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mercoledì 17 ottobre 2012

Spazio ai lettori: Milan, analisi tecnica di un tracollo


Negli ultimi tre anni siamo stati "abituati" a vedere una delle tre grandi potenze calcistiche italiane faticare. E' toccato alla Juve nella stagione 2010-11, passando per l'Inter lo scorso anno. Ora sembra che questa strana sorte sia riservata al Milan, che in questo inizio di campionato ha dato segnali molto preoccupanti a tutti i suoi tifosi. Si è sentito molto parlare sui giornali di Milan quasi con toni speranzosi su una ripresa quasi certa della compagine rossonera. Sarà l'abitudine, sarà che fino allo scorso anno lottavano per lo scudetto e qualcuno della dirigenza azzardava la parola Triplete.... Almeno sulla carta. Il campo però dice altro e come spesso accade la carta rimane tale ed il campo dà sentenze abbastanza discordanti. Ci troviamo di fronte una squadra che ha speso poco e male, e che non ha colmato la voragine lasciata da Ibra, Thiago Silva e, elemento da non sottovalutare, di tutti i "senatori"(Gattuso, Nesta, Seedorf, Inzaghi) che hanno lasciato un vuoto "d'istituzione" se vogliamo ancor peggiore di quello di Ibra e Silva. L'allenatore non è stato nè accontentato nè dà l'impressione di essere seguito dai propri giocatori. Insomma tutto ci lascia intendere che i 7 punti del milan, con sole 2 vittorie in ben 7 partite, siano giusti e che questa squadra non possa andare oltre questo 11°posto. Sembra un'analisi dura, ma andiamo analizzare bene la squadra e le situazioni del Milan.

Partiamo dal giocatore (sulla carta) più prezioso: Pato. Questo giocatore non sarà un fuoriclasse, ma senza dubbio è un gran giocatore in grado di decidere le partite da solo, nonostante un deficit tattico evidenziato in questi anni, ma per via dei mille infortuni patiti, credo che quest'ultimo abbia perso la fiducia in se stesso oltre che nello staff medico del Milan (di cui ci vorrebbe un articolo a parte) e tutti ben sappiamo quanto sia importante per un calciatore star bene prima mentalmente che fisicamente, e Pato non dà certezze in nessuno dei due casi.

Robinho (ora anch'egli infortunato) non è quel giocatore in grado di decidere le partite o creare giocate per i compagni. Anche l'anno dello scudetto del Milan è stato più l'attaccante operaio a servizio di Ibra e della squadra, che correva per 90 minuti interi, ma mai quel giocatore decisivo (specie sotto porta....). Non si può credere che il Milan possa ovviare ad Ibra con El Sharaawy, che è un prospetto, ma che ancora, data la giovane età, può prendere in mano la squadra e servire palloni importanti ai compagni. In più ci sono Bojan e Pazzini: L'uno ha dimostrato che fuori dal contesto Catalano non è un calciatore importante: nullo nella Roma, ancora impalpabile al Milan; l'altro invece è chiaramente una punta che ha bisogno di dialogare con compagni bravi a scardinare le difese avversarie e quindi a creare assist importanti per lui (Cassano perchè mandarlo via?), che sotto porta resta ancora un temibile ariete. 

Il vero dramma del Milan si consuma però a centrocampo, in quei giocatori spacciati troppo presto per fenomeni e che senza Ibra sembrano spaesati in campo: Boateng e Nocerino su tutti. Il numero 10 rossonero sembrava dovesse spaccare il mondo con Ibra, e difatti segnava gol a raffica ed era sempre presente nelle azioni d'attacco, ma ciò che sfugge all'occhio del tifoso è che Ibra rende tutti ottimi giocatori sotto porta per via del suo modo di giocare (crea spazi, serve assist al bacio e porta via sempre 2 difensori). Insomma ora senza Ibra abbiamo visto il vero Boateng, ovvero un calciatore normale, un buon incursore ma non certo un fuoriclasse, nè un 10 classico in quanto non ha nè il passaggio filtrante nè la visione di gioco. Stessa cosa può dirsi di Nocerino, che con lo svedese si divertiva a giocare da bomber, ed ora invece torna da dove è partito: un incontrista bravino a recuperare palloni ma nulla di più. 

Certo, la società ha messo tanto del suo a centrocampo (e non solo) prendendo giocatori praticamente simili tra loro (Costant e Montolivo, Traorè, Muntari, De Jong). Si può notate come manchi un incursore, un regista che detti i tempi (Montolivo non lo è). 

Di dramma in dramma: la difesa completamente rivoluzionata (in peggio) sta facendo passare notti insonni ai tifosi milanisti che hanno visto correre sulle fasce gente come Serginho e Cafù, per poi ritrovarsi Abate, Antonini (non grandi crossatori. Chi serve cross precisi a Pazzini? Gli unici due bravi in questo sono De Sciglio, ancora troppo giovane, ed Emanuelson, che stranamente Allegri gradisce nei 3 di centrocampo). Certo, anche i centrali (a volte adattati a terzini) non sono un bel vedere, se si pensa a quel 33 che tanto faceva emozionare i tifosi e gli amanti di questo sport: Zapata non è da Milan (ora capiamo perchè l'Udinese l'ha mandato via con molta facilità); Acerbi è un normalissimo difensore, nulla di più; Mexes non è in grado di dirigere una difesa; Bonera non è più di una riserva; Yepes, l'anno passato utilizzato da riserva, è quello che mantiene la "baracca" lì dietro. 

Sembra un'analisi cattiva. Ma 7 gol subiti in 7 partite di campionato e 2 gol (seppur in una sola sfida) in 2 partite di Champions sono un dato statisticamente preoccupante. Insomma, è davvero difficile parlar bene di questo Milan, che sì, ha patito la crisi che si è abbattuta sul nostro calcio e che ha ridimensionato la Serie A a livello qualitativo, ma ciò non giustifica una gestione del tutto incomprensibile da parte della società che ha smantellato una squadra ed ha ricostruito senza idee chiare e senza essere sinceri coi propri tifosi. Insomma, non serve soffermarsi sui nomi che nel biennio passato facevano sognare, ormai la storia è totalmente differente: ho l'impressione che questo Milan faticherà non poco da qui fino a fine del campionato. E' stato tutto sbagliato. Ed il campo sta iniziando ad emettere le proprie sentenze, che risultano dure e amare per i tifosi del Milan.
Ernesto D'Ambrosio

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