Che questo campionato italiano non sarebbe stato mai banale avremmo dovuto capirlo il 2 Giugno 2012, ossia il giorno che Zeman in conferenza stampa annunciò l'addio al Pescara neopromossa ed il ritorno alla sua vecchia squadra, la Roma. Nulla è mai banale con Zeman, dallo spettacolo, alla sua verve polemica e pungente sempre serena ed elegante (basti pensare alle continue polemiche a distanza contro i dirigenti bianconeri), con quel suo modo sempre coerente di mettersi contro i poteri forti del calcio. Se a tutto ciò si aggiunge una piazza calda come quella di Roma... Beh... All'Olimpico quest'anno non ci si annoia mai!
L'arrivo di Zeman ha coinciso con una campagna acquisti onerosa e votata alla famosa "linea verde", ossia giovani di belle speranze da plasmare secondo il gioco del Boemo. Impossibile citarli tutti ne ricordiamo i più importanti quali: Destro (strappato alla concorrenza delle Big), Bradley, Tachtsidis, e il portiere ultimo arrivato Goicoechea (impossibile non citarlo) richiesto da Zeman perchè valido nel palleggio e nel partecipare nell'impostazione del gioco.
Il rinnovamento della società è stato integrale e questo ha influito molto sui giocatori, che hanno variato in primis la filosofia di preparazione estiva: per i meno informati, la preparazione di Zeman verte molto sul carico fisico e sulla resistenza. Nel primo periodo la palla è un oggetto sconosciuto per i calciatori, che si preparano in modi che spesso possono risultare bizzarri ai più superficiali, ma che risultano decisivi nel lungo periodo, quando le forze in genere tendono a mancare.
Altra variazione sta nella filosofia di gioco: Zemanlandia vive da sempre con il 4-3-3, modulo preferito dal boemo, in quanto permette fisicamente di ricoprire tutte le zone del campo, trovando così i propri calciatori sempre pronti in qualsiasi situazione di gioco, che sia difensiva o di transizione. Se infatti prestiamo particola re attenzione al gioco di Zeman, il 4-3-3 è il modulo che più offre spunti di triangolazione da parte dei giocatori, riuscendo anche a creare spazi per sovrapposizioni o inversioni di fascia, permettendo così di avere sempre, almeno tre soluzioni per giocare il pallone, dove in genere vediamo Totti schiacciarsi proprio dopo la riconquista della palla, ed illuminare i compagni con i suoi assist sempre impeccabili, per i compagni che intanto in blocchi compatti, attaccano gli spazi senza palla in un numero consistente, con il rischio spesso di lasciare la squadra un po' sbilanciata.
Si può notare da subito come la squadra giochi sempre molto corta, con i quattro di difesa (generalmente Castan, Piris, Balzaretti e Burdisso) sempre in linea, così da portare la difesa molto alta (a ridosso della linea di centrocampo) con i centrocampisti pronti ad inserirsi, meno che il vertice basso (Tachtsidis) che tende a smistare il pallone a seconda delle diagonali di gioco od ai movimenti dei compagni che attaccano lo spazio. Le due ali d'attacco( Lamela e uno tra Totti ed Osvaldo) tendono a tagliare il campo verso l'area, sfruttando così situazioni che vedono coinvolte la punta che tende e a finalizzare e a servire gli inserimenti degli esterni. La palla in tutto questo, rimane sempre bassa, puntando così a verticalizzazioni che si consumano negli spazi lasciati dagli avversari nel momento d'esecuzione della diagonale.
Nella fase di non possesso palla la squadra deve attaccare immediatamente l’avversario con il pallone ed i compagni che potrebbero essere disponibili per uno scarico in appoggio. La filosofia di gioco del tecnico boemo è quella infatti di ricercare immediatamente la riconquista del possesso della palla. Ne viene da sè un'applicazione costante della trappola del fuorigioco. La difesa è altissima e predispone la squadra al pressing che inizia dai 3 attaccanti; il giocatore più vicino al portatore di palla lo attacca mentre gli altri compagni vanno sulle varie soluzioni di scarico scalando sull’avversario più vicino. La scelta di Zeman di ricercare costantemente la riconquista del possesso palla come obiettivo primario porta la propria squadra ad alzare il proprio baricentro nella metà campo avversaria e pertanto ad esporsi a ripartenze fulminee. La differenza rispetto ad altre squadre che attuano un pressing alto è che Zeman fa applicare questo meccanismo sempre e comunque e squadre bene attrezzate potrebbero cercare di attaccare il lato debole o la profondità che chiaramente la squadra del boemo concede. Accade spesso infatti che i due centrali difensivi si trovino in condizione di parità numerica con gli avversari e con molto campo da difendere alle proprie spalle ed è una scelta voluta in quanto permette a più giocatori di dedicarsi alla quanto più rapida riconquista del pallone. Infatti la linea di difesa che va a fare densità a cent ro campo in fase di non possesso rischia di prendere l’infilata sbagliando la tattica dell’off-side.
