo e quindi fondamentale in ogni fase di gioco; in fase di possesso è lui la mente di questa squadra: detta i ritmi del passaggio, riordina la fase d'attacco se questa non è andata in porto, e cerca il lancio a cercare la punta, di prima, così da scavalcare le linee avversarie senza dare preavvisi. In fase di non possesso è lui adibito al pressing sull'incursore sul trequartista o sulla seconda punta che si schiaccia nel tentativo di cercare triangolazioni con il compagno. In fase di transizione è sempre lui che cerca il lancio in diagonale, che spesso va a cercare la fascia destra bianconera (in quanto destro di piede). Gli interni invece hanno il compito di incursori a tutto campo, capaci di pressare in fase di non possesso sui portatori, a seconda della diagonale di spostamento della squadra. In fase di possesso, Lazzari, Pereyra, Pinzi e Badu (in genere sono questi gli uomini interpreti del ruolo) tendono a dare una mano sugli esterni e di creare spazi per la punta che spesso si abbassa per trovare la soluzione da fuori area. In fase di transizione gli interni accompagnano molto l'azione ma non risultano sempre degni interpreti del gioco richiesto da Guidolin, che li vorrebbe a ridosso dell'area così da dare una soluzione in più agli esterni arrivati sul fondo (solo due gol sono arrivati dai centrocampisti). Certo non fanno mancare quel pressing e quei metri alti tanto fondamentali nel suo gioco che ha bisogno di recuperare palla e ripartire in velocità.
Un pò in ombra, ma non meno importante è il ruolo del finto trequartista utilizzato da Guidolin: Che sia Maicosuel (il più utilizzato fino ad ora) Fabbrini(talento un pò singhiozzante) o il talentino Muriel (purtroppo ancora ai box per infortunio), il raccordo tra il centrocampo e l'attacco deve essere un uomo a tutto campo, che faccia pressing, in fase di non possesso, sul portatore di palla, che vada senza palla, tra le linee in fase di possesso così da creare ampi spazi per la punta, e che si posizioni come punta in fase di possesso palla così da dare sempre un riferimento facendo ruotare i compagni attorno a lui; In tutto questo la corsa continua è importante, così da creare spazi importanti senza dare però riferimenti. La punta di questa squadra, su cui Guidolin e tutti i tifosi dell'Udinese affidano le speranze, corrisponde al nome di Totò Di Natale. La punta napoletana, capitano della squadra, vanta un cospicuo numero di successi personali (anche il Times ha speso parole al miele per lui), segno che l'universo Udinese è quello adatto per un calciatore come lui. Il goleador (169 gol in Friuli) è l'elemento cardine della squadra che concentra tutte le azioni sui suoi piedi. In ogni azione troviamo il suo zampino: riceve palla in fase di transizione sulle diagonali dei compagni, riesce ad uscire dalla marcatura e andare al tiro con perfette geometrie anche dalla distanza, e riesce a triangolare coi compagni mandandoli in porta con enorme facilità. Di certo non è l'uomo presente nella fase di non possesso, ma gli si può perdonare in vista delle statistiche: 9 partite 7 gol. Certo, se vogliamo fare un appunto, questa squadra troppo dipende da Di Natale, che spesso si trova imbottigliato dalla buona gestione difensiva avversaria, e per questo Guidolin vorrebbe una squadra con più coraggio, capace di emanciparsi dal capitano, gestendo così il gioco in maniera corale come il mister desidera, sempre con rapidità. Certo, Di Natale con i suoi gol ha sempre portato la squadra in alto, a giocarsi posizioni nell'Europa che conta, purtroppo solo sfiorate. Magari a volte è egoista nei momenti un pò concitati, ma con questi numeri gli si perdona tutto!
Purtroppo, oltre Di Natale, sono pochi gli elementi su cui l'Udinese può contare e ripartire. Quest'anno gli interpreti non sono del livello di quelli passati; Guidolin appare spento, per cui sarà difficile vedere la stessa squadra dell'ultimo bienni o, nonostante qualche buon elemento. L'auspicio è Guidolin, da grande allenatore e maestro di calcio, trovi la voglia di continuare ad "insegnare" e plasmare nuovi talenti, così da dare sempre più qualità a questa Serie A. La società difficilmente mancherà ai propri doveri, grazie anche alla grande rete di osservatori. Certo, senza andare troppo lontano, il presente fa presagire un anno di transizione.
Ernesto D'Ambrosio
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