Pertanto anche il ruolo di portiere con Zeman assume delle caratteristiche particolari dovute a questo atteggiamento tattico; il numero 1 con Zeman dovrebbe essere bravo coi piedi sia per aiutare i due centrali nelle chiusure (una sorta di libero) sia per proporsi come soluzione di scarico disponibile per i difensori che riconquistano palla.
Ma è nella fase di possesso palla che le squadre di Zeman esprimono tutta la loro spettacolarità, alla ricerca costante del gol e con una varietà e capacità a dir poco entusiasmanti. Tutta la squadra è costantemente alla ricerca della profondità tramite passaggi corti che cercano sempre di guadagnare spazio in avanti con continue verticalizzazioni ed inserimenti. Il tutto con una continua rapidità di manovra ed un grande dinamismo per cercare di sorprendere la squadra avversaria ed avere sempre la supremazia territoriale. Fondamentali sono i movimenti delle catene laterali (terzino-centrocampista laterale-ala) organizzati con lo scopo di creare spazi per tagli e sovrapposizioni al fine di portare pericolo nell’area nemica. Azione tipica: il terzino avanza palla al piede, l’attaccante esterno aggredisce lo spazio scattando in profondità, mentre la mezzala si accentra. Il portatore di palla ha così tre opzioni : lo scarico sull’ala, sul centrocampista, o il cambio di gioco verso l’altro attaccante esterno che aggredisce il lato debole della difesa avversaria. Altro movimento è quello del centrocampista laterale che va sulla fascia per occupare la posizione lasciata libera dall'ala (che nel frattempo taglia verso il centro) e fornire una soluzione ult eriore al possessore di palla.
La squadra è sempre molto corta. Ridotti sono gli spazi tra i vari reparti. I terzini spingono sulle fasce e superano costantemente la mediana. Inevitabilmente l’avversario rimane schiacciato nella propria area con grandi difficoltà ad uscire. Coi terzini che spingono costantemente sulle fasce la squadra in pratica resta solo coi due difensori centrali a difendere ed obbliga gli avversari a schiacciarsi verso la proprio area e rende difficoltose le ripartenze perchè le riconquiste di palla avvengono molto basse. I due ruoli fondamentali di questo tipo di 4-3-3 sono il regista "basso" ed il centravanti che fanno da perno e collegamento per i movimenti di squadra tra le due "catene" laterali di giocatori. Il regista arretrato è un regista a tutti gli effetti che cerca di smistare continuamente il gioco tra le due 'catene' laterali oltre a fare da schermo ai due centrali difensivi. L'attaccante centrale deve essere veloce e pronto sia allo scambio che alla finalizzazione. I due terzini sono due fluidificanti a tutti gli effetti per cui sono sempre pronti a dare appoggio al gioco sulle fasce. Le due mezz'ali devono invece possedere doti fisiche non comuni, sia per pressare che per proporsi in fase di attacco. Gli attaccanti devono avere velocità, doti di smarcamento per attaccare la profondità e buona tecnica utile per il cross, gli scambi stretti ed il cambio di gioco.
A questo punto è evidente che questo sistema di gioco presuppone un atletismo eccellente perchè per attuare pres sing, smarcamenti continui, velocità e rapidità serve una preparazione fisica fuori dal comune, meticolosa e sfibrante messa a punto direttamente da Zeman. Corsa, corsa ed ancora tanta corsa: le sue sedute di allenamento sono caratterizzate infatti da frequenti sessioni di ripetute, tanta fatica sui gradoni e nei boschi durante i ritiri estivi (come già citato prima).
Tentando di ridurre il gioco di Zeman possiamo sicuramente riconcederlo con questo aforisma: "Se io non ho la palla non posso fare gol, se la palla ce l'ho io non posso subirlo". Criticabile o meno che sia il boemo, di certo non annoia mai. Appunto, mai banale. Godetevi lo spettacolo, Zemanlandia vale il prezzo del biglietto.
Ernesto D'Ambrosio
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